Crisi alimentare, Mediterraneo fa quadrato: È rischio mondiale

La crisi alimentare causata dal blocco del grano dovuto all’invasione russa in Ucraina rischia di finire fuori controllo. Addirittura “di degenerare in crisi mondiale“, avverte il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che alla Farnesina ha presieduto il primo Dialogo ministeriale Mediterraneo assieme a Germania e Turchia. Se le navi rimarranno attraccate nei porti ucraini con le tonnellate di materie prime impossibilitate a partire ci potranno essere “conseguenze ancora più devastanti“, come “nuove guerre“. Ecco perché serve un’inversione di rotta. Alla discussioni sulle possibili soluzioni hanno contribuito il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, e in collegamento i ministri dei 24 Paesi dell’area del Mediterraneo, oltre ai rappresentanti di 7 organizzazioni internazionali interessate.

Entro la fine di giugno intendiamo condividere con voi un documento tecnico di follow up, preparato insieme alla Fao, in consultazione con i co-presidenti e con le organizzazioni internazionali che desiderano prendere parte a questa iniziativa“, spiega Di Maio in apertura dei lavori. Questo documento “identificherà le aree di collaborazione e individuerà azioni concrete” per risolvere la crisi del cibo. L’elemento condiviso tra tutti i partecipanti è che occorre fare presto, perché “bloccare le esportazioni del grano significa condannare a morte milioni di bambini, donne e uomini“, ammonisce il responsabile della diplomazia italiana. Ricordando che “l’insicurezza alimentare è diventata un problema globale“. Così come è urgente trovare una soluzione a perdite e sprechi: “Sono un problema molto serio” che riguarda “dal 16% al 20% della produzione alimentare“, ovvero “decine di milioni di tonnellate di cibo nella regione mediterranea ogni anno“.

Serve una cooperazione sempre più stretta, spiega il direttore generale della Fao, Qu Dongyu: “Dobbiamo risolvere i problemi insieme, attraverso la solidarietà internazionale e questo vale per il governo italiano, per la comunità internazionale e, soprattutto, la comunità delle Nazioni Unite“. Anche in questa fase storica, in cui il conflitto aumenta esponenzialmente le incertezze. Ma dobbiamo “utilizzare questa crisi come un richiamo a intraprendere una svolta immediata, ma anche a livello di medio lungo termine”, sostiene Dongyu. Per questo “abbiamo bisogno di agire per reperire cibo, per produrre meglio, per produrre di più e per rendere più aperti i mercati globali alimentari – continua -. Quindi, in qualche modo snellire la logistica, renderla più efficiente, rendere le derrate alimentari più accessibili a coloro che ne hanno più bisogno“. Servono “sistemi alimentari, c’è molto spazio per migliorare, anche in Italia e in Europa, per migliorare lo sfruttamento del suolo, l’efficientamento delle reti idriche e migliorare la filiera delle forniture, la filiera della produzione agroalimentare. Dobbiamo trovare delle soluzioni, dobbiamo puntare sulla ricerca e sullo sviluppo“. Le lancette scorrono veloci, urgono risposte. E possibilmente una tregua alle armi, che consenta di bloccare la crisi alimentare prima che sia troppo tardi.

dario.borriello

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