Decine di milioni di bambini sfollati e traumatizzati dai disastri climatici

Inondazioni, tempeste, siccità… i disastri alimentati dai cambiamenti climatici hanno causato 43,1 milioni di sfollati tra il 2016 e il 2021. E questa è solo “la punta dell’iceberg”, avverte l’Unicef, criticando la mancanza di attenzione nei confronti di queste vittime “invisibili”.
Nell’ultimo rapporto l’agenzia Onu racconta il trauma di Juana, che nel 2020 aveva 9 anni quando la città in cui viveva in Guatemala fu sommersa dalle acque in seguito agli uragani Eta e Iota. E la storia delle giovani sorelle Mia e Maia che hanno visto la loro casa mobile distrutta dalle fiamme in California.

Abbiamo portato le nostre cose in autostrada, dove abbiamo vissuto per settimane”, racconta Abdul Azim, un bambino sudanese il cui villaggio è stato inondato nell’agosto 2022 e poteva essere raggiunto solo in barca.

Le statistiche sugli sfollamenti interni legati ai disastri climatici non tengono generalmente conto dell’età, ma l’Unicef sta lavorando con il Centro per disaggregare i dati e garantire che i bambini non siano più “invisibili”.

Tra il 2016 e il 2021, quattro tipi di disastri climatici (inondazioni, tempeste, siccità e incendi), la cui frequenza e intensità stanno aumentando con il riscaldamento globale, hanno causato lo sfollamento di 43,1 milioni di bambini in 44 Paesi; nel 95% dei casi, la ‘colpa’ è stata di inondazioni e tempeste. “Si tratta dell’equivalente di circa 20.000 spostamenti di bambini al giorno”, spiega Laura Healy, una delle autrici, sottolineando che questi minori sono esposti a molteplici rischi, dalla possibile separazione dalle loro famiglie alle reti di traffico di bambini.

I dati, però, sottovalutano “radicalmente” gli spostamenti legati alla siccità, che avvengono più lentamente e sono quindi più difficili da monitorare. “Questa è solo la punta dell’iceberg, sulla base dei dati disponibili. La realtà è che con l’impatto dei cambiamenti climatici e un migliore monitoraggio degli spostamenti per gli eventi meteorologici di più lenta insorgenza, il numero di bambini sradicati sarà molto maggiore”, insiste Laura Healy.

Le inondazioni legate esclusivamente allo straripamento dei fiumi potrebbero causare lo sradicamento di 96 milioni di bambini nei prossimi 30 anni, i venti ciclonici 10,3 milioni e la sommersione marina legata alle tempeste 7,2 milioni. Queste cifre non includono le evacuazioni preventive.

“Per coloro che sono costretti a fuggire, la paura e le ripercussioni di tali disastri possono essere particolarmente devastanti, con la preoccupazione di sapere se saranno mai in grado di tornare a casa o a scuola, o se saranno costretti a ripartire”, dice Catherine Russell, responsabile dell’Unicef.

L’organizzazione chiede ai leader mondiali di affrontare questo problema alla conferenza sul clima COP28 che si terrà a Dubai tra poche settimane. Sebbene il crescente impatto del cambiamento climatico sia avvertito ovunque, il rapporto punta il dito su alcune aree particolarmente vulnerabili. Filippine, India e Cina sono i Paesi più colpiti in termini assoluti (quasi 23 milioni di bambini sfollati in 6 anni), a causa delle loro popolazioni molto numerose, della loro posizione geografica e dei loro piani di evacuazione preventiva.
Ma se guardiamo alla percentuale di bambini sfollati, l’immagine evidenzia la vulnerabilità dell’Africa e delle isole minori. La Dominica ha visto sfollare il 76% dei suoi bambini in 6 anni, Cuba e Saint-Martin più del 30%, Vanuatu il 25%, le Filippine il 23%.

Elena Fois

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