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RePowerEU, il piano Ue da 300 mld per l’indipendenza energetica dalla Russia

Diversificare i fornitori di energia, abbattere i consumi energetici nelle case e nelle industrie ad alta intensità (le energivore) attraverso l’efficienza e aumentare la capacità di energia rinnovabile nel mix dell’Unione. Sono questi i tre pilastri del piano dell’Unione Europea ‘RePowerEU’ per azzerare la dipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2027, annunciato lo scorso 8 marzo e presentato mercoledì nei dettagli dalla Commissione Europea.

Azioni e risorse finanziarie con l’obiettivo di rendere il sistema energetico dell’Ue più resiliente di fronte a crisi come quella trainata dalla guerra in Ucraina, ma anche fermare le importazioni di combustibili fossili russi, che stanno alimentando la guerra e il Cremlino. “Oggi portiamo la nostra ambizione a un altro livello per assicurarci di diventare quanto prima indipendenti dai combustibili fossili russi”, ha affermato la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, scesa in conferenza stampa per annunciare il piano. Secondo le stime di Bruxelles, mettendo in atto tutte le misure del piano l’Ue sarà in grado di liberarsi di almeno 155 miliardi di metri cubi di gas fossile, che è pari al volume (di gas) importato dalla Russia nel 2021. Quasi due terzi di questa riduzione può essere ottenuta entro la fine del 2022.

Von der Leyen ha stimato che saranno mobilitati quasi 300 miliardi di euro, di cui circa 72 miliardi in sovvenzioni e 225 miliardi in prestiti: il 95% dei finanziamenti “andrà a sostenere la transizione verde per le rinnovabili”. Nel piano, Bruxelles ha stimato che avrà bisogno di ulteriori 210 miliardi di euro di investimenti fino al 2027, che dovranno arrivare sia dal pubblico che dal privato. Circa 225 miliardi di euro di prestiti ancora non utilizzati dallo strumento di ripresa e resilienza (Recovery and resilience facility) varato per il COVID saranno incanalati a sostegno di queste misure, quindi investimenti per rinnovabili e risparmio energetico. Altri 20 miliardi di euro di sovvenzioni arriveranno dalla vendita all’asta di quote di carbonio del sistema di scambio di emissioni dell’UE – il sistema ETS – che oggi sono ferme nella riserva di Stabilità del Mercato. Attraverso l’attuale quadro finanziario (2021-2027), la Commissione intende inoltre dirottare una parte dei fondi della politica di coesione (circa 100 miliardi di euro) e della politica agricola comune, la PAC (circa 7,5 miliardi) per investire in energie rinnovabili, idrogeno e infrastrutture. In autunno la Commissione raddoppierà i fondi disponibili per il bando 2022 del Fondo per l’innovazione, portandoli a circa 3 miliardi di euro.

Per abbattere i consumi energetici, la Commissione propone di rafforzare le misure di efficienza a lungo termine, compreso un aumento dal 9% al 13% dell’obiettivo vincolante contenuto nella revisione della direttiva efficienza proposta a luglio 2021 nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”. In una comunicazione specifica dedicata al “risparmio energetico” Bruxelles descrive in dettaglio i cambiamenti comportamentali a breve termine che potrebbero ridurre la domanda di gas e petrolio del 5% e incoraggia gli Stati membri ad avviare campagne di comunicazione specifiche rivolte alle famiglie e all’industria e a utilizzare misure fiscali per il risparmio.

A lungo termine, l’Esecutivo comunitario vuole che l’energia rinnovabile – solare ed eolica – producano almeno il 66% dell’elettricità nel mix complessivo, raddoppiando la quota attuale del 33%. Per questo ha proposto anche di aumentare l’obiettivo principale per il 2030 per le energie rinnovabili dal 40% al 45% (anche questo target proposto neanche un anno fa nel pacchetto ‘Fit for 55’) e previsto una strategia dedicata al solare per raddoppiare la capacità solare fotovoltaica entro il 2025 e installare almeno 600 Gigawatt entro il 2030.

Bruxelles fissa a 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di importazioni entro il 2030 l’obiettivo per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi e sostituire il gas naturale, il carbone e il petrolio nelle industrie e nei settori dei trasporti difficili da decarbonizzare. Per accelerare la diffusione di idrogeno verde su larga scala, la Commissione ha stanziato 200 milioni di euro per la ricerca e pubblicherà nelle prossime settimane due atti delegati sulla definizione e la produzione di idrogeno rinnovabile “per garantire che la produzione porti a una decarbonizzazione netta”, si legge nella comunicazione. Per portare la produzione di biometano ad almeno 35 miliardi di metri cubi entro il 2030, lancerà un piano d’azione e una nuova partnership industriale con incentivi finanziari che arriveranno soprattutto dalla nuova PAC.

Nelle prossime settimane Bruxelles presenterà la sua proposta per un meccanismo per gli acquisti congiunti di gas a livello comunitario, ispirato a quanto ha fatto con gli appalti congiunti per comprare i vaccini anti-Covid e scongiurare concorrenza tra gli Stati membri. Sarà aperto anche al vicinato, dall’Ucraina alla Moldavia. “In questo modo, possiamo proteggere le importazioni di cui abbiamo bisogno, senza concorrenza tra gli Stati membri”, ha spiegato von der Leyen. Non solo idrogeno e gas verdi. Bruxelles riconosce nel piano di dover prolungare nel tempo lo sfruttamento di centrali a carbone e nucleare per la produzione di energia elettrica che arrivi da fonti alternative al gas. La Commissione stima che l’energia prodotta da carbone dovrà aumentare a 100 terawattora (tWh), il 5% in più rispetto a quanto corrisponde attualmente e dal nucleare fino a 44 TWh. Fonti comunitarie assicurano che si tratterà di una misura limitata nel tempo e soprattutto non richiederà investimenti in nuove infrastrutture, quindi nuove centrali.

Nadia Bisson

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