(FILES) This file photo taken on April 22, 2022 shows residential buildings with balconies in Rennes, western France. - As a result of lockdown, increased home office, an ageing population and the need for densification, the city of Rennes has made it obligatory to provide all newly built housing with a balcony, a loggia or a terrace. (Photo by Damien MEYER / AFP)
Saranno stati la pandemia, l’isolamento sanitario, l’aumento dello smart working e il bisogno di una vita domestica più sostenibile, ma sta di fatto che l’area metropolitana di Rennes ha preso una decisione decisamente controcorrente. D’ora in avanti tutte le case di nuova costruzione dovranno avere un balcone o un terrazzo di almeno 4 metri quadri. Questo vincolo non si limita agli edifici privati: anche le residenze per studenti, anziani o ostelli per giovani lavoratori devono offrire uno spazio esterno, in questo caso fissato fissato a 3 metri quadri. Il cambiamento degli stili di vita dopo la pandemia, come spiega Laurence Besserve, vicepresidente di Rennes Metropole, è stato determinante nella scelta.
Ma c’è un altro motivo per cui i rappresentanti eletti della metropoli bretone (460.000 abitanti e 43 comuni) hanno deciso di fare il grande passo: le previsioni demografiche. “La popolazione invecchia: resteremo a casa il più a lungo possibile, quindi ci sarà bisogno di spazi interni ed esterni. Conosciamo tutti i benefici dello stare all’aperto“, spiega Besserve, che è anche sindaco di Betton, una cittadina in rapida espansione alle porte di Rennes. Tutta l’area, così come quella di molte altre città occidentali, devono rispondere a una forte impennata demografica, con una previsione di 533.000 abitanti entro il 2035 e la necessità di creare 65.000 nuovi alloggi.
Con la legge Clima e resilienza del 2021 in Francia e la prospettiva di net zero entro il 2050, “sempre più persone vivranno in forme urbane collettive e questo bisogno di spazio all’aperto sta diventando vitale“, sostiene Besserve. La decisione piace molto al mercato immobiliare. “L’esigenza di avere spazi esterni è stata espressa molto dai clienti negli ultimi tempi“, spiega Guillaume Loyer, del gruppo Giboire. Ovviamente questo nuovo standard porterà “necessariamente” un aumento dei prezzi e questo potrebbe rappresentare un problema.
Il sociologo Jean Viard, che da tempo sostiene il “diritto al sole“, accoglie con favore questa iniziativa in una zona “che è sempre stata all’avanguardia in termini di politiche di pianificazione regionale con il concetto di città arcipelago“. “Tutti vogliono poter mangiare al sole, avere una pianta e possibilmente un animale“, ha osservato l’autore di ‘La sacralità del tempo libero’, sottolineando che “molti anziani non escono mai di casa” e purtroppo non hanno più alcun legame con l’aria esterna.
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