GUIDO CROSETTO MINISTRO DELLE DIFESA
L’Italia non è pronta ad affrontare le crescenti minacce mondiali, tantomeno da sola e con il numero attuale di uomini nelle forze armate. Ne è convinto Guido Crosetto, che vola a Parigi per incontrare la ministra delle Forze Armate, Catherine Vautrin.
Al centro c’è il tema dell’Ucraina e del piano di pace che l’Europa sta cercando di migliorare per renderlo “il più giusto possibile” e discuterlo poi con la Russia, perché, ricorda il ministro della Difesa, “chi si è sempre opposto a un piano di pace o a una tregua è stata la Russia”. E poi, insiste, la sicurezza dell’Ucraina è “parte della sicurezza europea e l’Europa esiste se le grandi nazioni europee cooperano tra di loro per costruirla, soprattutto quando si parla di difesa e deterrenza”.
Guardando oltre però, per il governo l’Italia e deve avere più uomini e mezzi da mettere in campo. Come hanno già fatto Germania e Francia, “anche noi dovremmo fare una riflessione” sul ripristino della leva militare, scandisce. Una riflessione che, spiega, “in qualche modo archivi le scelte fatte di riduzione dello strumento militare, ci sono motivi di sicurezza che rendono importante farlo”. L’idea è quella di portare il discorso in Parlamento con un disegno di legge. “Le regole in questo settore devono essere il più condivise possibili”, osserva Crosetto, che pensa a una ‘traccia’ che il Ministero della Difesa porterà in Consiglio dei Ministri e poi in Parlamento perché venga “discussa, aumentata, integrata e costruisca uno strumento di difesa per il futuro che ha bisogno non soltanto di più uomini, ma anche di regole diverse”.
Negli anni scorsi, riflette il ministro, sono stati costruiti modelli in Italia, in Germania, in Francia, che riducevano il numero dei militari, ma, insiste, “in questa nuova situazione tutte le nazioni europee mettono in discussione quei modelli che avevamo costruito 10-15 anni fa e tutti stanno pensando di aumentare il numero delle forze armate. Ognuno ha un suo approccio diverso, alcuni hanno addirittura ripristinato la leva”. Il ministro parla per l’Italia di uno schema su base volontaria.
Che però, fa notare Angelo Bonelli, esiste già. Il leader di Avs accusa il governo di stare trasformando l’Italia in una “vera e propria economia di guerra”, prima con la scelta di destinare il 5% del Pil alla spesa militare e “sottrarre, nei prossimi anni, centinaia di miliardi di euro alle vere priorità del Paese”. Ora, denuncia Bonelli, la proposta di reintrodurre la leva – abolita nel 2005 – rappresenta un “salto all’indietro” che va nella stessa direzione: “quella di trasformare i nostri giovani in soldati invece che in medici, insegnanti, ingegneri, educatori”. In Italia, ricorda, esiste già un esercito operativo e l’arruolamento avviene su base volontaria. Allora, domanda, “cosa significa voler riesumare la leva? Perché imporre la divisa a una generazione che chiede futuro, lavoro dignitoso, diritti e non militarizzazione?“. L’Italia secondo il Global Firepower Index, è la decima potenza militare mondiale e dispone di una delle maggiori capacità militari. “Noi diciamo con forza che questa strada non è percorribile – tuona il deputato ecologista –, non in nostro nome e non con il nostro voto”.
“Qui si continua a parlare solo di piani di guerra, leva, riarmo, enormi aumenti delle spese militari. Ma non è bastato il fallimento di questi 3 anni e mezzo?“, scrive Giuseppe Conte su Facebook. Il presidente del M5S parla di anni in cui l’Italia con l’Europa ha “scommesso sulla vittoria militare dell’Ucraina a suon di riarmo e invii militari, anziché puntare sui negoziati sin da subito. Avremmo evitato tanti morti, ottenuto condizioni più favorevoli per l’Ucraina ed evitato danni economici enormi per l’economia europea e italiana. Piuttosto che aprire un canale diplomatico siete ormai solo concentrati a preparare la guerra. Fermatevi”, implora.
“Reintrodurre la leva è complicato”, sottolinea il presidente della Commissione Difesa della Camera, in quota Lega, Nino Minardo. Ma ammette: “C’è un tema degli organici delle Forze armate, oggi sotto-dimensionati rispetto alle necessità operative, anche ordinarie”. Per il nostro Paese, “il modello della Riserva volontaria appare oggi il più vicino alle reali esigenze italiane, ed è su questo che la Commissione Difesa si è concentrata”, scandisce, ritenendo utile parallelamente valutare anche la reintroduzione dei carabinieri ausiliari.
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