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L’Inflazione scende in Europa, in Italia invece no. Ecco spiegato il perché

Stabile a novembre l’inflazione in Italia anche se rimane a livelli che non si vedevano dal 1984.
“Dopo la brusca accelerazione di ottobre, a novembre l’inflazione, che rimane a livelli che non si vedevano da marzo 1984 (quando fu +11,9%), è stabile. I prezzi di alcune componenti, che ne avevano sostenuto l’ascesa, tra cui gli energetici non regolamentati e in misura minore gli alimentari non lavorati, rallentano su base annua, mentre quelli di altre componenti continuano ad accelerare, tra cui gli energetici regolamentati e in misura minore gli alimentari lavorati. Anche i prezzi del carrello della spesa accelerano ma di poco. Se nei prossimi mesi continuasse la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime, il fuoco dell’inflazione, che ha caratterizzato sin qui l’anno in corso, potrebbe iniziare a ritirarsi”. Commenta così l’Istat la stima preliminare flash sull’inflazione, che ha visto i prezzi crescere dello 0,5% rispetto ad ottobre, contro attese di un +0,2%, e dell’11,8% nei confronti di novembre 2021, la stessa percentuale dello scorso mese. Per le associazioni dei consumatori una famiglia tipo spenderà mille euro in più solo per il cibo, mentre le organizzazioni imprenditoriali lanciano l’allarme consumi in vista del Natale ma soprattutto verso il 2023.
Secondo l’Istat l’aumento mensile del tasso d’inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (+3%) – nonostante la diminuzione nel mercato tutelato delle bollette del gas, – degli Energetici non regolamentati (+2,2%), degli Alimentari lavorati (+1,5%) e dei Beni non durevoli (+0,6%). In calo invece, a causa per lo più di fattori stagionali, i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-0,2%). Anno su anno continua a essere più caro il famoso carrello della spesa: i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una accelerazione su base tendenziale (da +12,6% a +12,8%), mentre rallentano, al contrario, quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,9% a +8,8%). E sempre 2022 su 2021 va segnalato che l’inflazione ‘di fondo’, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,3% a +5,7% e quella al netto dei soli beni energetici sale da +5,9% a +6,1%.
Stabili congiunturalmente i prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +12,9% a +11,3% anno su anno), a causa della decelerazione dei vegetali (da +25,1% a +14,8%; -4,9% su base mensile), mentre accelerano quelli della frutta (da +6,4% a +6,9%; +3,4% rispetto a ottobre).
Andamenti in accelerazione si osservano per i prezzi del gas di città e nel mercato tutelato (da +3,4% a +13,4%; +9,8 rispetto al mese precedente), per i prezzi degli alimentari lavorati (da +13,3% a +14,4%; +1,5 su base mensile) e di ristoranti e bar (da +6,6% a +7,3%; +0,9% il congiunturale).
Proprio l’incremento di quasi il 10% del prezzo del gas rispetto ad ottobre, nonostante il crollo della quotazione all’ingrosso della materia prima e l’abbassamento delle bollette nel mercato tutelato, fa sì che in Italia l’inflazione continui ancora a salire. Nel resto d’Europa invece, mese su mese, il caro-vita è sceso nei principali Paesi: -0,5% in Germania, +0,4% in Francia (con un annuale però di +6,2% rispetto al +11,8% italiano) e -0,1% in Spagna.
Infatti l’Eurostat certifica che su base mensile l’indice dei prezzi al consumo nella Ue ha mostrato una flessione dello 0,1% rispetto al +1,5% dello scorso mese, mentre anno su anno l’inflazione è salita del +10% contro attese ferme al +10,4% e un dato precedente al +10,6%.

Vittorio Oreggia

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