Ok Ue a Energy Release 2.0. Pichetto: Sosteniamo industria e acceleriamo su transizione

Disco verde della Commissione europea all”Energy Release 2.0‘ del Mase a sostegno dei grandi energivori. Bruxelles conferma la compatibilità della misura con le regole del mercato interno e con la disciplina in materia di aiuti di Stato.

“Abbiamo costruito un modello che tiene insieme competitività industriale, transizione ecologica e rigore europeo”, rivendica Gilberto Pichetto Fratin. Il sostegno ai grandi consumatori elettrici, osserva il ministro, “non è un privilegio, ma uno strumento per difendere l’occupazione, rafforzare le filiere strategiche e attrarre investimenti”. Il ministero dell’Ambiente risponde così al grido d’aiuto delle imprese, davanti a un caroprezzi che non sembra arrestarsi, vincolando al tempo stesso l’aiuto pubblico a un impegno industriale e ambientale chiaro: “restituire quanto ricevuto con nuova energia pulita”. Pichetto parla di un confronto con la Commissione Europea “leale e costruttivo”: “È una misura che guarda al futuro e rappresenta un esempio di buona collaborazione tra istituzioni nazionali ed europee”, spiega.

Iniziamo a dare una risposta reale a migliaia di imprese, per contenere i costi energetici e affermare le rinnovabili”, fa eco il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui l’Italia si pone come “apripista in Europa di una misura innovativa, che coglie in pieno la necessità di sostenere le aziende energivore, in un’ottica di decarbonizzazione dei settori produttivi”.

Aiutare le aziende “significa tutelare occupazione, filiere strategiche e crescita. Questo risultato dimostra che è possibile unire supporto economico e responsabilità ambientale per rafforzare la competitività italiana”, sostiene la viceministra dell’Ambiente, Vannia Gava.

Il provvedimento si articola in due fasi: una prima di sostegno tramite fornitura di elettricità a prezzo calmierato, 65 euro al MWh, e una seconda fase che prevede l’obbligo, per i beneficiari, direttamente o tramite terzi, di restituire integralmente il vantaggio ricevuto attraverso la costruzione o il finanziamento di nuova capacità da fonti rinnovabili.

A seguito delle interlocuzioni con la Commissione sono state introdotte modifiche, tra cui la facoltà offerta agli energivori di trasferire l’impegno alla restituzione e alla realizzazione della nuova capacità a soggetti terzi individuati tramite una apposita asta da parte del GSE. Il meccanismo, basato sull’utilizzo dell’energia rinnovabile già gestita dal GSE e sull’attivazione di nuova capacità green, consente di sostenere le imprese più esposte al caro energia, contribuendo al tempo stesso agli obiettivi di decarbonizzazione, autonomia energetica e transizione giusta.

Pichetto: “Per proteggere Terra serve contributo di tutti”. Opposizioni: “Basta spot e scelte miopi”

La cura della Terra non è una “missione di pochi”, ma una “responsabilità condivisa”. Nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, il ministro Gilberto Pichetto chiede il contributo attivo si cittadini, imprese, comunità per una sfida sempre più urgente. Ma mentre il governo supporta una transizione che mette l’uomo al centro, gli esponenti dell’opposizione denunciano una inazione climatica preoccupante.

Il tema di quest’anno è la lotta all’inquinamento da plastica:Ci invita a compiere scelte concrete, ogni giorno”, spiega l’inquilino del dicastero di viale Cristoforo Colombo, assicurando che il ministero è “in prima linea” per favorire un’economia più circolare, ridurre i rifiuti e sostenere l’innovazione. Il responsabile del Mase ricorda il messaggio rilanciato nello spot andato in onda sulle reti nazionali: ‘Non ti chiediamo di salvare il Pianeta, ma il tuo mondo sì’: “La transizione ecologica è un’opportunità. Ma è anche una responsabilità. Solo insieme possiamo costruire un futuro più pulito, più sicuro, più giusto. Per noi e per chi verrà dopo di noi”, scandisce.

La giornata “ci ricorda l’urgenza di affrontare l’inquinamento da plastica con concretezza e responsabilità”, sollecita la sua vice Vannia Gava. L’Italia sta investendo in impianti, tecnologie e filiere del riciclo per ridurre l’impatto ambientale e favorire una reale economia circolare: “Siamo attivi anche nei tavoli internazionali per definire strategie efficaci. Ma nessun risultato sarà possibile senza l’impegno concreto di tutti: istituzioni, imprese e cittadini”, fa eco Gava.

