Imballaggi, sistema Conai contribuisce al Pil per 2 mld di euro all’anno

Il 76,7% degli imballaggi viene riciclato. Significa 10,7 milioni di tonnellate di riciclo effettivo, e un risparmio di materie prime da 12,2 milioni di tonnellate. Tradotto in termini semplici: fanno 830 ‘torri di Pisa’ messe insieme. “Sono numeri che fino a trent’anni fa, quando abbiamo incominciato, sembravano un traguardo impossibile” dice la direttrice generale di Conai Simona Fontana, “l’abbiamo raggiunto grazie all’innovazione e alla tecnologia”. Oggi il Consorzio nazionale imballaggi ha presentato a Milano l’edizione 2025 del suo rapporto integrato di sostenibilità, che, come ogni anno, quantifica i benefici economici e ambientali del riciclo in Italia.

Benefici che si vedono anche sull’energia primaria: il risparmio in un anno vale 55 TWh, cioè l’equivalente del 50% dei consumi delle famiglie italiane. Infine, utilizzare e produrre materiale secondario ha anche impatto su emissioni climalteranti, Conai calcola 22,4 milioni di tonnellate di CO2 evitate, pari a 9mila voli in aereo intorno al mondo.

I benefici generati vengono poi distribuiti sulla filiera: nel 2024 ai Comuni sono stati riconosciuti 789 milioni di euro – fondi che a loro volta sostengono la raccolta differenziata – mentre 20 milioni di euro sono destinati agli operatori per il ritiro degli imballi, e 521 milioni di euro a operatori per trattamento riciclo e recupero.

“Se allarghiamo poi la prospettiva” continua Simona Fontana, “vediamo come il sistema abbia un effetto moltiplicatore sul tessuto socio-economico del Paese”. Secondo il rapporto, il sistema genera 3,8 miliardi di euro a partire da un euro di contributo ambientale (Cac), e produce un contributo al Pil italiano di 2 miliardi di euro. Oltre a un impatto sull’occupazione di 24.888 posti di lavoro. “Ogni euro di contributo ambientale genera valore che si moltiplica nel Paese, dimostrando che la sostenibilità può essere non solo doverosa, ma anche straordinariamente produttiva” ha commentato il presidente del Conai Ignazio Capuano. “Ambiente e competitività non sono in contrasto: il riciclo è una vera infrastruttura industriale nazionale, capace di produrre benefici economici, occupazionali e ambientali”.

“I numeri presentati oggi confermano che il riciclo non è solo una scelta ambientale ma è una politica industriale” ha detto Vannia Gava, viceministra dell’Ambiente e della sicurezza energetica, “sono traguardi che vanno portati avanti ma soprattutto consolidati attraverso iniziative di sostegno e sviluppo”.

Non mancano però difficoltà e sfide. In particolare per quanto riguarda l’energia: “il costo è molto alto in Italia rispetto ad altri paesi” ha commentato il presidente Capuano, “ma altre difficoltà arrivano dalla disponibilità di materiale (e di materie prime critiche)” oltre che il tema del libero commercio: “Ci sono beni e prodotti che arrivano da Paesi che seguono regole diverse dalle nostre: noi ci imponiamo di essere ambientalmente molto sostenibili e di garantire grande rispetto per ambiente e persone. Altri paesi non lo fanno”.

In aiuto arriva la linea tracciata dalla viceministra Vannia Gava, che espone le iniziative mirate a sostenere e sviluppare la competitività di un settore energivoro e sottoposto a forte concorrenza. “In questa direzione va l’Energy Release, appena operativo, che garantirà energia rinnovabile a prezzo stabile alle imprese più energivore” ha detto. “Continuiamo inoltre a contribuire al Circular Economy Act, per costruire un mercato unico delle materie prime seconde, semplificare norme e autorizzazioni e incentivare l’utilizzo di materiali riciclati. A livello nazionale prosegue il confronto con gli operatori, dal tavolo sulla plastica alla sperimentazione dei certificati bianchi per l’economia circolare. Il sistema italiano del riciclo è un modello riconosciuto in Europa e il Governo è impegnato a sostenerlo, rimuovendo ostacoli e creando condizioni di crescita”.

Il rapporto condensa poi una serie di raccomandazioni per affrontare il futuro. Un pilastro rilevante riguarda la promozione dell’innovazione e delle partnership, insieme all’integrazione sempre più stretta tra transizione verde e trasformazione digitale, considerate una leva unica per sostenere una crescita competitiva e duratura. A ciò si affianca la necessità di prestare particolare attenzione alle piccole e medie imprese, garantendo loro un accesso più semplice agli strumenti finanziari necessari per affrontare la transizione ecologica. Parallelamente, la valorizzazione della formazione e della conoscenza si conferma un motore decisivo di competitività per le filiere, mentre il rafforzamento del ruolo delle amministrazioni locali è ritenuto essenziale per assicurare l’implementazione efficace delle politiche di sostenibilità sui territori.

Elena Fois

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