Auto, mercato elettriche vola: leadership Byd, in picchiata Tesla

Nonostante le difficoltà generalizzate del mercato auto, il segmento delle elettrificate sembra vivere il suo momento d’oro. Da gennaio a maggio 2025, le consegne globali di veicoli a batteria e ibridi (auto e mezzi commerciali) sono balzate a 7,520 milioni di unità, con una crescita del 32,4% su base annua e +42,8% rispetto al 2017. Byd mantiene la sua leadership globale, davanti ai marchi della rivale cinese Geely e a Tesla.

Secondo l’ultima analisi di Sne Research, in particolare, i marchi legati a Byd hanno venduto 1,586 milioni di unità nei primi 5 mesi dell’anno, con un aumento del 34,8% su base annua. Il colosso cinese punta a vendere circa 6 milioni di unità di Bev e ibridi plug in quest’anno e sembra aver reagito meglio di altri ai cambiamenti nelle politiche tariffarie e in materia di sussidi, costruendo linee di produzione locali o espandendole in Europa (Ungheria e Turchia) e nel Sud-est asiatico (Thailandia, Indonesia e Cambogia). “Grazie a prezzi competitivi e alla tecnologia di base – spiegano gli analisti di Sne – Byd ha continuato a migliorare la notorietà del marchio e a diversificare il suo portafoglio prodotti in vari segmenti, dai micro veicoli elettrici ai veicoli commerciali, per rafforzare la sua competitività nell’ecosistema complessivo dei veicoli elettrici. Tuttavia, sono emerse preoccupazioni sulla sua solvibilità finanziaria, poiché il gruppo si è recentemente espansa in modo un po’ troppo rapido, con conseguente aumento del debito. In questo contesto, il settore sta prestando attenzione a come l’aggressività e gli investimenti audaci di Byd influenzeranno la sua futura redditività e quota di mercato”.

Crescita a doppia cifra anche per il gruppo Geely (+77,3% annuale da gennaio a maggio), a circa 793.000 unità, grazie soprattutto al successo del modello Star Wish. I suoi marchi premium Zeekr, Galaxy (dedicato all’ibrido), e Lynk & Co puntano al mercato globale e si rivolgono a diverse fasce di clientela. In particolare, spiega Sne Research, Geely sta lavorando attivamente per convertire i veicoli a combustione interna in veicoli elettrici, sviluppando tecnologie proprietarie per batterie, sistemi elettronici e software, oltre a rafforzare le proprie capacità produttive. “Queste strategie di integrazione verticale e sviluppo interno della tecnologia sono considerate fattori chiave per promuovere la competitività di Geely, il che fa prevedere un’elevata probabilità di espansione della sua presenza sul mercato globale”, spiega l’analisi.

Continua invece il momento nero di Tesla: nonostante rimanga al terzo posto globale per vendite (esclusivamente Bev) il calo è stato del 16% su base annua, vendendo circa 537.000 unità: tra le cause, il calo rilevato da Model Y e Model 3 e l’attivismo politico di Elon Musk (ridotto nelle ultime settimane e addirittura in aperto contrasto con il presidente Usa, Donald Trump), con possibili ripercussioni negative sul marchio e sulla sua affidabilità. In particolare, le vendite globali della Model Y si sono ridotte del 22,8% (da 421.000 a 325.000 unità), aggravando il peso sull’intero marchio. In Europa le vendite sono diminuite del 34,3%, registrando 79.000 unità, mentre in Nord America le vendite sono diminuite del 13,8%, a 218.000 unità.

Meno accentuata la frenata in in Cina, -7,8% a 202.000 unità. In Europa, calo a due cifre sia per la Model Y (-38,1%) sia per la Model 3 (-25,4%), mentre in Nord America le vendite di Model Y sono diminuite del 16,6%, mostrando un evidente rallentamento. In Cina, le vendite della Model 3 sono invece aumentate del 43,8%, mentre la Model Y ha registrato un -24%. Tesla sembra perdere il suo vantaggio competitivo anche nel segmento premium, spiegano gli analisti di Sne Research: le vendite globali di modelli di punta come la Model S e la Model X sono diminuite rispettivamente del 66,1% e del 43,4%. “Affinché Tesla possa aspettarsi una ripresa delle vendite in futuro, sarà necessario per Musk e i suoi manager elaborare misure per mitigare i rischi derivanti dall’immagine del marchio compromessa”, spiega lo studio. Su base geografica, da gennaio a maggio 2025 il mercato globale dei veicoli elettrici ha mostrato andamenti diversi a seconda delle politiche correlate e delle strutture della domanda in ciascun Paese.

In Cina, che rappresenta la quota maggiore (62,7%) del mercato globale, sono state vendute complessivamente 4,718 milioni di unità di veicoli elettrici, con un aumento del 39,2% su base annua. Concentrandosi sulle grandi città cinesi, la domanda di veicoli elettrici entry-level è aumentata e l’elettrificazione dei veicoli elettrici commerciali è aumentata. In Europa, sono stati venduti complessivamente 1,538 milioni di veicoli elettrici, con una crescita del 27,9% su base annua, e la quota di mercato europea dei veicoli elettrici è leggermente scesa al 20,5%. Sebbene gli indicatori mostrino una continua ripresa, l’aumento complessivo della sensibilità al prezzo ha notevolmente accelerato la crescita delle quote di mercato dei veicoli elettrici cinesi a scapito dei marchi tradizionali. Le case automobilistiche cinesi come Byd, Nio e Xpeng stanno lavorando intensamente per investire in impianti di produzione locali in paesi come Ungheria e Spagna.

