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Forte produzione, crollo prezzi e concorrenza asiatica: l’estate nera delle patate

La patata europea non tira più? Il mercato del tubero più consumato al mondo sta vivendo un crollo storico dei prezzi, mettendo a dura prova l’intera filiera, dai coltivatori ai trasformatori. Secondo l’agenzia Mintec, i prezzi delle patate nel Regno Unito e in Europa sono diminuiti drasticamente negli ultimi mesi a causa dell’accumulo di scorte da parte degli agricoltori, del calo dei consumi e della limitazione degli acquisti sul mercato libero, con molti acquirenti già coperti da contratti.

Il confronto con lo scorso anno è impietoso: i prezzi, allora spinti in alto da un’offerta limitata, oggi sono precipitati fino al 70% in meno nei confronti di un anno fa. La situazione è resa ancora più complessa dal deterioramento della qualità dei raccolti, in particolare nelle aree colpite da siccità, e dal fatto che alcune colture, piantate in anticipo, stanno ora invecchiando rapidamente. Ma a determinare questa pressione senza precedenti sui prezzi è anche la superficie coltivata, stando a una ricerca della società olandese, Dca Market Intelligence: nell’Unione europea è aumentata del 5,5% rispetto all’anno precedente, portando a previsioni di un raccolto molto abbondante.

I dati più recenti mostrano che Francia, Germania, Belgio e Paesi Bassi – i quattro principali produttori europei di patate da trasformazione – hanno aumentato le superfici coltivate fino a superare i 600.000 ettari, con una crescita del 7,5%. A rendere il tutto ancora più instabile è il fatto che buona parte di queste nuove coltivazioni è stata avviata senza contratti, spinta dalle aspettative di alta domanda da parte dei trasformatori.

Tuttavia, nel frattempo, il mercato libero è crollato e le aziende di trasformazione hanno ridotto gli acquisti contrattuali. Con queste premesse, il raccolto potrebbe superare i 25 milioni di tonnellate, se non addirittura avvicinarsi ai 30 milioni, in uno scenario che rischia di sbilanciare completamente la domanda e l’offerta.

Anche sul fronte dell’export, l’industria europea delle patatine fritte non gode di buona salute. Nonostante una crescita globale della domanda di oltre il 4%, l’Europa sta perdendo terreno nei mercati chiave. Se la Francia ha visto un aumento delle esportazioni del 30%, il Belgio ha registrato un calo del 6,6% e la Germania è rimasta stabile. I Paesi Bassi, pur avendo ampliato la capacità di lavorazione, hanno segnato solo un modesto +3,6%, sottolinea Dca Market Intelligence.

A complicare ulteriormente il quadro, la concorrenza internazionale è diventata sempre più agguerrita: India, Cina ed Egitto stanno investendo massicciamente nella trasformazione e nell’export, offrendo prodotti a qualità competitiva e a prezzi più bassi. Le esportazioni indiane sono aumentate del 35% e quelle cinesi addirittura del 75% nell’ultimo anno.

dario.borriello

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