Il settore cinese dei veicoli a nuova energia è coinvolto in una feroce guerra dei prezzi che, secondo gli esperti, porterà a una brutale “gara di eliminazione” che durerà tre anni. In questo scenario, è improbabile che più di tre quarti delle aziende sopravvivano, come evidenziato in un’analisi pubblicata dal ‘South China Morning Post’.
La rapida evoluzione del mercato delle auto elettriche in Cina è ormai una realtà consolidata, con un numero di produttori che si è drasticamente ridotto. Verso la fine del decennio 2010, più di 400 produttori operavano nel paese, ma oggi quella cifra è scesa a circa 40, e la tendenza alla riduzione sembra destinata a proseguire. “Ce n’è uno che va offline ogni due mesi”, ha dichiarato He Xiaopeng, fondatore e Ceo di Xpeng Motors, uno dei principali produttori di auto elettriche cinesi. Questa continua onda di fusioni e acquisizioni, che sta riducendo il panorama competitivo, è descritta come un fenomeno estremamente rapido.
Solo negli ultimi due anni, importanti marchi come WM Motor e HiPhi hanno dichiarato bancarotta, mentre altri, come Jiyue, supportato da Baidu, sono stati costretti a ridimensionare le loro attività. Secondo He, l’ondata di chiusure continuerà per molti anni, e “probabilmente sopravviveranno meno di sette marchi”. La pressione sulla concorrenza del settore è tale che, durante l’incontro annuale delle “due sessioni” a Pechino, il premier Li Qiang ha annunciato l’intenzione del governo cinese di avviare una “repressione completa” del neijuan, il termine che descrive la concorrenza eccessiva e dannosa tra le aziende.
Il nuovo settore energetico cinese, che include produttori di auto elettriche e pannelli solari, è visto come una delle principali vittime di questa spirale competitiva, con molte aziende costrette a vendere a prezzi insostenibili per sopravvivere. Li Changdong, Ceo dell’azienda Guangdong Brunp Recycling Technology, ha cercato di minimizzare la situazione, sottolineando che l’eccessiva concorrenza è un problema temporaneo. “È come un problema localizzato che si vede nei primi 100 o 200 metri di una maratona”, ha dichiarato Li, prevedendo che la domanda nel settore crescerà in modo significativo nei prossimi cinque o dieci anni. Ma per far fronte alle difficoltà nei prossimi anni – si legge nell’analisi del ‘South China Morning Post’ – le aziende di veicoli elettrici cinesi dovranno concentrarsi sull’innovazione tecnologica e sulla globalizzazione.
Il settore dovrà cercare di adattarsi a una mentalità a lungo termine, puntando alla qualità e alla tecnologia piuttosto che alla competizione sui prezzi. “Se nell’ultimo decennio il tasso di penetrazione dei nuovi veicoli energetici in Cina è cresciuto dallo 0,5% a oltre il 50%, credo che nel prossimo decennio il tasso di adozione dei veicoli alimentati dall’intelligenza artificiale aumenterà dall’attuale meno del 5% a una cifra compresa tra il 50 e il 90%”, hanno dichiarato gli esperti del settore.
Tuttavia, le sfide non mancano, soprattutto a livello internazionale. I veicoli elettrici cinesi stanno affrontando crescenti barriere commerciali, in particolare in Occidente, dove i politici accusano la Cina di esportare la sua sovracapacità industriale e di danneggiare i settori manifatturieri locali. L’Unione Europea ha imposto dazi fino al 35,3% sulle auto elettriche cinesi, mentre Stati Uniti e Canada hanno raddoppiato i dazi del 100%. “Non ci preoccupa la presenza di dazi”, ha commentato He Xiaopeng. “Piuttosto, ci preoccupa l’assenza di politiche o rapidi cambiamenti improvvisi… Finché le politiche tariffarie saranno stabili e prevedibili, avremo la capacità di affrontare queste sfide attraverso la tecnologia e il miglioramento della qualità”. Infatti, nonostante le difficoltà, Xpeng Motors potrebbe espandere la sua presenza nei mercati occidentali, con He che ha affermato che l’azienda potrebbe annunciare il suo primo sito di produzione all’estero entro la fine dell’anno.
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