“Fa sempre paura l’Iran, perché non ci si può dimenticare il secondo shock petrolifero scatenato dalla sua rivoluzione del 1979, come non possiamo scordarci che teoricamente controlla lo stretto di Hormuz. Da qui passa gran parte del flusso di petrolio che va sul mercato, circa 15 milioni di barili al giorno, su circa 40 scambiati e 102 consumati”. Lo scrive Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, in un suo intervento su La Stampa. E continua: “Il mercato nei giorni scorsi aveva scontato l’attacco iraniano, con prezzi che sono risaliti venerdì a 91 dollari per barile, massimo da sei mesi, circa 15 in più dei minimi di dicembre. La benzina è tornata sopra 1,9 € per litro e il gasolio a 1,8, circa 15 centesimi in più rispetto a dicembre. L’attacco ha confermato l’inconsistenza delle minacce iraniane e ciò dovrebbe fermare la spinta al rialzo, anche perché i fondamentali del mercato sono ribassisti: la Cina consuma poco e la produzione è abbondante”. Per Tabarelli anche il prezzo del gas non subirà scossoni, ma ” tutto tranquillo? No, perché l’incertezza domina e una guerra su larga scala, per quanto improbabile, avrebbe effetti devastanti, perché ancora oggi, come 50 anni fa, il mondo dipende dall’oro nero; un brivido sufficiente a tenere su i prezzi”.
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