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Il Marocco conta oltre 2700 vittime per il terremoto. Ue stanzia un milione di euro

Duemilasettecento: è l’ultimo bilancio, ancora provvisorio, delle vittime del terremoto che ha travolto il Marocco, a sud-ovest della città turistica di Marrakech. A questi, si aggiungono almeno 2500 feriti, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero dell’Interno. Ma questi numeri sono destinati a salire. I soccorritori continuano le operazioni di ricerca dei sopravvissuti ancora intrappolati sotto le macerie, in particolare nei villaggi della provincia di Al-Haouz. Il sisma, che ha colpito il Marocco nella tarda serata di venerdì con una magnitudo 7 secondo il Centro marocchino per la ricerca scientifica e tecnica (6,8 secondo il servizio sismologico statunitense), è stato il più potente mai registrato nel Paese.

Secondo la televisione di Stato, “più di 18.000 famiglie sono state colpite” dal terremoto nella provincia di Al-Haouz, dove è stata registrata più della metà dei morti (oltre 1300). In diversi villaggi sono state allestite tende per dare rifugio a queste famiglie. Domenica il Ministero dell’Istruzione ha annunciato la sospensione delle lezioni scolastiche nelle aree più colpite nella provincia di Al-Haouz a partire da lunedì. A Marrakech, molti residenti si sono precipitati negli ospedali per donare il sangue per le vittime. Sabato è stato dichiarato un periodo di lutto nazionale di tre giorni. Le bandiere degli edifici ufficiali sono state abbassate a mezz’asta e in tutte le moschee del regno è stata offerta una “preghiera dell’assente” per le anime delle vittime.

L’Ue ha sbloccato un primo finanziamento di un milione di euro in supporto alla popolazione marocchina per sostenere gli sforzi sul campo dell’associazione Mezzaluna Rossa marocchina, partner umanitario dell’Ue. Il portavoce della Commissione europea, Balazs Ujvari riferisce che al momento “non è stata ricevuta alcuna richiesta di attivazione del meccanismo di protezione civile Ue”. Il 9 settembre l’Ue ha attivato il sistema satellitare Copernicus per fornire d’urgenza immagini ad alta qualità.

Molti Paesi, dalla Francia agli Stati Uniti e Israele, hanno offerto il loro aiuto, ma Rabat ha annunciato che al momento accetterà “squadre di ricerca e soccorso” solo da Spagna, Gran Bretagna, Qatar ed Emirati. Altre offerte potrebbero essere accettate in futuro “se le esigenze cambieranno“, ha dichiarato il Ministero degli Interni in un comunicato. La Spagna ha già inviato una squadra di 86 soccorritori, che dovrebbe arrivare sul posto lunedì.

Anche l’Italia si è messa a disposizione per intervenire. Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, domenica ha sentito il suo omologo marocchino Nasser Bourita a cui ha ribadito la disponibilità dell’Italia a offrire ogni forma di assistenza umanitaria, mettendo, in particolare, a disposizione del governo di Rabat squadre di emergenza, nonché asset di sostegno all’attività degli ospedali e, più in generale, quanto possa essere necessario per far fronte all’emergenza umanitaria e per pianificare attività di supporto alle strutture sanitarie marocchine danneggiate dal sisma. Da Roma è già partito un team di esperti del Roe (Raggruppamento Operativo Emergenze Colonna Mobile di Protezione Civile) che nelle prossime ore raggiungerà le zone dove ancora non sono arrivati i soccorsi.

Intanto i canali televisivi trasmettono immagini aeree che mostrano interi villaggi con case di argilla nella regione di Al-Haouz completamente polverizzati. A pochi passi dal municipio di Marrakech, dove parti degli storici bastioni risalenti al XII secolo sono stati danneggiati e parzialmente crollati, alcune persone hanno ripiegato le loro coperte sul prato dove avevano trascorso la notte. La scossa è stata avvertita anche a Rabat, Casablanca, Agadir ed Essaouira, dove molti residenti in preda al panico sono scesi in strada nel cuore della notte, temendo che le loro case potessero crollare. Questo terremoto è il più letale in Marocco da quello che distrusse Agadir, sulla costa occidentale del Paese, il 29 febbraio 1960. Quasi 15.000 persone, un terzo della popolazione della città, morirono.

Chiara Troiano

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