Anche il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rivendica il sottosegretario Tullio Ferrante, è in prima linea per la lotta alla diffusione delle microplastiche, una “minaccia invisibile, silente ma concreta”, chiosa. L’impegno è su più fronti: dagli investimenti per la portualità green e la mobilità sostenibile, al sostegno alle misure che agevolino la gestione dei rifiuti provenienti dal mare, con l’obiettivo di costruire un sistema di trasporti moderno che riduca le emissioni climalteranti e l’impatto delle microplastiche. Misure come l’elettrificazione delle banchine o l’adozione del decreto attuativo della Legge Salvamare, osserva, “costituiscono risposte concrete a questa vera e propria piaga ambientale”.

Non riescono a “festeggiare” la Giornata le opposizioni: “La concentrazione di CO₂ ha toccato 429,6 ppm ad aprile 2025, un altro record, mentre i tagli promessi dai governi ci tengono su una traiettoria di 2,6 °C che tradurrebbe l’Accordo di Parigi in carta straccia“, tuona la co-portavoce di Europa Verde Fiorella Zabatta. Gli scienziati dell’IPCC dell’ONU avvertono che sfondare 1,5 °C sarà questione di pochi anni, con ricadute su salute, cibo e sicurezza. Per questo, ripete l’esponente di Avs, “chiedo alle istituzioni italiane di approvare subito un piano climatico ambizioso, alle imprese di accelerare la transizione energetica e a ciascuno di noi di ridurre plastica, consumi e sprechi”. Il baratro è “a un passo”: “l’unica risposta possibile è un’immediata mobilitazione collettiva. Insieme possiamo cambiare rotta, difendere il pianeta e garantire futuro alle prossime generazioni”, afferma.

La capogruppo Pd nella Commissione Agricoltura, Antonella Forattini punta i fari sui coltivatori colpiti dagli eventi climatici estremi: “Nel Pacchetto di primavera del Semestre europeo, la Commissione europea evidenzia come l’Italia sia, tra gli Stati membri dell’Ue, quello più esposto ai rischi”, riferisce. L’agricoltura è il settore che paga maggiormente lo scotto dell’evoluzione climatica, in un susseguirsi di eventi estremi, dalle inondazioni alle siccità, dalle grandinate alle ondate di calore, che ogni anno mettono in ginocchio i produttori: “Soltanto nel 2024, le perdite hanno raggiunto i 9 miliardi di euro”, ricorda, chiedendo di sostenere la transizione ecologica con “nuovi strumenti e adeguate risorse”.

Non accetta “compromessi al ribasso” la vicecaprogruppo del M5S alla Camera, Ilaria Fontana, che invita a occuparsi di ambiente ogni giorno, “perché la sua tutela non è un’opzione, ma una necessità essenziale per la vita, la nostra salute, la sopravvivenza stessa del pianeta”. Dopo la battaglia del Movimento per farla diventare un principio cardine della Costituzione, i pentastellati, garantisce, continuano a “combattere in tutte le sedi istituzionali e in tutti quei territori che aspettano giustizia“. Per proteggere l’ambiente, “non possiamo più permetterci interventi spot, politiche miopi o compromessi al ribasso – insiste -, servono visione, impegno costante, scelte coraggiose e un senso di responsabilità condivisa in difesa della nostra casa comune”.

Pichetto: “Ddl Nucleare legge entro l’anno”. Enea guarda a fusione col primo magnete per DTT

Il disegno di legge sul Nucleare diventerà legge entro l’anno e l’Italia, dopo 40 anni, potrà tornare in corsa per produrre energia da fissione e in futuro da fusione. E’ l’auspicio di Gilberto Pichetto Fratin, che partecipa alla presentazione del primo magnete per il progetto DTT (Divertor Tokamak Test) nello stabilimento di ASG Superconductors della Spezia.

Il ddl è stato licenziato in consiglio dei ministri alla fine di febbraio, ma deve ancora approdare in Parlamento. “Noi vogliamo accompagnare ma anche accelerare” l’energia Nucleare, spiega il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Non solo quindi l’esecutivo sceglie di produrla, ma prevede anche di avere un ente di controllo e di sostenere la ricerca e la formazione. Si partirà inevitabilmente dai “piccoli reattori” da fissione di “terza generazione avanzata”, per poi arrivare alla fissione di quarta generazione, con raffreddamento a piombo, fino all'”eldorado della fusione“, precisa Pichetto Fratin.