A questo proposito, sono emersi conflitti tra la politica dell’Ue, volta a promuovere la produzione locale, e le misure per limitare la penetrazione dei modelli asiatici. Rallentamento conclamato delle elettriche invece nel mercato nordamericano, dove sono state vendute 714.000 unità, con un aumento di solo l’1,4% su base annua e una quota globale di Bev e Phev scesa al 9,5%. “Grazie ai benefici del credito d’imposta previsti dall’Inflation Reduction Act (Ira) statunitense, importanti produttori come GM, Ford e Hyundai Motor Group stanno aumentando la loro quota di produzione locale in Nord America, ma la domanda di veicoli elettrici è stata inferiore alle aspettative – spiega Sne Research -. Dall’insediamento dell’amministrazione Trump, con l’orientamento politico che si sposta verso maggiori tagli fiscali e un allentamento delle normative ambientali, le discussioni a livello federale per ridurre i sussidi ai veicoli elettrici stanno guadagnando slancio. Di conseguenza, le prospettive per la domanda di veicoli elettrici vengono riviste al ribasso e le case automobilistiche stanno iniziando a riallineare le loro strategie, ad esempio tornando a portafogli incentrati sui motori a combustione interna”.

Tesla fa retromarcia: -13,4% vendite in 4 mesi. Un’auto elettrica su 5 nel mondo è Byd

Tra tutti i principali marchi automobilistici dell’elettrico, Tesla è l’unico che tra gennaio e aprile, a livello globale, ha registrato un calo. A due cifre: -13,4% con 422.000 unità consegnate. Un terzo rispetto a Byd: 1 milione 242mila auto consegnate e una crescita del 43,2%. Secondo l’ultimo report di settore di Sne Research, si comportano bene, in generale, tutti i principali marchi cinesi, al momento unici competitors della compagnia di Elon Musk a livello internazionale. Giusto per dare una dimensione, nei primi quattro mesi dell’anno le consegne di veicoli elettrici a batteria (Bev) e ibridi plug in (pur considerando la quota – minoritaria – di veicoli commerciali) sono balzate a 5 milioni e 808mila unità, con un aumento di circa il 34,6% su base annua.

Byd si è classificata al primo posto nella classifica mondiale delle vendite di veicoli elettrici ed è sulla buona strada per raggiungere il target di 6 milioni di unità vendute nell’anno. Secondo l’analisi di Sne Research, il colosso cinese ha risposto “attivamente” ai cambiamenti nelle politiche tariffarie e in materia di sussidi, costruendo linee di produzione locali o espandendole in Europa (Ungheria e Turchia) e nel sud-est asiatico (Thailandia, Indonesia e Cambogia). “Grazie alla sua competitività di prezzo e alla sua tecnologia, Byd ha effettuato una mossa strategica per migliorare la notorietà del suo marchio e rafforzare il vantaggio competitivo nell’intero ecosistema dei veicoli elettrici”, spiegano gli analisti. In pratica oltre un quinto delle vetture elettriche vendute nel periodo era una Byd (21,4% di quota di mercato globale nel segmento Bev-Phev). Ma anche il gruppo Geely (di Hangzhou), al secondo posto in classifica, ha registrato una crescita significativa (+79,4%), vendendo 616.000 unità.

Tesla, al terzo posto della classifica globale di vendite sull’elettrico, ha registrato invece un calo delle vendite del 13,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso a causa di un rallentamento delle vendite di Model 3 e Y. In Europa, le vendite sono diminuite del 34,6% e in Nord America del 9,1%. Nello specifico, nel Vecchio continente, il calo delle vendite è stato causato principalmente dalla sospensione della produzione decisa per lanciare Juniper, la versione rinnovata della Model Y, e dalla carenza di scorte. Tesla aveva pianificato di lanciare un nuovo modello entry-level, ma il programma di produzione è stato ritardato di almeno tre mesi, con la produzione di massa ora prevista per iniziare tra la seconda metà del 2025 e l’inizio del 2026. Inoltre, Tesla sta lavorando al perfezionamento del software di guida autonoma e all’espansione dei suoi servizi in abbonamento per rafforzare il suo modello di ricavi basato sul software. “Tuttavia, l’impegno politico del Ceo Elon Musk ha avuto un impatto negativo sull’immagine del marchio, portando a un calo della fiducia dei consumatori”, spiega Sne Research.

Su base geografica, l’Europa ha registrato una ripresa della crescita, registrando un aumento del 26,2% nelle vendite di veicoli elettrici rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il lancio di nuovi modelli come Renault R5, Stellantis e-C3, Kia EV3 e Hyundai Casper Electric (Inster) sta trainando la ripresa della domanda sul mercato. Il mercato del vecchio continente, non è un mistero, è uno dei più appetibili per i marchi cinesi: Byd sta facendo base in Ungheria, ma anche Nio (da Shanghai) e MG (di proprietà di Saic) e Leapmotor hanno deciso di entrare nel mercato europeo o di espandere la propria presenza. Nel frattempo, l’Ue ha rinviato l’attuazione delle normative sulle emissioni di CO₂ al 2027, con i criteri di conformità modificati per consentire l’utilizzo delle emissioni medie dal 2025 al 2027.

