Dal nichel al litio: continua caduta prezzi dei metalli preferiti per l’auto elettrica

Litio al livello più basso degli ultimi due anni, cobalto al punto più basso in quattro anni, nichel al minimo da tre anni, così come il rame. I metalli e le materie prime necessarie per le auto elettriche, segnalate in alcuni casi come carenti nel futuro, in realtà stanno inanellando ribassi su ribassi nei mercati.

L’aumento dell’offerta, principalmente guidato dalla riapertura delle economie in Cina e Australia, ha innescato un flusso di nuove forniture sul mercato. Tuttavia, questa crescita dell’offerta non è stata accompagnata da una domanda proporzionalmente robusta, a causa di una serie di fattori economici globali, tra cui la crescita economica più lenta del previsto nella stessa Cina e una domanda inferiore alle attese di auto elettriche, nonché l’aumento dei tassi di interesse. Questi fattori hanno creato un surplus di metalli per batterie sul mercato, portando a una diminuzione dei prezzi.

Secondo i dati di Benchmark Mineral Intelligence, quest’anno il prezzo del carbonato di litio, una materia prima utilizzata nelle batterie, è sceso del 70%, quello del cobalto del 25%, mentre il nichel ha perso oltre il 40% al London Metal Exchange.

Per Fastmarkets, nel 2023 sono state aperte più di 20 miniere di litio. I minatori stanno inoltre espandendo la produzione con un obiettivo di lungo termine perché le nuove miniere impiegano in media dai 10 ai 15 anni per entrare in funzione. “Pre-Covid c’erano problemi di approvvigionamento”, ha affermato Kwasi Ampofo, responsabile dei metalli e dell’estrazione mineraria presso Bloomberg NEF al Wall Street Journal. I produttori in Cina e Australia hanno aumentato le loro forniture con la riapertura delle economie, ma la domanda non ha tenuto il passo. “Non siamo usciti dal Covid col botto come previsto”, ha aggiunto. E si prevede che l’offerta di tutti e tre i metalli per batterie supererà la domanda nel prossimo anno. “Le prospettive sono piuttosto ribassiste”, ha aggiunto Ampofo.

Uno dei fattori chiave del crollo del nichel è stata l’impennata dell’offerta dall’Indonesia, da quando il governo ha imposto un divieto permanente sulle esportazioni di minerale di nichel nel gennaio 2020, nel tentativo di attirare investitori stranieri, incoraggiare la lavorazione interna e l’ulteriore utilizzo a valle delle sue materie prime. Il divieto ha indotto gli investitori stranieri, soprattutto dalla Cina, a costruire fonderie locali e ha contribuito ad aumentare il valore delle esportazioni indonesiane. Così la produzione indonesiana di nichel è cresciuta di oltre due volte e mezzo in soli tre anni. Ciò ha già costretto diverse miniere a chiudere, ad esempio in Australia, interessando colossi come il gruppo Bhp o Glencore.

La riduzione dei margini potrebbe portare anche a una riduzione degli investimenti in nuove fonti di materie prime, complicando ulteriormente la catena di approvvigionamento a lungo termine. C’è però ovviamente un aspetto positivo. Si prevede che i prezzi delle batterie scenderanno ulteriormente nel 2024, a 133 dollari per kilowattora, dopo essere scesi a 139 dollari per kWh lo scorso anno da 161 dollari per kWh nel 2022, secondo Bloomberg NEF. Livelli nettamente inferiori ai 780 dollari per kWh di dieci anni fa.

mariaelena.ribezzo

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