Proprio alla fusione guarda il Dtt, macchina sperimentale 100% italiana in costruzione nel Centro Ricerche ENEA di Frascati. Oggi è stato presentato il primo dei diciotto magneti che costituiranno il “cuore” tecnologico del reattore. “Un ulteriore e importante tassello verso la fusione, da molti considerata la più importante sfida tecnologica del nostro secolo”, ribadisce l’inquilino del dicastero di viale Cristoforo Colombo. Un progetto promosso da un consorzio composto da ENEA, Eni e diverse università e istituzioni di ricerca italiane, con un investimento complessivo superiore ai 600 milioni di euro e che si stima possa generare un impatto economico e occupazionale pari a circa 2 miliardi di euro. Il progetto darà vita anche a uno dei centri scientifico-tecnologici più avanzati a livello mondiale, concepito come un hub internazionale aperto alla collaborazione di ricercatori e scienziati provenienti da tutto il mondo.

In questi decenni, sia nel campo della fusione che quello della fissione l’Italia ha mantenuto “una rete industriale robusta, una importantissima catena di approvvigionamento per impianti europei e internazionali, un sistema di ricerca avanzato e istituzioni accademiche di eccellenza, che forniscono competenze qualificate a livello internazionale – ad esempio in grado di formare, già oggi, circa il 10% degli ingegneri nucleari europei“, ricorda Pichetto Fratin.

Il magnete superconduttore misura oltre 6 metri di altezza e pesa 16 tonnellate. E’ composto con tecnologie costruttive all’avanguardia e materiali innovativi per contenere 33 metri cubi di plasma a una temperatura di oltre 100 milioni di gradi. Il DTT vuole essere un elemento di raccordo tra i grandi programmi internazionali ITER e DEMO e promette di dare risposte cruciali ad alcune delle principali sfide ancora aperte nel percorso verso la produzione di energia da fusione, come ad esempio la gestione dei flussi di potenza estremamente elevati generati dal plasma.

“Siamo particolarmente orgogliosi di contribuire, con le nostre competenze e infrastrutture, a questo risultato che rappresenta un importante passo in avanti nella roadmap per la realizzazione della facility DTT e in generale per l’energia da fusione“, rivendica Giorgio Graditi, direttore generale ENEA. Una tappa fondamentale “non solo per la nostra macchina sperimentale ma per l’intera filiera della fusione in Italia“, spiega Francesco Romanelli, presidente DTT, che parla di una “dimostrazione concreta che ricerca pubblica e industria privata, quando lavorano in sinergia, possono affrontare con successo sfide scientifiche e tecnologiche di portata globale“. Il DTT è nato per “accelerare la transizione energetica, formare nuove generazioni di ricercatori e tecnologi e contribuire in modo determinante alla costruzione dei reattori del futuro, in grado di produrre energia non solo pulita ma di fatto inesauribile. Oggi questo ulteriore risultato concreto – scandisce -, ci consente di guardare avanti con ancora più fiducia e determinazione”.

Bandiere Blu salgono a 246. In Italia l’11% delle spiagge top del mondo

L’attenzione al territorio cresce, sia tra i cittadini che tra le amministrazioni. Sono 246 le località di riviera e 84 gli approdi turistici che ricevono il riconoscimento Bandiera Blu 2025. Complessivamente le spiagge sono 487, cioè l’11% di quelle premiate a livello mondiale.

Un traguardo che ha una “altissima valenza ambientale, ma anche turistica“, osserva il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto. “E’ la direzione giusta, bisogna crescere, accentuare le azioni di sensibilizzazione ambientale“, insiste, chiedendo di lavorare a tutto campo, ma con un “equilibrio“, tra ambiente e fruizione delle spiagge: “un equilibrio che credo tutte le amministrazione avvedute debbano perseguire, sapendo che l’obiettivo dovrebbe essere quello di avere tutte le Bandiere blu. La strada è quella giusta, ma è ancora lunga“, scandisce. Si premiano quei Comuni che “hanno predisposto ogni misura atta a salvaguardare la biodiversità del proprio mare“, spiega il ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci. “Bandiere blu significa per l’Italia, per tutte le regioni bagnate dal mare, una conquista e una grande attestazione di rispetto verso il mare“, afferma.

Nel corso della premiazione da parte della Foundation for Environmental Education (FEE) sono state premiate quelle località le cui acque di balneazione sono risultate eccellenti negli ultimi quattro anni, come stabilito dai risultati delle analisi che, nel corso degli ultimi quattro anni, le Arpa hanno effettuato nell’ambito del Programma Nazionale di monitoraggio, condotto dal ministero della Salute. Il trend è in crescita: rispetto allo scorso anno, vengono premiati dieci Comuni in più, 15 sono i nuovi ingressi, cinque i Comuni non confermati.

