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Stella McCartney: pelle di fungo e pellicce vegane, un inno a Madre Natura

Love your mother…nature” scrive Stella McCartney su Instagram nel giorno della festa della mamma. Una foto in bianco e nero ritrae la scomparsa Linda Eastman, sua madre, giovane, su un cavallo senza sella in un campo di margherite in fiore. “Era accanto alla nostra casa nell’East Sussex”, racconta la stilista inglese. “Ci tornava ogni anno, lo amava perché non era contaminato né coltivato quel piccolo, prezioso, angolo di Terra”.

Nel lavoro di Stella tutto è un inno alla natura e all’uomo, sin dalla nascita del brand, nel 2001. Nessuna, presa di coscienza in corsa. La sua azienda ha un manifesto in cui si definisce sostenibile con “valori audaci”, protagonista, “attivista” del cambiamento: “Ci alziamo e parliamo per la Madre Terra, i nostri compagni animali e in solidarietà con tutti gli esseri umani”. Sostenitrice del salario equo per tutta la filiera, la sua posizione non è mai cambiata, punta a a costruire catene di fornitori moderne e “resilienti” che forniscano posti di lavoro “desiderabili”, rafforzino la voce dei lavoratori e sostengano i gruppi vulnerabili.

Quello che fa è creare tendenza con prodotti che impattino il meno possibile sull’ambiente.

La timeline degli impegni presi è stata costante e continua, senza grandi buchi temporali, ogni anno un passo in più e sempre prima dei competitor, studiando materiali innovativi per veri e propri oggetti del desiderio.

Dal primo giorno, 21 anni fa, ha eliminato non solo la pelliccia, ma anche la pelle e le piume. Dal 2008 utilizza solo cotone biologico. Dal 2010 non produce nulla che contenga Pvc. Nel 2012 ha introdotto il bio-acetato nella linea degli occhiali, iniziato a usare poliestere riciclato. Dello stesso anno è il programma il ‘Clean by Design’ nei suoi stabilimenti, dove ha bandito le bottiglie d’acqua di plastica, assicurato che tutto il legno in azienda fosse certificato in modo sostenibile, aderito all’Ethical Trading Initiative.

Nel 2013 ha smesso di utilizzare lana d’angora, introdotto l’eco ‘Alter Nappa’ e, continuando a pensare agli edifici, ha fatto montare pannelli solari e luci led anche nei negozi. Nel 2016 ha iniziato a produrre il 100% di viscosa sostenibile e ha smesso di usare il cashmere vergine. Dell’anno successivo è il primo capo in ‘Microsilk’ di Bolt Threads e l’introduzione del nylon riciclato ‘Econyl’. Nel 2018 ha bandito l’uso della lana mohair, lanciato la sneaker ‘Loop’, in Econyl, e la prima Stan Smith vegana, creando poi la prima borsa in pelle di fungo Mylo di Bolt Thread. L’idea della borsa in pelle di fungo sarà poi ripresa da Hermes che, lo scorso anno, ha annunciato il lancio di una versione dell’iconica Victoria bag.

Nel 2019, Adidas by Stella McCartney ha messo in commercio i primi capi realizzati con il filato ‘NuCycle’ di Evrnu e Koba Fur Free fur, la prima pelliccia ecologica prodotta con ingredienti vegetali.

Nel 2020 ha fatto il suo debutto il denim elasticizzato biodegradabile ‘Coreva’, le bio-lenti negli occhiali, le montature in bio-acetato anche negli occhiali Stella Kids e Stellawear, che fonde lingerie e costumi da bagno, realizzata in nylon rigenerato Aquafil Econyl ed elastan ROICA. Infine, dello scorso anno, dopo le borse, è il lancio dei primi capi al mondo realizzati con la pelle di fungo e della linea Air Slide, creata con scarti di lavorazione riciclati provenienti direttamente dalle industrie. Un passo verso una moda circolare e senza sprechi.

Nadia Bisson

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