Calano export e fatturato imprese italiane: peggiora sentiment economico eurozona

Domani usciranno i dati del Pil italiano, tedesco ed europeo nel primo trimestre. Le stime indicano un +0,1% trimestrale per tutti, il che allontana la recessione ma conferma la stagnazione. Le aspettative del mercato vedono infatti una crescita annuale di appena lo 0,2% annuale nell’eurozona e un +0,4% anno su anno nel nostro Paese. Pesano le tensioni geopolitiche internazionali, il caro-petrolio e i tassi che restano al 4,5% sui massimi da una ventina d’anni.

Per quanto riguarda l’Italia, il Real Time Turnover (Rtt) Index del Centro Studi di Confindustria indica a marzo “una forte flessione del fatturato a prezzi costanti delle imprese, pari a -4,4% (che segue il -0,8% a febbraio)“. L’indice Rtt suggerisce, quindi, che il 1° trimestre del 2024 è risultato in flessione per il totale economia. Nei servizi si registra un calo mensile (-3,2%), dopo vari mesi di aumento. A marzo si è avuta una ulteriore forte flessione di Rtt nell’industria, -5,6%, dopo quella lieve di febbraio. Questa nuova flessione, insieme al calo delle scorte Istat, suggerisce una riduzione della produzione. Nelle costruzioni, viceversa, l’Rtt a marzo mostra un calo in attenuazione (-2,0%), dopo quelli molto marcati dei primi due mesi del 2024, tutti legati alla scadenza degli incentivi. L’indicatore del Centro studi di Confindustria registra un calo molto forte per il Nord-Ovest (-8,7% a marzo), meno ampio per il Nord-Est (-3,0%). La flessione è forte anche al Centro (-3,9%) e al Sud l’Rtt indica un calo comunque significativo (-1,6%). Grande calo, in particolare, per le piccole imprese (-6,5%) che quasi annulla il balzo di febbraio (+7,2%), sia per le medie imprese (-3,6%) che per quelle grandi (-13,3%).

Altro dato sconfortante, secondo l’Istat, è quello del commercio estero con i Paesi extra Ue: -4,5% mensile a marzo. In generale nel primo trimestre 2024, rispetto al precedente, l’export diminuisce dello 0,9%; la riduzione riguarda tutti i raggruppamenti, a eccezione di beni di consumo durevoli (+12,7%). Nello stesso periodo, l’import registra una flessione del 6,1%, cui contribuisce in misura rilevante la contrazione degli acquisti di energia (-17%). Il saldo commerciale con i paesi extra Ue27 è comunque positivo e pari a +5,603 miliardi (+4,161 nello stesso mese del 2023) e il deficit energetico (-4,012 miliardi) è inferiore rispetto a un anno prima (-6.282 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, seppur ampio, tuttavia si riduce da 10,444 miliardi di marzo 2023 a 9,615 miliardi di marzo 2024.

La condizione di debolezza è ovviamente diffusa in tutta l’eurozona e sembra destinata a rimanere, come conferma l’indicatore del sentiment economico della Commissione Europea, sceso a 95,6 ad aprile da 96,2 di marzo. La fiducia industriale (-1,6) è diminuita significativamente. Le scorte sono leggermente aumentate e la valutazione del portafoglio ordini è fortemente peggiorata, il che significa che il settore manifatturiero potrebbe registrare ancora alcuni mesi di attività moderata. Anche se l’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente ha influito negativamente sulla valutazione, la situazione complessiva del settore manifatturiero resta piuttosto negativa. L’utilizzo della capacità (78,9%) è sceso al livello più basso dal 2020. La fiducia è scesa anche nel settore del commercio al dettaglio (-0,8), delle costruzioni (-0,4) e dei servizi (-0,4). Tuttavia, l’utilizzo della capacità nel settore dei servizi è aumentato al 90,2% dall’89,9% del primo trimestre, un valore nettamente superiore alla media a lungo termine (89%). Così, “mentre il primo trimestre ha probabilmente visto una crescita contenuta del Pil dopo due trimestri di contrazione del Pil, il secondo trimestre è iniziato su una base più debole”, sottolineano gli analisti di Ing.

Chiara Troiano

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