La Liguria perde una Bandiera e ottiene 33 località, la Puglia sale a 27 riconoscimenti con tre nuovi ingressi. Segue con 23 Bandiere Blu la Calabria con tre nuovi ingressi. Sono sempre 20 le Bandiere Blu per la Campania, che perde una località ma segna un nuovo ingresso. Con un nuovo riconoscimento, anche le Marche ricevono 20 Bandiere Blu, sale a 19 la Toscana che conquista un Comune. La Sardegna ottiene 16 località con un nuovo riconoscimento, così come l’Abruzzo che con una new entry sale a 16 Bandiere Blu. La Sicilia conferma 14 Bandiere con due uscite e due nuovi ingressi. Il Trentino Alto Adige conferma i suoi 12 Comuni, il Lazio sale a 11 con una nuova località. L’Emilia Romagna vede premiate dieci località grazie a un nuovo ingresso, mentre sono riconfermate le nove Bandiere del Veneto. La Basilicata conferma le sue cinque località, il Piemonte scende a quattro con un’uscita. La Lombardia conferma tre Comuni, il Friuli Venezia Giulia mantiene le due Bandiere dell’anno precedente, come il Molise che resta a due. Complessivamente, quest’anno le Bandiere Blu sui laghi scendono a 22, con un comune lacustre che non riconferma il riconoscimento.

Energia, Pichetto a Consiglio Ue: “Servono misure urgenti per ridurre costi”

I prezzi alti e la sicurezza dell’approvvigionamento sono stati i temi in cima all’agenda del Consiglio dell’Energia dell’Unione europea che si è svolto lunedì a Bruxelles. Per i ministri dei Ventisette Paesi Ue è stata la prima occasione per confrontarsi sul Piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili presentato dalla Commissione europea lo scorso 26 febbraio insieme al Clean Industrial Deal. Due testi che hanno riscontrato il favore del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sebbene con alcune sottolineature. “Gli alti prezzi dell’energia sono per noi la priorità” e “guardiamo con preoccupazione ai differenziali di prezzo con altri Paesi dell’Unione europea e della stessa Unione rispetto ai Paesi terzi e agli effetti che essi hanno sulla competitività delle nostre imprese, sui nostri cittadini e famiglie”, ha detto Pichetto nel dibattito in sala ai suoi colleghi europei. “Le misure del Clean Industrial Deal e dell’Action Plan for Affordable Energy sono positive, ma risultano nel medio e nel lungo periodo. Servono interventi in grado di abbassare i prezzi nel breve periodo”, ha osservato.

Su questo piano, “l’Italia è pronta a dare il proprio contributo” e ha già qualche idea. Ad esempio, “riteniamo importante agire tempestivamente nel negoziato sulla proposta dei revisione del regolamento stoccaggi”. Si tratta, cioè, del regolamento che è stato adottato nel 2022 e terminerà al 31 dicembre di quest’anno e che prevede che almeno il 90% delle capacità di stoccaggio sotterraneo del gas nel territorio degli Stati membri venga raggiunto entro il primo novembre di ogni anno. Nella proposta di revisione, l’Italia chiede di “introdurre maggiore flessibilità nell’attuazione degli obblighi di riempimento” degli stoccaggi “ed evitare speculazioni che hanno generato alti valori dello spread tra i prezzi invernali e di prezzi estivi”. Inoltre, l’Italia sostiene “con forza l’obiettivo affermato dalla Commissione di favorire il decoupling dei prezzi dell’energia elettrica dal mercato del gas naturale attraverso la diffusione dei contratti a lungo termine, Ppa e i contatti per differenza. Ma anche questi non sono immediati”, ha sottolineato Pichetto.

Rispetto alla sicurezza dell’approvvigionamento, per il ministro “il mutato e incerto contesto geopolitico, con i flussi di gas che oggi in Europa si dirigono da ovest verso est e non più nel senso opposto, ci impone di rivedere l’attuale dimensione regionale della sicurezza e garantire un adeguato livello di preparazione al rischio in caso di interruzione delle forniture di gas”. Per Pichetto, “sarebbe auspicabile la riduzione dell’onere amministrativo per gli Stati membri in termini di obblighi di rendicontazione e risultati, sia per il settore elettrico che per il settore del gas”. Più in generale, poi, a emergere è “l’opportunità di affrontare un tema di grande interesse come la revisione dell’architettura della sicurezza energetica dell’Ue” e qui, secondo Pichetto, “sarebbe opportuno lavorare su una revisione congiunta di entrambi i Regolamenti, sia del settore del gas che del settore elettrico, anche allo scopo di prevenire la mancanza di coordinamento in caso di necessità”. Infine, una “particolare attenzione” devono avere i rischi di sicurezza informatica associati all’ulteriore digitalizzazione delle reti e delle infrastrutture energetiche, mentre sulla sicurezza delle infrastrutture energetiche critiche europee per Pichetto “il ruolo dell’Ue nel coordinamento delle azioni necessarie in caso di incidenti o sabotaggi costituirebbe senz’altro un valore aggiunto”.