Rallenta invece il mercato nordamericano, che nei primi quattro mesi dell’anno, ha registrato una crescita di appena il 4%, pari al 9,6% della quota di mercato globale. Grazie ai benefici del credito d’imposta previsti dall’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense, importanti produttori come General Motors, Ford e Hyundai stanno aumentando la produzione locale in Nord America. “Tuttavia l’incertezza politica sta aumentando sotto l’amministrazione Trump a causa di potenziali tagli ai sussidi e della revisione di dazi aggiuntivi. Le case automobilistiche sono ora tenute a mantenere un portafoglio bilanciato tra veicoli a motore a combustione interna e veicoli elettrici, insieme a strategie di risposta flessibili”.

Guardando al mercato asiatico (Cina esclusa) la crescita del quadrimestre si è attestata a +37,1% su base annua. Sne research sottolinea ad esempio che il Giappone si sta allontanando dalla sua tradizionale strategia incentrata sull’ibrido, come si evince dalle recenti iniziative di Toyota e Lexus per il lancio di nuovi modelli Bev. L’India si è posta l’obiettivo di raggiungere una quota del 30% di veicoli elettrici entro il 2030 e sta attivamente rinnovando i suoi programmi di sussidi e ampliando le infrastrutture di ricarica. Nel sud-est asiatico, Paesi come Thailandia e Indonesia stanno emergendo come hub chiave per la produzione di veicoli elettrici, con i loro governi che offrono incentivi come agevolazioni fiscali e supporto per attrarre stabilimenti di produzione locali.

auto elettriche

Balzano le ibride a gennaio: in Europa superano la vendita delle auto a benzina

Le immatricolazioni di auto ibride a gennaio 2025 hanno superato quelle dei veicoli a benzina in Europa, rappresentando il 34,9% del mercato (+18,4% su base annua). Lo ha annunciato l’Associazione dei costruttori europei (Acea). I veicoli a benzina hanno iniziato a seguire la strada già intrapresa dal diesel e hanno subito un forte calo nel mese di gennaio (-18,9%), soprattutto in Francia e Germania. I modelli a benzina rappresentano ora il 29,4% del mercato e il diesel, un tempo onnipresente, il 10% (-27% su base annua). Gli ibridi, un po’ più sobri e meno inquinanti dei modelli a benzina e molto meno costosi di quelli elettrici, riprendono così il controllo del mercato europeo dopo averlo dominato per la prima volta per tre mesi, da settembre a novembre 2024. I modelli completamente elettrici sono in forte crescita su base annua (+34%), in particolare in Belgio, Germania e Italia (+126%), ma rimangono stabili rispetto a dicembre 2024, con grandi differenze tra i vari paesi. A livello europeo, le auto elettriche rappresentano ora il 15% delle immatricolazioni, ancora molto lontano dagli obiettivi fissati dalla Commissione Europea per i costruttori, pari al 25% per il 2025 e al 100% nel 2035.

Le vendite del pioniere dell’elettrico Tesla sono dimezzate a gennaio, frenate da un cambiamento in corso nella gamma e anche, potenzialmente, dalle prese di posizione del suo capo Elon Musk al fianco del presidente americano Donald Trump.

“È chiaro che l’Europa deve ancora lavorare per evitare di ristagnare”, spiega la direttrice generale dell’Acea, Sigrid de Vries. L’Associazione chiede un allentamento delle norme europee sulle emissioni di CO2, da cui derivano gli obiettivi di vendita di auto elettriche. “L’Ue deve fare tutto il possibile per rendere il Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica (in corso a Bruxelles, ndr) un successo, consentire una transizione efficace verso una mobilità a emissioni zero preservando al contempo la nostra competitività globale”, spiega Sigrid de Vries.

Il successo delle auto ibride ha già portato benefici nel 2024 al gruppo Toyota, pioniere di questa tecnologia, che rimane a un alto livello di vendite nonostante un leggero calo a gennaio (-4,9%). Ne beneficia anche Renault (+5%), che raggiunge il 10,9% di quota di mercato. Considerando tutti i tipi di alimentazione, il mese di gennaio 2025 non smentisce un 2024 che è rimasto molto debole, con un mercato che non è mai tornato ai volumi precedenti l’epidemia di Covid. Le vendite sono diminuite del 2,6% nel mese di gennaio rispetto a gennaio 2024. I principali mercati europei (Germania, Francia, Italia) hanno registrato un calo, mentre la Spagna ha segnato una leggera ripresa.

Il gruppo Stellantis ha subito un forte calo, con un -17,9% su base annua. Ma il gruppo sottolinea che le cose stanno andando meglio dopo un difficile 2024 e l’addio dell’amministratore delegato Carlos Tavares. Stellantis è tornata al 17,1% di quota di mercato, la sua migliore performance dal giugno 2024, come spiega Luca Napolitano, responsabile delle vendite europee di Stellantis. Tuttavia, rimane molto indietro rispetto al leader di mercato Volkswagen, che continua a crescere (+5,6% a gennaio per il 27,7% del mercato), compensando i cali dei suoi marchi Skoda o Audi con un aumento per il suo marchio principale VW e per i modelli sportivi di Cupra.

