Bene, ma non benissimo. Nonostante alcuni segnali positivi sul fronte delle emissioni di gas serra, l’Italia resta in ritardo nella gestione delle risorse ambientali e idriche. A dirlo è il rapporto 2025 “Noi Italia” diffuso dall’Istat, che traccia un quadro articolato ma per certi versi ancora critico.
Nel 2023, le emissioni di gas serra prodotte dal sistema economico italiano si sono attestate a 399 milioni di tonnellate di Co2, in calo rispetto all’anno precedente. Anche quelle complessive sul territorio nazionale sono diminuite del 7,3% rispetto al 2022, segnando una riduzione del 26% rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, il miglioramento sul piano delle emissioni non basta a compensare altre fragilità strutturali specie in ambito urbano e idrico. L’inquinamento atmosferico, intanto, continua a rappresentare uno dei principali problemi percepiti dai cittadini, in particolare nelle aree metropolitane.
Secondo l’Istat, nel 2024 il 40,6% delle famiglie italiane ritiene che l’aria della propria zona sia inquinata, con percentuali che salgono sensibilmente in Lombardia e Campania, dove si registrano rispettivamente il 57,2% e il 48,1% di segnalazioni. Anche gli odori sgradevoli vengono lamentati da quasi un quinto delle famiglie, con picchi in Campania (29%) e Puglia (27,5%). E’ però soprattutto sul fronte dell’acqua che emergono dati allarmanti.
Nonostante un leggero calo nei volumi prelevati, l’Italia continua a detenere il primato europeo per quantità di acqua dolce estratta per uso potabile, con oltre 9 miliardi di metri cubi nel 2022. Il problema è che una porzione significativa di questa risorsa non arriva mai agli utenti: il 42,4% dell’acqua immessa nella rete va perduta lungo il tragitto, una dispersione che sarebbe sufficiente a soddisfare i bisogni idrici di oltre 43 milioni di persone in un anno. Inoltre, 13 comuni italiani – in cui vivono circa 58.000 persone – risultano del tutto privi di un servizio pubblico di distribuzione dell’acqua potabile. Anche il sistema fognario e di depurazione mostra evidenti lacune.
Circa 6,6 milioni di residenti non sono allacciati alla rete fognaria pubblica e oltre 1,3 milioni vivono in comuni che non dispongono di alcun sistema di depurazione delle acque reflue urbane. Si contano ancora 41 comuni completamente privi del servizio di fognatura, che interessano quasi 400.000 persone. Infine, sul piano del degrado costiero, i rifiuti marini spiaggiati restano un fenomeno diffuso: nel 2023 si sono registrati in media 250 oggetti ogni 100 metri di litorale, ben lontani dal limite di 20 fissato dalla Commissione europea. Il problema è acuito dall’elevata densità abitativa e turistica delle aree costiere italiane, dove si contano oltre 4.000 presenze turistiche per km2, cinque volte superiori rispetto alle zone interne.
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