“La componente più debole della domanda in Italia sono le esportazioni”. E’ quanto si legge nel Rapporto di previsione per l’Autunno 2025 ‘Investimenti per muovere l’Italia’, del Centro studi di Confindustria. “Nello scenario Csc, la crescita dell’export di beni e servizi, già molto debole nel 2023-2024, si attesterà su ritmi vicini allo zero nel 2025-2026; in particolare, le vendite di beni sono previste in calo – prosegue l’analisi -. Le importazioni, invece, saranno in aumento e di conseguenza l’export netto offrirà un contributo molto negativo alla variazione del Pil. Il profilo dell’export è rivisto significativamente al ribasso rispetto al rapporto di aprile, a causa del balzo delle barriere tariffarie Usa sui prodotti europei e dell’inasprirsi delle tensioni geopolitiche mondiali. L’export italiano di beni, inoltre, perde terreno anche rispetto al commercio mondiale, perché è ancora debole la domanda in Europa (principale destinazione dei prodotti italiani) e perché l’euro forte penalizza la competitività dei prodotti di tutta l’Eurozona. Le prospettive non sono buone, visto che l’attività industriale europea è attesa risalire solo gradualmente e i freni protezionistici e geopolitici appaiono duraturi. In positivo, la ratifica dell’accordo Ue-Mercosur aprirebbe importanti mercati di sbocco, a parziale compensazione delle barriere sul mercato Usa”.
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