Auto elettrica

Byd, Tesla, Volkswagen e Stellantis nel mirino dell’Antitrust sulle auto elettriche

Byd, Tesla, Volkswagen e Stellantis sono finite nel mirino dell’Antitrust per possibili pratiche commerciali scorrette. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato quattro istruttorie che riguardano le informazioni fornite ai consumatori sulla autonomia di percorrenza chilometrica dei veicoli elettrici, sulla perdita di capacità della batteria e sulle informazioni relative alle limitazioni di operabilità della garanzia convenzionale sulle batterie, “in possibile violazione del Codice del consumo”. Giovedì i funzionari dell’Autorità hanno svolto un’ispezione presso le sedi delle quattro società coinvolte con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

“In particolare, gli operatori, sui relativi siti internet, avrebbero fornito informazioni generiche – e talvolta contraddittorie – sull’autonomia di percorrenza chilometrica dei veicoli elettrici commercializzati, senza chiarire quali siano i fattori che incidono sul chilometraggio massimo pubblicizzato e a quanto ammonti questa incidenza sul chilometraggio effettivo”, afferma l’Antitrust.

Inoltre, gli operatori, sempre sui propri siti web, “non avrebbero indicato al consumatore in maniera chiara e completa le informazioni sulla perdita di capacità delle batterie che deriva dall’uso normale delle vetture, né le condizioni/limitazioni applicate alla garanzia convenzionale sulle batterie”. 

Stellantis, conferma di “aver collaborato pienamente ieri con il personale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, presente a Torino insieme al personale del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, e di aver fornito le risposte, le informazioni e le documentazioni necessarie in merito all’oggetto dell’indagine”. Stellantis Europe S.p.A., spiega il gruppo in una nota, “è convinta di aver fornito risposte adeguate, precise ed esaustive alle domande poste dai funzionari presenti a Torino e continuerà a collaborare per approfondire ogni ulteriore aspetto rilevante relativo all’oggetto dell’indagine. Stellantis pone al centro di tutte le proprie attività le esigenze e la soddisfazione dei propri clienti e ritiene che l’istruttoria in corso potrà confermare tale circostanza”.

Per il Codacons in tema di auto elettriche, ricariche, autonomia delle batterie e chilometri percorribili “le informazioni rilasciate ai consumatori sono troppo spesso poco trasparenti se non addirittura ingannevoli. Indicazioni errate o poco chiare su aspetti che sono alla base delle scelte d’acquisto dei consumatori alterano le decisioni dei consumatori creando un danno economico evidente”. “Per tale motivo riteniamo fondamentale l’indagine avviata dall’Antitrust e, se saranno accertati illeciti e irregolarità, siamo pronti ad avviare azioni risarcitorie in favore di tutti i proprietari dei veicoli coinvolti, spinti all’acquisto delle auto elettriche sulla base di informazioni non veritiere”, conclude il Codacons.

“L’autonomia di percorrenza chilometrica che viene indicata ai consumatori deve essere reale, così come i tempi di ricarica, che variano moltissimo a seconda della potenza dell’infrastruttura di ricarica” dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

auto elettrica

La Norvegia è sempre più green: elettrico il 96% delle nuove auto immatricolate a gennaio

Quasi il 96% delle immatricolazioni di auto nuove in Norvegia a gennaio è rappresentato da veicoli elettrici. Un dato che avvicina sempre di più il Paese scandinavo all’obiettivo di vendere solo auto a emissioni zero a partire da quest’anno. Secondo il Consiglio per l’informazione sul traffico stradale (OFV), le auto completamente elettriche hanno rappresentato il 95,8% delle vendite di utilitarie nuove nel regno il mese scorso. Se si includono i modelli ibridi plug-in, la quota di veicoli elettrificati è stata del 96,8%. Dei 50 modelli più venduti, solo due sono auto non elettriche, e il primo si è piazzato solo al 33° posto.

“Non abbiamo mai visto nulla di simile (…) Se il resto dell’anno continuerà come a gennaio, ci avvicineremo molto rapidamente all’obiettivo del 2025”, dice Øyvind Solberg Thorsen, direttore dell’OFV. “Ma se vogliamo tagliare il traguardo con auto 100% elettriche, dobbiamo mantenere gli incentivi che rendono conveniente sceglierle rispetto ad altri modelli”, precisa.

In Norvegia, le nuove auto elettriche sono in gran parte esenti da imposte, mentre i modelli a combustione sono pesantemente tassati, il che rende economicamente interessante il loro acquisto. Oltre a questo vantaggioso sistema di bonus-malus, le auto elettriche godono da tempo di privilegi come il pedaggio gratuito in città, la sosta nei parcheggi pubblici o la guida nelle corsie riservate agli autobus. Alcuni di questi vantaggi sono stati erosi nel tempo, ma l’auto elettrica fa ormai parte del mainstream.

Questo è stato il risultato di una campagna di disobbedienza civile condotta negli anni ’90 da un attivista ambientale, Frederic Hauge, cofondatore dell’Ong Bellona, e dal cantante del gruppo A-ha, Morten Harket, autore della hit ‘Take on me’. A bordo di una Fiat Panda elettrica riconvertita e con l’obiettivo di promuovere mezzi di trasporto ecologici, i due si sono ostinatamente rifiutati di pagare i pedaggi e i parcheggi, accumulando una montagna di multe. Il loro veicolo fu sequestrato, ma qualche anno dopo le autorità concessero finalmente il libero accesso ai veicoli elettrici, che all’epoca erano ancora una rarità.

Secondo l’OFV, a gennaio le auto diesel hanno rappresentato solo l’1,5% delle nuove immatricolazioni nel Paese e i modelli a benzina lo 0,4%. Nello stesso sono state vendute 9.343 nuove auto, tra cui 8.954 modelli completamente elettrici.