Forza Italia contro lo spopolamento di montagne e piccoli borghi, -5% residenti in 10 anni

Tutelare montagne, aree interne, piccoli comuni e zone rurali alle prese con le sfide del cambiamento climatico e dello spopolamento. I numeri parlano chiaro: solo negli ultimi dieci anni si è registrato un calo del 5% dei residenti nei comuni montani italiani. E non è un problema da poco visto che il nostro Paese è caratterizzato per due terzi proprio da colline e monti. Un calo che intacca l’economia, visto che la montagna è fonte di una ricchezza non valorizzata pienamente. Per salvaguardare questo patrimonio, non solo ambientale, “bisogna gestire il territorio e fare manutenzione”. Ne è certo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto ad un convegno alla Camera organizzato da Forza Italia per parlare proprio di politiche per la montagna.

Il ministro si riferisce a piccole azioni per arginare le sfide imposte dal cambiamento climatico. “Bisogna intervenire sull’assetto idrogeologico – sottolinea – raccogliere l’acqua quando è troppa e rilasciarla quando c’è siccità. Si devono quindi fare gli invasi”. Manutenzione è la parola d’ordine del ministro: “Pala e badile per evitare che il rigagnolo diventi frana”. Uguale attenzione va data ad “un nuovo elemento di percezione, l’aumento di un turismo diverso”. Secondo Pichetto bisogna far crescere “anche la capacità di accoglienza in posti che fino a poco tempo fa non erano assolutamente pronti a questo”. 

In Italia abbiamo 4.176 comuni definiti ‘montani’, più della metà. E due Regioni, Valle d’Aosta e Trentino, sono completamente composte da montagne. Solo in Piemonte, su 1250 comuni, oltre 900 sono piccoli e spesso montani. Garantire a queste popolazioni servizi essenziali a parità di condizione con gli altri enti territoriali è la priorità secondo il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo: “Dobbiamo creare le condizioni affinché chi vive in questi luoghi lo faccia in realtà attrattive, in grado di esprimere le loro caratteristiche”. E ricorda come la montagna sia presente in un articolo della Costituzione: “E’ un grande patrimonio, anche economico. I nostri Padri Costituenti lo avevano già capito”. A questo proposito, il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, chiede “strutture adeguate che promuovano lo sviluppo coniugando sostenibilità e innovazione”. Secondo il titolare della Farnesina, lo sviluppo di questi territori è legato al turismo sostenibile, all’innovazione digitale e alla piena valorizzazione delle risorse locali. 

Il ddl per la Montagna, già passato al Senato, attende nel frattempo il passaggio alla Camera. Sul testo c’è l’impegno di Forza Italia. “È doveroso fare in modo che chi sceglie di vivere in montagna, chi sceglie di lavorare e di investire in montagna, abbia le stesse risposte che può dare la città”, ribadisce il senatore e vice capogruppo vicario di Forza Italia a Palazzo Madama, Adriano Paroli. La montagna “crea ricchezza, non bisogna dimenticare il sostegno a questo tesoro inestimabile”, aggiunge Paolo Barelli, presidente dei deputati FI. Mentre il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri, sottolinea il ruolo svolto negli ultimi anni da Poste Italiane, con alcune strutture recuperate nei piccoli comuni che altrimenti avrebbero rischiato la chiusura per obsolescenza.

Idroelettrico, aziende pronte a investire 15 mld. Ma nodo concessioni va sciolto

La sfida dell’energia passa soprattutto dallo sviluppo delle rinnovabili. In questo scenario l’idroelettrico assume un ruolo centrale, anzi, diventa “eccellenza nazionale”, come la Elettricità Futura, che elenca dati molto significativi: nel 2023 gli oltre 4.800 impianti presenti hanno prodotto più di 40 TWh di energia, che equivalgono al fabbisogno di 15 milioni di famiglie italiane, coprendo il 35% dell’energia elettrica prodotta da rinnovabili e impiegando direttamente e indirettamente circa 12mila lavoratori altamente specializzati, in forma diretta e nell’indotto.

