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Pichetto: “A settembre autocandidature per deposito nazionale delle scorie nucleari”

Dovrebbe essere pronto per l’inizio di settembre il provvedimento con cui il governo aprirà ufficialmente l’autocandidatura dei territori per accogliere il Deposito nazionale delle scorie radioattive. Lo ha annunciato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante un evento sul nucleare che si è svolto alla Camera dei deputati. Naturalmente, ha spiegato il titolare del Mase, “bisognerà fare delle valutazioni sull’idoneità dei territori”. Il nodo dello smaltimento delle scorie, infatti, non è ancora stato risolto, ma “se davvero si vuole dare un segnale per investire” su questa fonte energetica, ha spiegato Antonio Zoccoli, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare durante lo stesso convegno, “dobbiamo dire dove le smaltiamo. Se non siamo in grado di farlo non sarà mai possibile costruire una centrale”.

Ma a che punto è la questione deposito? Attualmente i rifiuti radioattivi finora prodotti sono custoditi in depositi temporanei che ne consentono la gestione in sicurezza e l’isolamento dall’ambiente. Si tratta di scorie derivanti dalle attività del passato, dallo smantellamento degli impianti nucleari e dai settori sanitario, industriale e della ricerca. Complessivamente sono circa 95mila metri cubi (17mila a media-alta attività e 78mila a bassa-molto bassa attività) di rifiuti.

I referendum abrogativi sul nucleare (l’ultimo dei quali è del 2012) stabilivano lo stop alle centrali, ma non le modalità di gestione e smaltimento delle scorie. Dopo una consultazione pubblica durata un anno (dal 5 gennaio 2021 al 14 gennaio 2022), a metà marzo 2022 Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari, commissariata dal governo il 22 giugno) ha trasmesso al ministero della Transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. La mappa ha individuato 67 aree tra Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna. Si tratta, sostanzialmente dell’ultimo step prima di scegliere la destinazione finale del deposito. Da settembre, quindi, come ha annunciato Pichetto, si apriranno le auto candidature, ma il ministro non esclude che possano essere prese in considerazione anche aree militari messe a disposizioni dalla Difesa”.

Il futuro Deposito Nazionale – che dovrà essere costruito all’interno di un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito stesso e 40 al Parco Tecnologico – permetterà lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti nel nostro Paese puntando su sicurezza e ottimizzazione della gestione. Una volta realizzato sarà possibile demolire i depositi temporanei in cui sono attualmente stoccati i rifiuti, chiudendo così il ciclo nucleare italiano con la restituzione dei siti privi di vincoli radiologici alle comunità locali per altri usi.

L’impianto accoglierà i rifiuti radioattivi a bassa e media attività, ossia quelli che nell’arco di 300 anni raggiungeranno un livello di radioattività tale da non rappresentare più un rischio per l’uomo e per l’ambiente. In attesa della disponibilità di un deposito geologico, i rifiuti a media e alta attività saranno stoccati in sicurezza all’interno di una diversa struttura di deposito temporaneo, denominata CSA, Complesso Stoccaggio Alta attività, collocata sullo stesso sito del deposito nazionale.

 

 

 

 

 

Elena Fois

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