Il modello più venduto è stato il bZ4X di Toyota, davanti all’ID.4 di Volkswagen e alla Nissan Ariya. A titolo di confronto, la quota di auto elettriche in Europa era del 13,6% nel 2024 (15,9% a dicembre), in calo per la prima volta da quando le vendite sono decollate nel 2020, secondo l’Acea, l’associazione europea dei costruttori di automobili.

Industria dell’auto a Bruxelles per affrontare la crisi: a febbraio le prime misure Ue

Le case automobilistiche europee stanno convergendo a Bruxelles questa settimana per i colloqui con l’Unione Europea, che dovrà conciliare i suoi ambiziosi obiettivi ambientali con le richieste di aiuto del settore. Data “l’urgenza e la gravità della situazione”, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aprirà il dialogo strategico giovedì.

L’industria automobilistica europea è stata duramente colpita dalla concorrenza cinese. E l’ascesa al potere di Donald Trump negli Stati Uniti ha fatto temere un’esplosione dei dazi doganali sulle auto europee. Negli ultimi mesi in Europa si sono moltiplicati gli annunci di tagli di posti di lavoro. Ad esempio, lo stabilimento Audi di Bruxelles (Gruppo Volkswagen) si prepara a cessare la produzione alla fine di febbraio. L’impianto produceva un’auto elettrica di alta gamma, ma le vendite suv sono in calo e la dirigenza ha lanciato l’allarme sugli “alti costi di produzione” nella capitale belga.

Di fronte alla crisi, la Commissione promette di sostenere il settore automobilistico, che impiega 13 milioni di persone nell’Ue e rappresenta circa il 7% del suo Pil. Le prime misure potrebbero essere annunciate alla fine di febbraio per sostenere l’acquisto di auto elettriche per le flotte aziendali o per cercare di garantire le catene di approvvigionamento delle materie prime. I produttori, da parte loro, chiedono “flessibilità” sulle norme ambientali europee. Il precedente mandato di Ursula von der Leyen è stato caratterizzato dalle ambiziose misure del Green Deal e dal suo emblema: il divieto di vendita di nuovi veicoli a combustione entro il 2035. Fino ad allora, i produttori dovranno continuare a ridurre le emissioni di CO2. La traiettoria, finora generalmente rispettata, ha raggiunto un nuovo livello a gennaio, con regole e sanzioni più severe.

Le case automobilistiche europee rischiano pesanti multe se non raggiungono gli obiettivi di emissione entro il 2025. L’Acea, la lobby europea dell’industria automobilistica, si è opposta con forza a queste potenziali sanzioni, perché il mercato europeo sta rallentando. La quota di vendite delle auto elettriche è diminuita per la prima volta da quando il mercato è decollato nel 2020: 13,6% nel 2024 rispetto al 14,6% nel 2023. “Dobbiamo rimanere competitivi”, ha dichiarato Ola Källenius, responsabile di Mercedes e Acea. Ha scritto a Ursula von der Leyen: “In una fase critica della trasformazione, pesanti multe per il mancato rispetto degli standard di CO2” potrebbero privare l’industria europea dei fondi necessari per innovare e investire.

La Commissione prende tempo. Bruxelles aspetta di vedere i dati del 2025 e le emissioni effettive dei produttori, per evitare che le multe vengano posticipate a vantaggio di chi ha fatto meno sforzi.

Le organizzazioni ambientaliste sono preoccupate. Lucien Mathieu di Transport et Environnement (T&E), una federazione di Ong, ritiene che la rinuncia alle multe invierebbe un segnale sbagliato perché darebbe alle case automobilistiche europee l’impressione “di poter rallentare”, anche se “sono già in ritardo” per quanto riguarda i veicoli elettrici, ha dichiarato.

Mentre i veicoli elettrici rallentano in Europa, la Cina, pioniere mondiale, continua a guidare il mercato, con 11 milioni di veicoli venduti nel 2024, una cifra che è aumentata del 40% in un anno. L’Europa è impegnata in una battaglia commerciale con Pechino, che accusa di aver incrementato artificialmente l’industria dei veicoli elettrici con sussidi pubblici. Nonostante l’ostilità della Germania, a fine ottobre Bruxelles ha deciso di aggiungere una sovrattassa fino al 35% sulle auto a batteria cinesi, oltre alla tassa del 10% già in vigore.

L’industria europea delle batterie è “in ritardo”, con “meno del 10% della capacità mondiale”, secondo un rapporto della Corte dei Conti europea dell’aprile 2024. E la rete di punti di ricarica in Europa “non è ancora abbastanza fitta”.

Auto elettrica

Le auto elettriche risalgono a ottobre: +2,4% delle vendite nell’Ue. Quota mercato a 14,4%

Le immatricolazioni di nuove auto elettriche a ottobre sono cresciute leggermente nell’Unione Europea (+2,4% su base annua), mentre le vendite di modelli ibridi hanno registrato un consistente aumento (+17,5%), secondo i dati pubblicati giovedì dall’Associazione dei costruttori di automobili (ACEA). Con quasi 125.000 unità vendute, le auto elettriche hanno subito una flessione in ottobre sui principali mercati (Germania, Francia, Italia), ma hanno tenuto bene nei Paesi già ben elettrificati (Paesi Bassi, Danimarca, Belgio). Al di fuori dell’Europa, il Regno Unito continua a registrare un numero sempre maggiore di auto elettriche (+24,5% in ottobre).A livello mondiale, ottobre 2024 è stato un nuovo mese record per le vendite di auto elettriche, con 1,7 milioni di veicoli venduti (+50% rispetto all’anno precedente), due terzi dei quali in Cina, secondo l’azienda britannica Rho Motion.

