I progetti sostenibili dei brand: Centromarca spiega perché e come devono essere comunicati

Per le aziende, la sostenibilità non è un tema opzionale da mettere in discussione, bensì un prerequisito fondamentale”. Ne è convinto Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca, la realtà nazionale alla quale aderiscono 188 imprese dei generi, alimentari e non, di largo consumo reperibili abitualmente sugli scaffali dei supermercati. A tal punto che, domani, 10 novembre alle 10, l’Associazione nazionale dell’industria di marca parteciperà, a Ecomondo di Rimini, al Panel 1 ‘Credere e agire: cosa fanno e cosa pensano le persone’ nell’ambito del ‘Forum della buona comunicazione’ dal titolo ‘Come raccontare la transizione ecologica. Il goal che manca all’Agenda 2030-Il ruolo della comunicazione responsabile per affrontare i dilemmi dello sviluppo sostenibile’.

Per Centromarca, infatti, il brand crea identità valoriale e cittadinanza, quindi occorre che l’azienda sia in grado di comunicare le azioni sostenibili – dal punto di vista ambientale, sociale ed economico – poste in essere, sia alle istituzioni sia agli stakeholder del territorio sia, ovviamente, ai consumatori. La comunicazione e la sostenibilità sono anche il binomio fulcro della recente indagine condotta proprio da Centromarca in collaborazione con l’Università degli Studi Roma 3. Un documento di oltre 9.500 pagine dal quale si evince che, delle 188 aziende aderenti all’Associazione, 162 comunicano i progetti e le attività in essere dal punto di vista della sostenibilità: di queste, l’86% sceglie come veicolo di promozione il proprio sito internet o documenti divulgativi, mentre il 39% pubblica il report di sostenibilità che contiene dati ambientali, sociali e di corporate governance attinenti alla tematica. La ricerca prende in considerazione 6 categorie: food, beverage, cura persona, multisettore, cura casa e il generico “altro”; analizzandola spicca per esempio la totalità delle 11 aziende che scelgono di comunicare sul proprio sito le azioni sostenibili portate avanti, così come il 96% delle 45 aziende di beverage.

Abbiamo raggiunto l’80% delle imprese che comunicano – specifica a GEA il direttore generale Vittorio Cino –, ora non resta che raggiungere l’obiettivo del 100%”. Tre gli ambiti presi in considerazione: ambiente, società e governance. “Nella prima classificazione rientrano le attenzioni legate alle materie prime, alle emissioni, ai rifiuti, al consumo di acqua. L’ambito della società pone al centro argomenti quali la formazione, la salute e la sicurezza, il lavoro minorile, i posti di lavoro e la salute dei consumatori. Infine, performance economiche, anticorruzione e politiche fiscali rientrano nell’ambito della governance”.

Per la sfera ambientale, il principale ambito d’intervento riguarda le emissioni, con il 67% delle aziende che comunicano i progetti realizzati e il 48% che fornisce anticipazioni su quelli futuri. La diversità e le pari opportunità sono l’ambito maggiormente raccontato – dal 60% delle realtà aderenti – in ambito sociale, che stacca di 6 punti percentuali il tema della salute e della sicurezza (54%). In tema di governance, delle 188 realtà aderenti a Centromarca, il 36% ha comunicato progetti inerenti alle performance economiche e il 20% quelli futuri, seguito dal 28% su attività legate all’ambito dell’anticorruzione. “Ciò che occorre evidenziare – dichiara Vittorio Cino – è che la filiera deve essere posta al centro di queste politiche: se per esempio un autotrasportatore o un produttore rispondono ai criteri di sostenibilità ma lo stesso non avviene a monte e a valle della catena, il meccanismo non può certo definirsi virtuoso”.

Un tema cruciale, questo, che sarà al centro del dibattito di domani mattina, insieme con altri aspetti. “I brand nazionali e le multinazionali – conclude il direttore generale di Centromarca – sono da esempio e da traino per il mercato e per questo hanno anche una grande responsabilità. Che assume contorni ancora più significativi quando parliamo di aziende che producono beni di largo consumo al centro del dibattito. Per esempio, un produttore di bevande gassate su larga scala può e deve dimostrare il proprio impegno sostenibile scegliendo un packaging ecologico o dimostrandosi in grado di rispondere alle necessità della clientela immettendo sul mercato bevande con un basso apporto di zuccheri. Sono queste realtà che devono dare la direzione”.

Valentina Innocente

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