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Il B7 guarda all’Africa. Marcegaglia: “Rafforzare i legami”. Descalzi: “Restituire quanto preso”

Photo credit: profilo Twitter Confindustria

Anche il B7 guarda all’Africa. Il continente al di là del Mediterraneo è considerato da tutti gli attori cruciale per riprendere un po’ di quell’autonomia, soprattutto energetica, persa con l’aggressione della Russia in Ucraina.

Questa sera, la presidente Emma Marcegaglia trasmetterà le raccomandazioni degli industriali alla premier Giorgia Meloni in vista del G7 di giugno. “L’Italia è un indiscutibile partner atlantico aperto e attento ad altre regioni e Paesi, e fornirà al G7 una forte leadership e una visione autorevole verso partner strategici come l’Africa”, riferisce Marcegaglia al vertice. “Andremo ‘oltre i confini’, soprattutto verso il Continente – ribadisce –, perché il G7 deve rafforzare i legami, accrescere la cooperazione e condividere i benefici dei nostri progressi“.

Una cosa, però, è chiara a tutti: l’approccio deve essere non predatorio, conditio sine qua non del Piano Mattei. L’ad di Eni, Claudio Descalzi, durante il vertice lo mette in chiaro dal palco: basta prendere, è l’ora di restituire. A partire dagli obiettivi per la decarbonizzazione, perché l’Africa produce una quantità minima delle emissioni globali, a differenza degli altri Paesi avanzati, che insieme emettono il 75% di Co2: “Siamo noi che dobbiamo ridurle, non possiamo imporre il nostro modello, dobbiamo aiutarla a usare le rinnovabili, a decarbonizzare, ma l’Africa deve fare anche di tutto per migliorare la sua situazione“, avverte.

Per questo, “prima di parlare di ‘scambio alla pari’, bisogna ridare quello che abbiamo preso per 100 anni”, scandisce il numero uno di Eni. “Non possiamo andare lì solo per prendere energia – insiste –, dobbiamo prima dare istruzione, infrastrutture, accesso all’acqua. Se riusciamo a creare una relazione più forte, possiamo lavorare bene insieme, questa è la base del Piano Mattei. Dobbiamo concentrarci su creare condizioni affinché l’Africa sia più forte, capendo che ci sono 54 grandi Paesi e non posiamo guardarla come unica entità“.

All’evento, organizzato da Confindustria, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ricorda quanto sia fondamentale sia parlare con l’Africa per le materie prime critiche, per le quali propone join venture che vadano “bene a tutti”. In questa prospettiva, il vicepremier invita al confronto anche su infrastrutture, agricoltura, lotta al cambiamento climatico e aerospazio. “Abbiamo molti settori su cui possiamo lavorare bene insieme, perché l’Africa è il futuro“, sostiene.

Anche gli investitori guardano al Continente con interesse: “Quello che cerchiamo di fare non è solo guardare il rendimento finanziario, ma anche l’impatto economico e sociale”, spiega l’ad di Cdp, Dario Scannapieco. “Cerchiamo di fare di più, lavorando alla pari, principio alla base del Piano Mattei. Abbiamo potenziale e risorse – garantisce –: dobbiamo solo coordinarci“.

Sull’energia, in Africa si aprono opportunità interessanti per l’idrogeno: “Possiamo essere un luogo di transito, non solo di consumo”, osserva il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, parlando dell’accordo che Roma porta avanti con i Paesi dell’Europa continentale. Quanto alla sicurezza nazionale, fondamentale è il collegamento Elmed, “una linea di corrente continua che collega l’Italia alla Tunisia“. “Si aggiunge alla nostra produzione, è importante perché consumiamo 310 terawatt all’anno e ne produciamo 250-270. Avere il collegamento con l’Africa diventa un motivo di sicurezza per noi, peraltro pulita – ricorda – se proviene da rinnovabile”.

Il ceo di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, pensa al Continente per la forza lavoro: “I nostri lavoratori molto qualificati sono in età da pensione, e non riusciamo a sostituirli – afferma -. La grande speranza dell’Europa in questo senso è l’Africa”, afferma, dove Fincantieri apre scuole di saldatura si dice “molto interessata alla formazione allo scambio di lavoratori“.

Chiara Troiano

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