Secondo l’ACEA, i dati europei “sottolineano la necessità urgente e critica di intensificare gli sforzi per sostenere la transizione verso i veicoli a emissioni zero”. Sebbene i produttori abbiano incrementato l’offerta di veicoli elettrici, l’acquisto è ancora molto più costoso rispetto agli equivalenti a combustione e ibridi. Tesla, il pioniere delle auto elettriche e numero due del settore in Europa dopo Stellantis, ha visto le sue vendite diminuire del 21% rispetto all’anno precedente. Secondo l’ACEA, l’aumento dei costi dell’energia, la mancanza di sovvenzioni all’acquisto e una rete inadeguata di punti di ricarica impediscono agli europei di passare alle auto elettriche.

I modelli ibridi, più economici, continuano a conquistare il mercato (+17,5%): per il secondo mese consecutivo rimangono i modelli più venduti in Europa, con un terzo del mercato, davanti ai modelli a benzina e diesel che sono in calo (rispettivamente -6,8 e -7,6%). La continua crescita delle vendite di ibridi ha avvantaggiato soprattutto Toyota e Renault.

Considerando tutti i tipi di alimentazione, dopo tre mesi di calo, il mercato europeo è tornato in lieve crescita (con un modesto aumento dell’1,1%), con una ripresa delle vendite in particolare in Spagna e Germania. Tuttavia, il mercato europeo è rimasto a un livello molto basso dall’inizio del 2024, con 8,9 milioni di auto immatricolate (+0,7% su base annua).

Il numero uno europeo Volkswagen ha tenuto bene e ha difeso la sua quota di mercato (28,7% a ottobre, +16,7% su base annua), mentre il numero due Stellantis ha avuto un altro mese negativo (15,1% del mercato, -16,9%), frenato dal calo delle immatricolazioni di Fiat e Citroën in particolare.

 

Continua il calo delle auto elettriche: -12,3% immatricolazioni da gennaio a oggi

Se il 2023 si chiudeva con quasi un’auto elettrica su quattro immatricolate in Europa (23,4%), in ulteriore lieve aumento rispetto al 2022 (+0,5%) e in crescita anche in termini assoluti – 3 milioni di nuove auto elettriche (+16%) tra full electric (67%) e ibride plug-in – nonostante un campione come la Germania abbia segnato -6,2%, i primi otto mesi del 2024 mostrano un’inversione di tendenza: l’incidenza di nuove auto elettriche infatti è scesa a 21,2%, calo che si riscontra in tutti i principali mercati Auto europei tranne il Regno Unito. Anche in Italia, dove purtroppo la decrescita non si ferma e ci relega, insieme alla Spagna, agli ultimi posti per vetture elettriche circolanti: -0,2% di immatricolazioni nel 2023 sul 2022, anno già di stagnazione, e un ulteriore -12,3% tra gennaio e agosto 2024 rispetto allo stesso periodo precedente, nonostante il potenziamento delle infrastrutture di ricarica e le innovazioni tecnologiche.

Sono le principali evidenze emerse dallo Smart Mobility Report 2024, realizzato da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato oggi in un convegno a cui hanno partecipato le molte aziende partner della ricerca. Un vero boom, però, si è registrato in Italia a giugno grazie all’Ecobonus: +38,7% di nuove auto elettriche rispetto allo stesso mese 2023. Purtroppo non basta, per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 bisognerebbe immatricolarne più di 800.000 all’anno, una cifra decisamente poco realistica visto che nel triennio 2021-2023 si sono attestate a circa 130.000 annue.

“Gli alti costi d’acquisto iniziali, pur con gli incentivi, e una percezione ancora limitata dei benefici a lungo termine della mobilità elettrica, che invece andrebbero spiegati all’opinione pubblica con specifiche campagne di informazione, hanno rallentato le immatricolazioni – commenta Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy -. A questo si aggiunga una politica di sostegni economici discontinua, che ha contribuito a rendere incerto lo sviluppo del mercato. Per colmare il gap con gli altri Paesi europei e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti per il 2030, l’Italia dovrà immatricolare in media più di 800.000 veicoli elettrici all’anno, un numero drasticamente superiore ai livelli attuali”.

Nemmeno la crescita delle infrastrutture di ricarica (+35% rispetto al 2022 quelle ad accesso privato, salite a 500.000 anche grazie al Superbonus e ora pari a un decimo di quelle ad accesso pubblico) ha convinto gli italiani a passare all’elettrico: “Se questo divario persiste – continua Davide Chiaroni, vicedirettore di E&S e responsabile dell’Osservatoriosi rischia di avere una rete di ricarica sottoutilizzata che non potrà supportare pienamente la transizione elettrica. Per garantire lo sviluppo coordinato del mercato e delle infrastrutture occorre una pianificazione strategica a lungo termine e vanno adottate politiche pubbliche più incisive e continuative per favorire concretamente l’acquisto di veicoli elettrici, anche sotto il profilo della semplificazione burocratica, e promuovere la fiducia dei consumatori. Diversamente, l’Italia non sarà mai protagonista della transizione verso la mobilità sostenibile”.

Le case automobilistiche, dal canto loro, continuano però a potenziare l’offerta di auto elettriche: anche in Italia, dove i modelli full electric nel primo semestre 2024 sono ormai oltre 100, il 20% in più rispetto al 2023, con un prezzo medio rimasto pressoché costante a fronte di significativi miglioramenti delle performance in termini sia di autonomia (una consistente quota di veicoli supera i 350 km) sia di potenza di ricarica.

