Stockshot on Circular economy: sustainable textile strategy - Bag factory using technical fabrics from industry
(Photo copryright: European Union 2022 – Source: EP)
Ogni anno, nell’Unione europea si generano 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, di cui 5,2 provengono soltanto da abbigliamento e le calzature, equivalenti a 12 kg a persona. E la stima è che meno dell’1% di tutti i tessili a livello mondiale venga riciclato in nuovi prodotti, mentre il resto è spesso incenerito o collocato in discarica.
Nel 2022 i cittadini dei 27 paesi dell’Ue hanno consumato in media 19 kg di abbigliamento, calzature e tessili per la casa, rispetto ai 17 kg del 2019, collocando questa categoria tra le prime cinque di consumo domestico per pressione ambientale e climatica nel Vecchio continente. Le conseguenze riguardano l’inquinamento atmosferico, l’uso di sostanze chimiche, l’inquinamento da microplastiche derivanti dalla produzione, dall’uso e dal lavaggio dei tessuti, nonché le pressioni causate dalla gestione dei tessuti che finiscono per essere scartati.
Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari. Un unico carico di bucato di abbigliamento in poliestere può comportare il rilascio di 700.000 fibre di microplastica che possono finire nella catena alimentare.
DISCARICHE A CIELO APERTO. Parte della responsabilità di questa situazione è dovuta al fast fashion, che garantisce una disponibilità costante di nuovi prodotti a prezzi molto bassi, di scarsa qualità e, molto spesso, attraverso una forza lavoro basata sullo sfruttamento, anche minorile. Capi provenienti di frequente dall’Asia e che lì ritornano una volta che non vengono più utilizzati. Dal 2000, l’ esportazione europea di tessili usati è quasi triplicata, passando da poco più di 550.000 tonnellate nel 2000 a 1,4 milioni di tonnellate nel 2019. Da allora, il volume è rimasto relativamente costante, con 1,4 milioni di tonnellate esportate nel 2023. Ma dove finisce tutto questo materiale? Spesso all’estero, nelle celebri discariche a cielo aperto nei Paesi a basso reddito, in particolare in Africa (con Ghana e Kenya in cima alla classifica) e Asia.
LA SITUAZIONE ITALIANA. Dal primo gennaio 2025 tutti i Paesi dell’Unione europea hanno l’obbligo di adottare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili; in Italia questo obbligo, rivolto ai Comuni, è già entrato in vigore dall’1 gennaio 2022, con tre anni di anticipo. Nel corso degli ultimi 12 mesi, il 66% degli italiani ha dichiarato di aver dismesso almeno un capo di abbigliamento, il 57% un paio di scarpe, e il 51% tessuti danneggiati, come gli stracci, secondo quanto emerge dai dati dell’Osservatorio realizzato da Ipsos per Erion Textiles, consorzio no-profit del Sistema Erion, il più importante Sistema italiano di Responsabilità Estesa del Produttore, dedicato alla gestione dei rifiuti di prodotti tessili. Secondo i dati relativi al 2022 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sono 160mila le tonnellate di rifiuti tessili prodotti in Italia (circa 500 milioni di vestiti), per una media di circa 2,7 kg per abitante, e rappresentano un trend in crescita costante.
FATTURATO EUROPEO DA 170 MILIARDI DI EURO. Nel 2023, il settore tessile e dell’abbigliamento dell’Unione europea ha registrato un fatturato di 170 miliardi di euro, impiegando circa 1,3 milioni di persone in 197.000 aziende (Euratex, 2024). Dopo un temporaneo calo dei volumi di produzione nel 2020, ha nuovamente raggiunto i livelli pre-pandemici nel 2022 (ETC CE, 2025a). La produzione europea è specializzata principalmente nei tessuti tecnici e in abbigliamento e calzature di alto valore. Per quanto riguarda le esportazioni, nel 2022 sono state esportate 4,0 milioni di tonnellate di tessuti finiti, per un valore di 73 miliardi di euro.
LA STRATEGIA EUROPEA. La strategia tessile dell’Ue mira a ridurre questi impatti e a rendere i prodotti tessili più circolari e sostenibili fin dalla progettazione. Per il suo successo, è necessario un cambiamento sistemico nel sistema tessile , passando alla produzione di beni più circolari e di qualità superiore, che abbiano un valore d’uso più duraturo e possano essere più facilmente riutilizzati, riparati o riciclati. Il nuovo modulo sui tessili del Circularity Metrics Lab dell’Agenzia europea dell’ambiente sta monitorando questi progressi. All’inizio di settembre il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo a nuove misure per prevenire e ridurre i rifiuti alimentari e tessili in tutta l’Ue, che sono entrate in vigore il 16 ottobre. La revisione della legislazione introduce obiettivi da raggiungere a livello nazionale entro il 31 dicembre 2030. I paesi dell’Ue avranno ora 20 mesi di tempo per recepire le norme nella loro legislazione nazionale. Le microimprese beneficeranno di 12 mesi in più per conformarsi.
IL TESSILE A ECOMONDO. Il tessile sarà uno degli argomenti chiave di Ecomondo, che si apre a Rimini il 4 novembre. Numerosi gli incontri e i workshop previsti.
Secondo l'ultimo aggiornamento della Commissione Ue, tra gennaio e ottobre 2025 il valore delle esportazioni…
Secondo l'ultimo aggiornamento della Commissione Ue, tra gennaio e ottobre 2025 il valore delle esportazioni…
"Restiamo in coordinamento con i nostri Stati membri sui loro eventuali contatti bilaterali" con la…
"Restiamo in coordinamento con i nostri Stati membri sui loro eventuali contatti bilaterali" con la…
Il surplus commerciale agroalimentare dell'Ue è aumentato notevolmente nell'ottobre 2025, raggiungendo i 6,4 miliardi di…
Il surplus commerciale agroalimentare dell'Ue è aumentato notevolmente nell'ottobre 2025, raggiungendo i 6,4 miliardi di…