Il ceo Antonio Filosa lo aveva ribadito due giorni fa: “L’impegno di Stellantis con l’Italia non è in discussione” e “lo stiamo dimostrando con fatti concreti”. Alla vigilia delle presentazione dei conti trimestrali del gruppo, l’avvio della produzione della Nuova Jeep Compass a Melfi va proprio in questa direzione. Nel 2014 l’impianto è diventato il primo sito di produzione Jeep al di fuori del Nord America, producendo inizialmente la Renegade e successivamente la Compass, comprese le pionieristiche versioni ibride plug-in 4xe. Da allora, oltre 2,3 milioni di veicoli Jeep sono usciti dalle sue linee.
“Questo impianto, con i suoi oltre 30 anni di storia e 8,3 milioni di vetture prodotte ad oggi, gioca un ruolo di primo piano per le nostre attività italiane”, dice Antonella Bruno, Managing Director di Stellantis in Italia, durante l’evento che si è svolto proprio all’interno del sito per lanciare la produzione. “Quello che avevamo promesso in questo impianto lo abbiamo realizzato”, ha aggiunto. Il prossimo anno qui arriveranno anche un nuovo modello DS e la nuova Lancia Gamma, modelli che appartengono al segmento CSuv, che oggi in rappresenta il 25% delle vendite totali in Europa, “che garantiranno un futuro importante allo stabilimento”. Per il governatore della Regione Basilicata, Vito Bardi, l’avvio della produzione a Melfi“è un segnale di fiducia, di continuità e di prospettiva per l’intero territorio lucano”.
Le unità prodotte qui saranno commercializzate in 60 Paesi in tutto il mondo in Europa, Medio Oriente e Africa, Asia, Australia e Nuova Zelanda.
La decisione di portare la nuova Compass a Melfi “rafforza ulteriormente l’impegno di Jeep verso una produzione europea localizzata”, spiega Luigi Barbieri, Melfi Plant Manager di Stellantis. Importante, ha spiegato, sono “l’automazione all’avanguardia” e “le attività che facciamo per la sostenibilità, mettendo in evidenza il ruolo strategico di Melfi nella roadmap di riduzione delle emissioni”. Qui, grazie a una linea di assemblaggio ultra-flessibile, l’impianto è capace di adattarsi in tempo reale alla domanda del mercato, adeguando il mix di veicoli prodotti, fino al 100% Bev se necessario.
Per la Fiom-Cgil l’avvio della produzione “è indubbiamente una notizia positiva, ma che ancora non risponde in maniera definitiva alle richieste da noi avanzate nel corso degli ultimi mesi per dare risposte concrete ad un territorio che vive da anni una profonda crisi che coinvolge oltre al sito anche tutto l’indotto”, spiega il segretario nazionale, Samuele Lodi. Anche per la Uilm si tratta di “un primo segnale di speranza per il futuro dello stabilimento“, ma “ci aspettiamo – dicono Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, e Gianluca Ficco, Segretario nazionale e Responsabile del settore automotive – che Filosa traduca in fatti concreti gli impegni che si è assunto nell’ultimo incontro a Torino”.
Sul piatto, infatti, resta il tema della decarbonizzazione del settore e delle norme europee, “troppo rigide” e non in linea con il mercato, come ribadito più volte da Filosa e dagli stessi sindacati. La sfida dell’elettrificazione, ricorda Antonella Bruno, “nei termini in cui è stata posta, appare insostenibile perché gli obiettivi di decarbonizzazione sono disallineati rispetto alle dinamiche di mercato e dell’industria europea”. Il nostro Paese, assicura “è in prima linea in Europa per indirizzare al meglio queste sfide, ma molto è ancora da fare e il fattore tempo è tutt’altro che secondario. Abbiamo bisogno di regole chiare e pragmatiche”.
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