Purtroppo, il costo di acquisto rimane lo scoglio che ancora blocca lo sviluppo delle auto elettriche nel nostro Paese, nonostante l’aumento del livello di incentivi disponibili. L’indagine svolta all’interno del rapporto ha modellizzato il Total Cost of Ownership per 5 diverse tipologie di utenti, caratterizzati da differenti percorrenze (da 7.000 a 23.000 km annui) e strategie di ricarica (prevalentemente pubblica o prevalentemente privata), a cui sono stati “assegnati” veicoli di varie categorie, dal segmento A al segmento D, arrivando a valutare 10 possibili combinazioni.

In generale, le determinanti più significative della competitività dei veicoli elettrici sono la percorrenza annua, cruciale per ammortizzare più rapidamente l’elevato costo di acquisto, le abitudini di ricarica degli utenti e il prezzo dell’energia ricaricata: la possibilità di ricaricare il veicolo a casa o sul posto di lavoro, a costi vantaggiosi o addirittura nulli, rappresenta ovviamente un significativo vantaggio economico.

La difficoltà a trovare un adeguato razionale economico nell’acquisto delle auto elettriche è evidente anche nel mondo delle flotte aziendali, che è stato approfondito nell’ambito del rapporto. La survey condotta su 300 imprese di piccole, medie e grandi dimensioni, distribuite sull’intera penisola, rivela come le autovetture elettriche oggi giochino un ruolo ancora marginale, anche perché nelle flotte aziendali il parco auto è caratterizzato da alti tempi di permanenza (più di 6,5 anni) e da percorrenze annue maggiori di 35.000 km. Le autovetture più diffuse nelle flotte sono quelle a combustione interna, benché il numero di BEV sia in aumento in medie e grandi imprese. In particolare, le auto diesel sono preponderanti: dal 70,8% del totale nelle grandi imprese all’82,8% nelle piccole imprese. Seguono le auto a benzina, dal 7,8% del totale nelle medie imprese al 16,1% nelle piccole imprese, mentre tutti gli altri tipi hanno una diffusione molto limitata.

In termini assoluti, le immatricolazioni di auto elettriche in Italia si sono attestate a poco più di 130.000 unità annue nel triennio 2021-2023 (115.000 nel 2022 anche a causa della carenza di materie prime post-covid) e questo significa che per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione bisognerebbe immettere nel mercato circa 800.000 auto all’anno da qui al 2030: una sfida decisamente ardua.

Nello scenario di sviluppo “inerziale” delineato nel Report (BAU, cioè proseguendo alle condizioni attuali) si raggiungeranno al 2030 a mala pena 2,8 milioni di auto elettriche (cui vanno sommati 4,3 milioni di vetture ad alimentazione alternativa), contro i 7,7 milioni dello scenario “full decarbonization” (FD) che addirittura oltrepasserebbe i target europei. Un obiettivo possibile è quello intermedio, identificato nello scenario “policy driven” (PD), che vedrebbe 6,6 milioni di auto elettriche al 2030 nel nostro Paese ma richiederebbe un insieme di misure normative, economiche e culturali – individuate insieme ai partner della ricerca – capaci di guidare l’azione politica dei prossimi anni.

Auto elettrica

Vendite auto ko in Europa. Acea chiede misure urgenti e cambia posizione su target CO2

L’Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea) cambia posizione e non insiste più per un rinvio di due anni degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 dell’Ue entro il 2025. Ora chiede che Bruxelles adotti misure urgenti per affrontare le crescenti sfide nel raggiungimento di questi obiettivi, poiché la quota di mercato dei veicoli elettrici a batteria continua a diminuire in tutta l’Unione. In una nota mette in luce una serie di preoccupazioni significative riguardo alla transizione verso una mobilità a zero emissioni e la sostenibilità del settore automobilistico europeo nel suo complesso.

Un aspetto fondamentale sottolineato da Acea è che la tecnologia dei veicoli e la disponibilità di modelli a zero emissioni non rappresentano più un collo di bottiglia per l’industria. Ci sono però criticità lungo la transizione: spicca l’insufficienza delle infrastrutture di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno, che rappresentano un freno alla diffusione di massa dei veicoli elettrici. La scarsità di queste infrastrutture crea una notevole incertezza tra i consumatori, che esitano ad abbandonare i veicoli tradizionali per passare a soluzioni più ecologiche, spiega Acea, come emerge dalle immatricolazioni di agosto. Le vendite di nuove auto nell’Ue hanno registrato un forte calo (-18,3%) con risultati negativi nei quattro principali mercati della regione: perdite a due cifre sono state registrate in Germania (-27,8%), Francia (-24,3%) e Italia (-13,4%), con il mercato spagnolo in calo del 6,5%. In particolare le immatricolazioni di auto elettriche a batteria sono diminuite del 43,9% a 92.627 unità (rispetto alle 165.204 dello stesso periodo dell’anno scorso), con la loro quota di mercato totale scesa al 14,4% dal 21% dell’anno precedente.

