La percentuale di elettricità generata da fonti a bassa emissione di carbonio ha raggiunto il record del 58% lo scorso anno nel Regno Unito, secondo uno studio del media specializzato Carbon Brief. “Il Regno Unito ha abbandonato il carbone e ora produce la metà dell’elettricità da combustibili fossili rispetto a dieci anni fa, mentre la produzione di energia rinnovabile è più che raddoppiata”, riassume Carbon Brief in un articolo pubblicato giovedì.
In totale, i combustibili fossili rappresentano il 29% dell’elettricità del Regno Unito nel 2024, il livello più basso mai registrato, mentre le energie rinnovabili raggiungeranno il livello record del 45%, a cui si aggiunge il 13% di energia nucleare.
Alla fine di settembre, il Regno Unito ha chiuso la sua ultima centrale a carbone, ponendo fine all’uso di questo combustibile nella produzione di energia elettrica – una prima volta per un membro del G7 – prima di vietare qualsiasi nuova miniera di carbone nel Paese a novembre. Il governo britannico si è inoltre impegnato a far sì che le fonti di generazione decarbonizzate coprano il 100% della domanda di elettricità del Paese entro il 2030 e il 95% della generazione totale – tenendo conto dell’ambizione dell’esecutivo di diventare un esportatore netto di elettricità. “Sarà una sfida importante”, avverte Carbon Brief, che tuttavia riconosce che “il settore energetico è già stato trasformato nell’ultimo decennio“.
Grazie all’energia eolica, sia onshore sia offshore, il Regno Unito è uno dei Paesi più avanzati in Europa in termini di energie rinnovabili, ma è ancora indietro rispetto ai Paesi scandinavi, che ricavano gran parte dell’elettricità dal vento e dalle dighe idroelettriche.
Nel dettaglio, secondo i media specializzati, le centrali a gas restano la principale fonte di elettricità del Regno Unito nel 2024 (28%), davanti all’eolico (26%), al nucleare (13%) e alla biomassa (13%). Le importazioni rappresentano l’11% e il solare il 4%. Ma Carbon Brief prevede che l’energia eolica supererà il gas entro il 2025, grazie all’aumento della capacità produttiva.
Il Regno Unito, dove il partito laburista è salito al potere a luglio promettendo di mettere il clima “al centro” della sua diplomazia, ha presentato obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas serra alla COP29 di Baku a fine novembre. Il primo ministro laburista britannico Keir Starmer ha annunciato che il suo Paese, che si era già impegnato a garantire la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, promette di ridurre le proprie emissioni di gas serra “di almeno l’81%” entro il 2035 rispetto ai livelli del 1990.
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