La manovra del governo è “del tutto inadeguata“. Per questo, Cgil e Uil proclamano 8 ore di sciopero generale, con manifestazioni territoriali, per venerdì 29 novembre. L’annuncio, dei segretari generali Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri avviene in conferenza stampa, nella sede della Uil, a pochi giorni dalla convocazione dei sindacati a Palazzo Chigi, martedì 5 novembre.
“C’è un piccolissimo pregiudizio da parte di Cgil e Uil“, risponde la premier, Giorgia Meloni, lamentando di aver già ascoltato le loro richieste. “Volevano la diminuzione del precariato ed è diminuito, l’aumento dell’occupazione, più soldi sulla sanità e abbiamo messo più soldi sulla sanità. Se nonostante questo confermano lo sciopero non siamo più nel merito“, tuona nello studio di Bruno Vespa.
Anche la Lega reagisce: “Due sindacati italiani di estrema sinistra scioperano contro l’aumento dello stipendio per 14 milioni di lavoratori dipendenti fino a 40.000 euro di reddito? Ridicoli“, sferza il partito di Matteo Salvini, che ringrazia “quei rappresentanti dei lavoratori che, seppur a volte critici nell’interesse dei loro iscritti, fanno delle proposte e non solo proteste”.
Al tavolo della conferenza di Cgil e Uil manca il leader della Cisl, Luigi Sbarra. “Perché non è al tavolo di questa conferenza? Mi pare abbia detto che la manovra va bene, ci sono differenti valutazioni evidentemente“, la stoccata di Landini. Che il segretario di Cisl non incassa: “A Maurizio Landini consigliamo vivamente di rivestire i panni del sindacalista e di smetterla di fare da traino a un’opposizione politica che non ha davvero bisogno di collateralismi”, risponde da Firenze a margine del Consiglio Generale della Cisl Toscana.
La mobilitazione è stata indetta per chiedere di cambiare “profondamente” la manovra, rivendicare l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni e il finanziamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali. “Abbiamo aspettato“, spiega Bombardieri, “abbiamo studiato il testo consegnato alle Camere, le valutazioni che facciamo ci portano a proclamare lo sciopero“. Il sindacalista lamenta una convocazione tardiva a Palazzo Chigi, martedì 5 novembre, quando ci saranno ormai con pochi margini di cambiamento. Ma assicura: “Se il Governo dovesse accettare le nostre proposte, siamo pronti a rivedere lo sciopero“. Più tranchant Landini: “Il governo ci ha convocati a cose fatte, ma noi chiediamo che siano operati dei cambiamenti profondi e radicali, a partire da una profonda riforma fiscale“. Perché, osserva, far quadrare i conti “si può agire anche sulle entrare“. Cioè, appunto, con una riforma fiscale che è “il contrario di quella che sta portando avanti il governo e che non è stata discussa con nessuno“. Il segretario della Cgil ricorda che la legge di Bilancio è legata alla scelta politica che il governo ha fatto di presentare all’Europa un Piano Strutturale che “vincola il Paese a sette anni di tagli alla spesa pubblica“.
Anche il taglio del cuneo fiscale reso strutturale viene ridimensionato dai sindacalisti. “E’ la Fontana di trevi venduta da Totò: sono tre anni che lo rinnovano“, ironizza il leader della Uil. “E’ vero, è stato strutturato. Ma dobbiamo dire che il fatto che diventi strutturale non comporta l’aumento nemmeno di un euro dei salari in busta paga”, aggiunge.
Alle richieste fatte dalle parti sociali, invece, non c’è stata risposta, denunciano i segretari, né sulla detassazione degli aumenti contrattuali, né sugli aumenti per sanità, scuola, spesa sociale. E poi, ricorda Landini: “Il taglio del cuneo ce lo stiamo pagando noi con gli interessi, perché il cuneo costa 12 miliardi”.
Molto grave, tra le misure in manovra, è giudicato il taglio da 4,6 miliardi del fondo auto: “E’ una cosa che grida vendetta“, secondo Landini. Questo taglio, precisa, non è uno sgarbo a Stellantis, ma “un pugno in faccia a un settore strategico del nostro Paese“. Su questo punto i sindacati si dicono pronti a scrivere assieme alla categoria: “Serve che la presidenza del Consiglio convochi i sindacati con il gruppo e le aziende della componentistica, perché è necessario a partire da questo settore, che ci siano politiche industriali degne di questo nome“.
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