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Con Berlusconi l’idea delle prime smart city: Milano 2 e Milano 3

Silvio Berlusconi è stato il precursore di quelle che oggi chiameremo smart city, ovvero centri urbani verdi e sostenibili, dove la mobilità è a misura d’uomo. Milano 2 e poi Milano 3 rappresentano un’idea di città che ha permesso al capoluogo lombardo di dar vita a nuovi quartieri in linea con le altre capitali europee.

Nel settembre del 1968 l’imprenditore edile Berlusconi acquistò un terreno di 712.000 mq, nel comune di Segrate, alle porte di Milano, dal valore di circa 3 miliardi di vecchie lire dal Conte Leonardo Bonzi. Lo slogan per vendere gli appartamenti è quanto mai moderno, come si legge in un vecchio articolo del Corriere della Sera: ‘Milano 2, la città dei numeri uno’. Il progetto immobiliare è degli architetti Ragazzi, Marvelli, D’Adamo, Possa ed Hoffer ed è composto oggi da 28 residenze (per un totale di 2500 appartamenti), 5 con dei negozi al piano terra, 4 torri da 12 piani con giardini su ogni piano e una piscina sul tetto e 19 disposte a ferro di cavallo. L’idea deriva dai modelli urbani olandesi degli anni ’70, ovvero percorsi separati per pedoni, biciclette e automobili. Queste ultime sono collocate ad un livello inferiore rispetto all’area urbana, così da limitare l’impatto del traffico sul quartiere. E accessibilità ai luoghi pubblici per i disabili. Luoghi pubblici realizzati per garantire la vivibilità del quartiere ai nuovi residenti: scuole, chiese, centri sportivi, centro direzionale, parchi, orti pubblici e vigilanza di sicurezza. Il tutto immerso nel verde. I lavori furono ultimati nel 1979.

Chi gira per Milano 2 trova, a distanza di oltre 50 anni dalla sua fondazione, ancora gli stessi paesaggi che ispirano il progetto iniziale. L’85% della superficie è costituita da aree verdi, motivo per il quale la cura e la manutenzione sono affidati ad un agronomo fitopatologo e ad una ditta specializzata, secondo le direttive del ‘Comprensorio’. Il rapporto tra verde e paesaggio rappresenta un ruolo determinante dell’immagine del quartiere composto di prati, di collinette, di pendii, di scarpate e di specchi d’acqua in cui sono inserite oltre 5000 piante ad alto fusto, piante erbacee, cespugli, siepi e fiori. Oltre che per la sua fondazione, la storia di Milano 2 si intreccia a quella imprenditoriale di Berlusconi. Infatti, per evitare di compromettere l’estetica del quartiere con antiestetiche antenne televisive, tutti gli appartamenti furono dotati di un impianto tv via cavo.

Nel 1974 da Palazzo dei Cigni di Milano 2 iniziarono anche le prime trasmissioni via cavo dell’emittente Telemilanocavo, di proprietà dell’editore Giacomo Properzi, che trasmetteva ai residenti film, notiziari e le attività che si svolgevano nel quartiere. Qualche anno più tardi la tv cominciò a trasmettere via etere e fu ceduta a Berlusconi con il nome di Telemilano, poi diventata Canale5, la prima televisione privata con diffusione nazionale. Storia simile a quella di Milano 2 è quella di Milano 3, a sud del capoluogo lombardo. Progettata dopo la metà degli anni ’70 fu realizzata dalla società Italcantieri del gruppo Edilnord (poi divenuta Cantieri Riuniti Milanesi) fra il 1980 e il 1991 sulla base dell’esperienza appunto di Milano 2, Milano 3 segue l’onda di un’esigenza europea di sfuggire alla congestione dei centri urbani sovraffollati senza tuttavia allontanarsi troppo dai centri nevralgici delle attività produttive (è infatti a 2 km dalla tangenziale ovest). L’impianto originario del parco, già nello stadio iniziale, era ideato, per specie selezionate d’essenze, alberi e arbusti, con il criterio di ottenere con il passare degli anni, una vera città giardino. L’area è vasta 155 ettari, l’85% dei quali è mantenuto a verde e giochi, il 10% coperto da abitazioni e il 5% da strade divise fra carrozzabili e ciclabili/pedonali, che grazie a numerosi ponti non si incrociano mai. I residenti oggi sono circa 8000 e ogni abitanti può contare su 80 metri quadrati di verde.

Valentina Innocente

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