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Carbon Tax alle frontiere, c’è l’accordo in Consiglio Ue

Stop a beni realizzati con procedimenti industriali ad elevate emissioni di gas a effetto serra, in particolare la CO2. Il Consiglio dell’UE ha trovato un accordo politico di massima per introdurre il Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (noto con l’acronimo CBAM), uno degli elementi chiave del ‘Fit for 55’, l’insieme delle politiche per la sostenibilità. Lo speciale meccanismo intende imporre su cemento, alluminio, fertilizzanti, produzione di energia elettrica, ferro e acciaio, tasse sulle emissioni di carbonio. I produttori dovranno dimostrare che la realizzazione dei prodotti è avvenuta attraverso processi industriali rispettosi dell’ambiente, o saranno soggetti a balzelli europei.
La strategia mira a tradurre in pratica l’impegno per il contrasto ai cambiamenti climatici da una parte, e garantire competitività dell’industria europea dall’altra. L’Ue si è posta degli obiettivi verdi che altri Paesi membri al momento non hanno, e le importazioni di prodotti clima-impattanti rischia di vanificare gli sforzi a dodici stelle per un nuovo modello green.
Italia, Francia, Germania, Spagna, Belgio, Danimarca, Finlandia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Svezia, Romania, Malta (ma condizionato al rispetto della natura socio-geografica dei Paesi) le delegazioni che si sono espresse pubblicamente a favore dell’introduzione di una nuova ‘carbon tax’. Ma nel complesso, si è registrata “una larga maggioranza”, afferma al termine dei lavori del consiglio Ecofin Bruno Le Maire, ministro delle Finanze della Francia, governo con la presidenza di turno del Consiglio Ue.
Rispetto alla proposta originale della Commissione del luglio 2021, il Consiglio ha optato per una maggiore centralizzazione della governance di questo meccanismo, così da garantire una maggiore efficienza. Ad esempio, il nuovo registro dei dichiaranti CBAM (importatori) deve essere centralizzato a livello dell’UE e non lasciato ai singoli governi. Il Consiglio prevede inoltre una soglia minima che esenta dagli obblighi CBAM le spedizioni di valore inferiore a 150 euro.
Ora si dovrà lavorare a livello tecnico per risolvere le questioni ancora oggetto di accordo. L’intesa, da cercare nei formati ministeriali competenti, riguarda le risorse proprie. Si tratta dei proventi derivanti dalla tassa (i ricavi della vendita di certificati CBAM), il regime transitorio di quote di emissioni gratuite, e la dimensione internazionale. Si vuole maggiore cooperazione internazionale con i paesi terzi, anche attraverso l’istituzione, parallelamente al CBAM, di un club climatico in cui le politiche di determinazione dei prezzi del carbonio possono essere discusse e incoraggiate. La Germania, con la presidenza di turno del G7, si impegna a sollevare la questione tra i Grandi 7.

Vittorio Oreggia

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