Oltre a questo, l’associazione dei produttori di autoveicoli europei richiama l’attenzione sul problema della competitività dell’industria automobilistica del Vecchio Continente, che ha subito una forte erosione negli ultimi anni, un fenomeno confermato anche dal rapporto redatto dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi. Le preoccupazioni non riguardano solo le infrastrutture fisiche, ma anche la fornitura di energia verde, che non è sufficientemente accessibile e a costi competitivi, e la necessità di incentivi fiscali e agevolazioni per l’acquisto di veicoli elettrici, strumenti cruciali per stimolare il mercato e incentivare i consumatori a scegliere soluzioni a basse emissioni. Un altro punto fondamentale evidenziato da Acea riguarda la fornitura di materie prime come le batterie e l’idrogeno, che non è ancora garantita in modo adeguato per sostenere l’aumento della produzione di veicoli elettrici.

Di fronte a questi ostacoli, Acea esprime preoccupazione per la fattibilità del raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni previsti entro il 2025. Le normative attuali, secondo l’associazione, non tengono conto dei cambiamenti significativi intervenuti nel contesto geopolitico ed economico globale negli ultimi anni. La rigidità di queste regole, che non riescono ad adattarsi agli sviluppi del mondo reale, rischia di aggravare ulteriormente le difficoltà di un settore già sotto pressione. Questo scenario solleva la prospettiva di multe multimiliardarie, evidenzia Acea, che potrebbero essere invece reinvestite per accelerare la transizione verso zero emissioni. Se le sanzioni non saranno evitate, il settore potrebbe essere costretto a ridurre inutilmente la produzione, con conseguenti perdite di posti di lavoro e un indebolimento della catena di fornitura europea.

La preoccupazione maggiore di Acea è, dunque, che l’industria automobilistica europea non possa permettersi di attendere la prevista revisione delle normative sulle emissioni, che è in programma per il 2026 o 2027. La nota dei produttori europei sottolinea che è necessaria “un’azione urgente” e concreta già nell’immediato per invertire la tendenza negativa attuale e per ripristinare la competitività dell’industria dell’Ue. Particolarmente importante, secondo Acea, sarà anche una “revisione anticipata delle normative per i veicoli pesanti”, in modo da garantire che le infrastrutture necessarie per camion e autobus siano ampliate tempestivamente, affinché anch’essi possano contribuire agli obiettivi di riduzione delle emissioni. Acea, quindi, chiede una discussione per un “pacchetto di misure di sostegno a breve termine” che possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi di CO2 per auto e furgoni entro il 2025. Inoltre, l’associazione ribadisce l’importanza di una “revisione rapida, completa e solida delle normative sulla CO2” sia per auto che per veicoli pesanti, oltre a una legislazione secondaria mirata, al fine di avviare in modo deciso la transizione verso una mobilità a emissioni zero e assicurare un futuro industriale sostenibile per l’Europa.

La Via della Meta: portare in Italia le aziende cinesi dell’auto (elettrica)

Il viaggio della premier Giorgia Meloni a Pechino segna una (nuova) svolta nei rapporti tra Italia e Cina dopo lo strappo della Via della Seta, là dove i rapporti con una delle grandi potenze del mondo non è mai stato agevole in passato e pare resti comunque delicato nel presente. Però, pur con tutte le tutele del caso, è quasi un passaggio ineludibile guardare alla Cina per dare ossigeno al made in Italy e per capire quali ricadute (positive) possano scaturire da alcune sinergie industriali che riguardano il nostro Paese, segnatamente nel settore dell’automotive. Nell‘accordo quadro (triennale) strutturato in sei punti, l’auto elettrica e la possibilità da parte di aziende cinesi di impiantare fabbriche in Italia è forse lo snodo più importante, assieme a un accordo sulle rinnovabili, in particolare l’eolico offshore, e all’eventualità di scansare i dazi sulle merci importate dalla Ue, in risposta ai dazi imposti dall’Europa sulle auto cinesi.

La Cina, assieme all’India, è uno dei grandi inquinatori del Pianeta. Eppure sull’elettrico è anni luce avanti rispetto a tutti i potenziali competitor. E l’Italia, che attualmente ha un solo produttore di automobili, potrebbe/vorrebbe accogliere aziende cinesi. Sembra che ce ne siano sei pronte a sbarcare da noi, agevolate dall’ok del governo e dal dialogo che sta portando avanti da mesi Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy. Se da un lato è fondamentale la stabilità del sistema delle regole che sta alla base di una cooperazione non solo commerciale, dall’altro è indispensabile una certa flessibilità interpretativa per non irrigidire le posizioni. “Solo i cinesi possono produrre un’utilitaria elettrica”, ha detto Federico Visentin, presidente di Federmeccanica, certificando la superiorità tecnologica di Pechino. Tutto questo anche se il mercato dell’elettrico è in stallo per una questione di prezzo (elevato) delle autovetture, di autonomia delle stesse e di carenze di strutture, le agognate colonnine di ricarica. Rimane un dato inconfutabile: il 20% delle auto elettriche acquistate entro i confini dell’Unione europea è cinese e persino Tesla costruisce in Cina dove il costo della manodopera è inferiore.

Tornando all’Italia, il paradosso è che attualmente importiamo di più dalla Cina di quanto esportiamo in Cina (47 miliardi a fronte di 19 miliardi) e la missione della premier a Pechino va vista anche sotto questo aspetto non proprio trascurabile. Dalla Via della Seta si è passati alla Via della Meta, con l’obiettivo dichiarato di intensificare le relazioni commerciali. Meloni si è anche offerta come facilitatore dei rapporti tra la Cina e la Ue, proprio perché alcune rigidità di Bruxelles sono state mal digerite da Pechino, ma aggettivamente gli equilibri della nuova Ue non legittimano a ottimismi assortiti.