Il cambiamento climatico incide sulle decisioni a tutti i livelli dell’economia globale, dai governi alle aziende e agli individui. L’energia rinnovabile rappresenta un driver fondamentale per i piani globali di decarbonizzazione, in particolare la capacità per ampi settori dell’economia di sfruttare sempre di più le fonti rinnovabili variabili come l’eolico e il solare. Oggi, tutte le forme di energia rinnovabile (compresi l’energia idroelettrica e il nucleare) rappresentano poco meno del 40% dell’elettricità totale prodotta a livello globale. Ciò è ascrivibile ad una riduzione esponenziale dei costi delle energie rinnovabili, ottenuta inizialmente grazie al sostegno politico e alla necessità di ridurre le emissioni. Tuttavia, “l’effetto palla di neve e l’entità di questo aumento delle energie rinnovabili non erano stati previsti“. A spiegarlo è Benjamin Kelly, analista senior, Ricerca globale di Columbia Threadneedle Investments.
Del resto, l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), afferma l’esperto, “ha sistematicamente sottostimato la quantità di elettricità generata dall’energia solare negli ultimi 20 anni“. Nel 2009 prevedeva che entro il 2015 sarebbero stati installati 5GW di energia solare a livello globale. La cifra effettiva per il 2009 è risultata essere di 8GW. Nel 2010 la previsione per il 2015 è stata aggiornata a 8GW e nel 2011 a 11GW. Nel 2012 l’IEA ha ulteriormente rivisto le sue previsioni per il 2015, questa volta a 24GW, e nel 2014 le previsioni per il 2015 erano di 35GW di capacità solare. Alla fine la capacità effettiva installata entro il 2015 è stata di 56GW. “Questa tendenza a sottostimare i dati – dice Kelly – è proseguita e nel 2019 la previsione di crescita annuale per il 2020 era sbagliata del 100%“. Il ragionamento dell’analista è chiaro: gli individui hanno sempre sottostimato il ritmo dei progressi tecnologici ed è accaduto anche sul fronte dell’energia.
Colpa dei “pregiudizi” che “possono influenzare le decisioni politiche e di investimento, sovrastimando i costi della transizione energetica e sottovalutando il potenziale di cambiamento non lineare e dirompente. I modelli che spesso sostanziano le decisioni politiche si basano regolarmente su ipotesi che non riescono a cogliere la natura esponenziale del cambiamento tecnologico“. Le previsioni dell’IEA sono un ottimo esempio.
Nel concreto, infatti, ricorda l’esperto, “le previsioni dell’industria e degli analisti sui costi e sulle capacità necessarie per la decarbonizzazione dell’economia globale sono state regolarmente battute dai progressi effettivi“.
Quando nel 2015 è stato firmato l’Accordo di Parigi, l’IEA riteneva che nel 2040 il costo dell’energia solare sarebbe stato ancora superiore a quello dell’elettricità fossile e prevedeva una capacità installata totale di 360 GW di energia solare entro il 2020. “Entrambe queste previsioni – dice Kelly – sono state smentite dai fatti: prima del 2020, il 90% dell’elettricità di nuova produzione proveniva da fonti rinnovabili più economiche dei combustibili fossili ed erano stati installati 710 GW di capacità di energia solare, quasi il doppio rispetto alle stime del 2015″.
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