Inizio anno ‘di fuoco’. In Italia già 3mila ettari di bosco in fumo

Il primo scorcio del 2022 sarà ricordato come uno dei periodi più siccitosi degli ultimi anni in Italia. La portata del Po è ai minimi e soprattutto al Nord, da più di 100 giorni, la pioggia non si vede. “Con un inverno che ha lasciato l’Italia con un terzo di pioggia in meno, ma con precipitazioni praticamente dimezzate al Nord – spiega la Coldiretti – è allarme siccità e incendi favoriti dall’aumento delle temperature”. Le aree più colpite, a fine marzo, con canadair e vigili del fuoco in azione, sono quelle di Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio ed Emilia Romagna.

Una situazione favorita dal deficit idrico dopo che a febbraio, secondo la Coldiretti, si è verificato un taglio delle precipitazioni che va dall’87% in meno in Piemonte fino al – 52% in Veneto, mentre in Toscana è piovuto il 60% in meno rispetto alla media del periodo nei primi tre mesi del 2022. “È allarme – continua l’associazione – per gli incendi favoriti dalle alte temperature e dall’assenza di precipitazioni che ha inaridito i terreni nei boschi più esposti al divampare delle fiamme”. L’Italia brucia, con gli incendi cresciuti del 148% nell’ultimo anno rispetto alla media storica e con il 2022 che è già iniziato con 29 roghi in un inverno siccitoso con una temperatura superiore di 0.55 gradi rispetto alla media lungo la Penisola, secondo analisi della Coldiretti su dati Effis.

Secondo l’osservatorio europeo sugli incendi (Effis) infatti dal primo gennaio al 28 marzo 2022 si sono registrati in tutto il Paese 29 roghi per 2.911 ettari di terreno in fumo. In base allo studio europeo l’anno più nefasto è stato però il 2021 con oltre 150mila ettari di boschi e campi bruciati in 659 roghi. “Una situazione drammatica – spiega Coldiretti – spinta dal cambiamento climatico che favorisce incendi più frequenti e intensi, con un aumento globale di quelli estremi fino al 14% entro il 2030 e del 50% entro la fine del secolo secondo l’Onu. Una situazione devastante con un 2021 che in Italia ha visto – spiega Coldiretti – ben 150mila ettari di territorio da nord a sud del Paese inceneriti da 659 tempeste di fuoco contro una media storica (fra il 2008 e il 2021) di 265 ogni anno”.

Guardando la serie storica pubblicata su Effis, è stato il 2015 l’anno ‘più clemente’ dal punto di vista degli incendi: ‘solo’ 63 roghi per 7.773 ettari di terreno bruciati. L’annus horribilis, per numero di roghi, è stato invece il 2017 con 781 incendi registrati su tutto il territorio nazionale.

Una dramma che l’Italia è costretta ad affrontare – evidenzia la Coldiretti – perché se da una parte 6 incendi su 10 sono di origine dolosa, con i piromani in azione, dall’altra per effetto della chiusura delle aziende agricole, la maggioranza dei boschi nazionali si trova senza sorveglianza per l’assenza di un agricoltore che possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di un terzo della superficie, per un totale di 11,4 milioni di ettari, è coperta da boschi. Ogni rogo – sottolinea la Coldiretti – costa agli italiani oltre 10.000 euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni”. Peraltro i roghi che devastano le foreste hanno anche l’effetto di aumentare il deficit commerciale nel settore del legno, dove l’industria italiana è prima in Europa, ma importa dall’estero più dell’80% del legname necessario ad alimentare il settore del mobile, della carta e del riscaldamento da fonte rinnovabile proprio in un momento storico in cui con la guerra in Ucraina sono esplosi i costi dell’energia e delle materie prime.

Nadia Bisson

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