L’Idroelettrico è un tuffo nella lungimiranza”, dice il presidente di Ef, Gianni Vittorio Armani. “Una risorsa su cui contiamo da oltre 150 anni, fondamentale per la sicurezza del sistema. Oggi copre il 35% dell’energia rinnovabile prodotta in Italia e sono 12mila le persone impiegate nel settore”, spiega. Sottolineando che si tratta di “un asset prezioso su cui le aziende del settore sono pronte a mettere in campo investimenti fino a 15 miliardi, anche per la digitalizzazione. Sono impianti che si integrano perfettamente con il territorio e la loro crescita accelera la graduale sostituzione del gas nel mix energetico”. Dunque, mette in luce ancora Armani, “il futuro dell’Idroelettrico vede più flessibilità e capacità di accumulo, e anche un ruolo sempre maggiore per contrastare il cambiamento climatico”. Dal convegno di Elettricità Futura emerge chiaramente come questa fonte sia fondamentale per la sicurezza della rete, grazie al ruolo di equilibratore del sistema elettrico, bilanciando al contempo la produzione di fonti meno programmabili. Inoltre, i bacini idroelettrici contribuiscono a una gestione ottimale dell’acqua anche in caso di siccità o piene.

Nel processo di decarbonizzazione bisogna fare leva sulla crescita delle rinnovabili – dice il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto -. Per fare questo bisogna riutilizzare nel modo più efficace gli invasi che abbiamo e ammodernare le strutture storiche”. Un tema toccato anche dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nel suo intervento: “Occorre tenere conto dei potenziali elementi di criticità, come la corretta gestione dei corpi idrici, la conservazione della biodiversità e la riqualificazione degli impianti più vecchi. Sotto quest’ultimo profilo – avverte la terza carica dello Stato – pesa il fatto che più del 50% della capacità installata in Italia supera i 50 anni di vita e che quasi 11,5 gigawatt di potenza installata risalgono a prima del 1960”.

Sull’idroelettrico il governo è al lavoro per sciogliere il nodo delle concessioni, anche perché il complesso delle operazioni collegate, stima ancora Ef, può avere ricadute fino a 20 miliardi di euro. Ma “il patrimonio nazionale oggi è a rischio perché esposto a una concorrenza non ad armi pari”, sottolinea l’associazione. Se a livello europeo la chiusura della procedura di infrazione lasciato agli Stati membri la libertà di regolare il settore, nel nostro Paese le concessioni sono quasi tutte scadute o in scadenza, da rimettere a gara, mentre altrove le concessioni sono illimitate o di durata molto superiore. C’è però il vincolo del Pnrr, legato ai criteri accettati dall’Italia con il decreto Concorrenza del 2022 che servì a ottenere i soldi della terza rata. “Sostanzialmente ora si tratta di lavorare per superare questo e arrivare a modelli di rinnovo, che qualcuno chiama proroga mentre io dico ‘rinnovo contrattato’ col soggetto che ha la titolarità, in questo caso le Regioni”, chiarisce Pichetto. Indicando la strada che persegue il governo: “Mantenere in mani nazionali gli impianti”.

Terra fuochi, Vadalà commissario unico per la bonifica. Meloni: Attuiamo sentenza Cedu

L’Italia attua la sentenza della Cedu sulla Terra dei fuochi, tra Napoli e Caserta, e nomina un commissario per la bonifica, il generale Giuseppe Vadalà. “L’ennesimo segnale di attenzione ad un territorio profondamente oltraggiato che da tempo chiede risposte concrete”, rivendica la premier, Giorgia Meloni.

Le norme per affrontare la questione legata all’inquinamento ambientale dell’area sono inserite nel Dl Pubblica amministrazione. A Vadalà viene affidato il compito di coordinare la bonifica con poteri straordinari legati alle attività indicate dalla sentenza del 31 gennaio 2025 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha condannato l’Italia per non fatto abbastanza per contrastare il fenomeno. Il commissario è tenuto, entro sessanta giorni, a trasmettere alla Presidenza del Consiglio dei ministri una relazione sullo stato dell’arte e sul piano di ripristino ambientale. La stessa relazione sarà trasmessa al ministero dell’Ambiente, al ministero della Salute, alla Regione Campania, a tutti i soggetti competenti.

