Le stagioni di una volta tra Green Deal e Agenda Onu 2030

Un fisico del Cnr, Antonello Pasini, ha spiegato nei giorni scorsi su Repubblica perché l’Italia è/era spaccata in due: clima autunnale al Nord, clima africano al Sud. E perché lo sarà sempre di più, là dove il Po diventa il crinale tra il fresco/freddo e le temperature da altoforno e, soprattutto, là dove una volta troneggiava l’anticiclone delle Azzorre e adesso dominano gli anticicloni africani. Lo ha fatto sostenendo che le attività umane hanno “prodotto tutto questo” e ci ha messo in guardia sul futuro perché “si lascia intendere che quanto sta accadendo sia colpa di una natura matrigna, contro cui nulla possiamo, mentre invece sappiamo che le cause sono umane e potremmo rimuoverle”.

Pasini non è il primo e non sarà probabilmente nemmeno l’ultimo scienziato che lancerà l’allarme sul climate change e ci esorterà ad avere comportamenti meno brutali nei confronti di un pianeta che si sta ribellando ai disastri dell’uomo. Allarmi che devono necessariamente essere colti da chi governa la politica: nazionale e internazionale. Quel “non esistono più le stagioni di una volta” è diventato il claim un po’ surreale di uno stato di fatto in realtà preoccupante, anche se il punto è sempre lo stesso: bandire le ideologie e trovare un punto di incontro tra la salvaguardia della terra e la tutela degli interessi industriali. Non sarà facile e non potrà essere prerogativa solo europea. Quindi sarà difficilissimo allineare Cina e India e Stati Uniti. Insomma, un nuovo Green Deal più equilibrato ma pure nuovi atteggiamenti collettivi.

“Il cambiamento climatico non ha colore politico: danneggerà chi crede che il mondo debba essere più equo e giusto, ma anche chi punta sul libero mercato”, il pensiero conclusivo di Pasini che non può non accompagnare a riflessioni inevitabilmente profonde sui flagelli dell’estate 2024, il Nord sott’acqua e il Centro-Sud arrosto, fiumi in piena e siccità estrema, incendi diffusi dagli usa all’Australia e il brutto non è ancora cominciato. Qualcosa non va (più) questo è certo, qualcosa va fatto (questo è altrettanto certo), qualcuno deve prendersi la responsabilità di agire, non c’è più tempo per bisticciare sul negazionismo, non c’è più margine per arrovellarsi sui 17 obiettivi stabiliti dalle Nazioni Unite per l’agenda 2030. Sei anni e ci siamo. Sei anni così, però, sono lunghissimi. E faticossissimi.

Vittorio Oreggia

Recent Posts

Petrolio, Brent stabile ma vicino ai 75 dollari al barile (+0,03%)

E' invariato (+0,03%) questa mattina il prezzo del Brent che però resta alto, vicino ai…

33 minuti ago

Gas, prezzo stabile al Ttf di Amsterdam: 42,56 euro al MWh (+0,27%)

E' sostanzialmente stabile questa mattina il prezzo del gas al Ttf di Amsterdam. I future…

35 minuti ago

Groenlandia, media: Casa Bianca sta studiando costi per controllo territorio

La Casa Bianca sta preparando una stima di quanto costerebbe al governo federale controllare la…

41 minuti ago

Oggi è il giorno dei dazi di Trump, l’annuncio alle 22. L’Ue si prepara a “risposta forte”

E' il giorno dei dazi commerciali del 25%, che saranno formalmente annunciati dal presidente degli…

48 minuti ago

Dazi, De Pascale: Emilia Romagna nell’occhio del ciclone

"Abbiamo la percentuale di export pro-capite più alta d’Italia e nei primi 9 mesi del…

54 minuti ago

Dazi, Carraro: Un errore rispondere in fretta, serve ragionare e non avere panico

"Mi aspettavo che nella seconda parte dell’anno ci potesse essere una ripresa, ma quasi sicuramente…

56 minuti ago