Si riporta così a un unico soggetto l’attuazione degli interventi di bonifica, che prima dipendevano da diversi livelli di governo, sia nazionale che territoriale. “Quadro che ha impedito, finora, di completare in tempi accettabili gli interventi di bonifica“, spiega Meloni in consiglio dei ministri. Con questa nuova figura istituzionale l’area della Terra dei Fuochi assume “ancor più rilevanza a livello nazionale“, fa eco il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto. Il commissario unico consentirà di “mettere a sistema” le azioni svolte finora, osserva, “superando le frammentazioni e le sovrapposizioni di competenze e accelerando il percorso necessario di risanamento a tutela delle famiglie, dei giovani e delle attività economiche dell’intera Regione“. Nel dettaglio, a Vadalà sarà attribuito il potere di ricognizione degli interventi di indagine ambientale, caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica effettuati e programmati, delle iniziative per garantire la salubrità dei prodotti agroalimentari, il monitoraggio ambientale e sanitario delle popolazioni nell’area. Ricade inoltre tra le attività del Commissario anche la ricognizione delle risorse stanziate e di quelle disponibili per l’attuazione degli interventi di bonifica necessari, come pure l’ individuazione e perimetrazione dei siti oggetto di contaminazione. La struttura di supporto sarà composta da venticinque persone. Un “sincero augurio di buon lavoro” al generale arriva da Jacopo Morrone, presidente della commissione parlamentare Ecomafie, in procinto di partire per Napoli e Caserta, insieme a una delegazione della commissione, Carmela Auriemma (M5s), Francesco Emilio Borrelli (Avs), Gerolamo Cangiano (Fdi) e Francesco Maria Rubano (Fi-Ppe), per una serie di sopralluoghi e audizioni sul filone d’inchiesta aperto per un quadro aggiornato degli elementi di criticità tuttora esistenti.

Bollette, Pichetto: “Su nuovo dl per ora no elementi concreti. Cambiare meccanismo Ttf”

Sulle bollette il governo continua a lavorare per trovare una soluzione che allevi il peso dei rincari da famiglie e imprese. Il nuovo provvedimento, annunciato la settimana scorsa dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in Senato non ha ancora visto la luce e difficilmente sarà in Consiglio dei ministri domani. Anzi, per la verità potrebbe non essere pronto nemmeno per la prossima.

Il testo è il più classico dei work in progress, come spiega il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. “Si sta lavorando, in questo momento non ci sono ancora elementi concreti”, dice Gilberto Pichetto. Sottolineando che il monitoraggio è a 360 gradi: “Stiamo osservando tutto, anche rispetto a ciò che sta accadendo sul gas: quando hai un’oscillazione di 7 euro a Megawattora ogni 3 giorni bisogna avere i fari bene accesi”, avverte.

Per l’esecutivo la situazione va comunque affrontata a livello europeo, se l’obiettivo è quello di avere risultati duraturi. “Si può agire sul gas o sulle bollette, ma visto che il gas pesa per il 70% sulle bollette, questo è uno degli elementi” su cui intervenire. Nel mirino c’è il Ttf di Amsterdam, quella che, semplificando, viene indicata come la ‘Borsa’ europea del gas. Il ragionamento di Pichetto parte dai dati dello scorso anno: “Nel 2024 il gas ha prodotto il 40% dell’energia elettrica, ma il famoso meccanismo europeo determina il prezzo sul peggior impianto e nel momento più critico. Ecco qual è il guaio: questo ‘accoppiamento’ ci è stato molto utile quando il gas era a 10, 12 o 15 euro, adesso invece ci sta tornando addosso come un boomerang”.

Dunque, il problema “non è risolvibile solo dicendo ‘ci metto i miliardi’. È tutta una questione di trattative, trovare i meccanismi rispetto al sistema elettrico che è molto interconnesso, dunque senza correre esageratamente il rischio di metterci i soldi e pagare l’energia agli altri”, mette in luce il responsabile del Mase. Che non si sbottona su una riduzione degli oneri di sistema per abbassare il costo delle bollette: “Sono comunque da pagare, ma questa è una domanda da fare a Giorgetti, non a me”.

In attesa del decreto, le opposizioni tornano ad attaccare. Matteo Renzi ripesca un vecchio post di Giorgia Meloni del 2022, quando criticò aspramente le misure del governo Draghi proprio per alleggerire il peso delle bollette. La premier, ai tempi in cui era capo dell’opposizione, scriveva: “Caro Bollette, aumento dei prezzi, famiglie e attività allo stremo. Problemi che denunciamo da mesi e sui quali il governo non è stato capace di intervenire. La guerra in Ucraina non sia la scappatoia dell’Esecutivo per fingere che i problemi nascano oggi. Hanno fallito”. Il leader di Iv commenta, fingendo volutamente che quelle parole siano attuali: “Giorgia Meloni per una volta dice la verità sul Governo. Sulle Bollette hanno fallito e non è colpa della Guerra. Viva la sincerità”.

Il Movimento Cinquestelle decide di protestare con un flash-mob organizzato da deputati e senatori, con il leader, Giuseppe Conte, davanti Palazzo Chigi. “Bollette alle stelle, caro-vita, salari bassi, produzione industriale in calo consecutivo da 23 mesi. Mentre chiudono ospedali e asili nido. E Giorgia Meloni che fa? Tace, scappando da ogni responsabilità. Gli italiani aspettano risposte subito”, accusa il presidente del M5S. Azione, invece, rimprovera al governo di contraddirsi, dando parere agli ordini del giorno del partito di Carlo Calenda sulla riduzione dei costi dell’energia: “Pubblicamente dichiara di impegnarsi sul tema, mentre al Senato è stato approvato un atto di indirizzo”, dice il capogruppo alla Camera, Matteo Richetti. Nel frattempo i numeri sono negativi. Un’analisi condotta da Facile.it evidenzia che nel 2024, sulla base dei consumi dichiarati di oltre 770mila utenze, “tra luce e gas, lo scorso anno gli italiani hanno pagato, mediamente, 2.130 euro”.

Pichetto: “Con questi prezzi servirà intervento su gas. Nucleare per far fronte a domanda”

Con i prezzi del gas alle stelle e l’aumento della domanda di elettricità che richiede lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, il tema energia continua a tenere banco nel governo. La strategia è orientarsi su un mix che punti all’autoproduzione, investendo intanto sul nucleare, l’unica tecnologia che, secondo il ministro Gilberto Pichetto, potrà garantirci di far fronte alle esigenze del Paese.

Intanto, però, Mase e Mef ragionano in sinergia sui costi del gas, fa sapere Pichetto, ricordando l’energy release adottato per i grandi energivori. “E’ chiaro che se tenesse questi livelli dovremo intervenire anche sul prezzo complessivo che riguarda tutti, imprese e utenze domestiche“, avverte.

Federconsumatori ha stimato aumenti nel 2025 per 1.000 euro in più a famiglia, e secondo la Cgia di Mestre le imprese italiane dovranno sostenere spese energetiche supplementari per 13,7 miliardi.

Secondo le previsioni, la domanda “esploderà nei prossimi anni”, osserva il ministro, che citando gli analisti prospetta un raddoppio nei prossimi 20 anni. “Dobbiamo andare verso la neutralità, con emissioni zero al 2050, ma per fare questo non possiamo basarci solo sulla produzione di energie neutre odierne”, sottolinea Pichetto. Con l’idroelettrico, il geotermico, il fotovoltaico, l’eolico e l’idrogeno, infatti, non si riuscirebbe secondo il ministro ad avere la continuità necessaria. “Servirà una quota di nuovo nucleare”, insiste.

Sullo strumento da utilizzare, il titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo non si sbilancia. Ma, gli fa eco il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, “se non ci muoviamo per rompere il muro del sospetto rispetto ad alcune tecnologie continueremo a essere dipendenti da Paesi terzi”.

Il copresidente del Gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, guarda alla fusione, una fonte che “sprigiona un fascino che travolge”, scandisce, intervenendo a un convegno di Fratelli d’Italia su ambiente ed energia, organizzato in Senato. Una “grande prospettiva” anche per il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che precisa: “Se riusciamo a essere competitivi sulla fissione bene, ma dobbiamo puntare a essere l’avanguardia planetaria della fusione, piuttosto che la retroguardia della fissione”.

Fissione o fusione, resta il nodo costi. “Non c’è energia che non sia integrata a tariffa in Italia”, spiega Pichetto. In questo momento, infatti, lo Stato interviene su tutte le fonti, dal termoelettrico all’eolico, al fotovoltaico, all’idroelettrico e al geotermico. Quando si arriverà a poter utilizzare l’atomo, “si valuterà di quanto integrare”, sostiene, parlando di parificazione nelle stesse modalità delle altre fonti, “per creare il maggior vantaggio possibile al Paese”.

Una prospettiva che non piace alle opposizioni. Pichetto “conferma che il nucleare lo pagheranno gli italiani con l’aumento del costo delle bollette”, mette in guardia il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli. “Hanno ammazzato le rinnovabili, condannando l’Italia alla dipendenza dal gas e al caro bollette – denuncia -. Il risultato? Oltre 60 miliardi di extraprofitti per le grandi società energetiche in due anni e mezzo, una rapina sociale ai danni di famiglie e imprese”.

“Forse il ministro Fratin fino a oggi ha vissuto sulla Luna”, concordano le deputate M5S Emma Pavanelli e Ilaria Fontana, per le quali “sentire da un esponente di governo che, se il prezzo del gas non scende, si dovrà intervenire significa ammettere che fino a ora non hanno fatto nulla”. Per le pentastellate, “servono proposte concrete, come quelle che il Movimento 5 Stelle ha presentato con una mozione alla Camera, invece di parlare di un nucleare che ancora non esiste e di una tecnologia che va avanti a colpi di ricerca e sperimentazione”.