Fra Italia e Francia serve un patto di collaborazione, “un grande piano italo-francese”. Lo dice Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda dallo scorso febbraio. Perché se ormai i grandi conglomerati del lusso sono francesi, la filiera è ancora italiana. “La filiera va sostenuta con un accordo”, soytolinea Sburlati a il Corriere L’Econonia, altrimenti “si rischia di fare la fine dell’automotive”. E ancora: “Tra Italia e Francia, in questo momento storico, non possiamo immaginare ostacoli. È evidente che ormai siamo un solo ecosistema. I grandi marchi e i conglomerati sono francesi, vero. La somma del fatturato di tutti i marchi italiani della moda è di 15 miliardi, meno di quanto fatturano da soli Chanel, 18,7 miliardi, o Hermés, 15,17 miliardi. Però in Francia non c’è la filiera e la filiera italiana vale tanto, 60 miliardi”. Ma, dice ancora Sburlati, anche la filiera è oggetto d’interesse: “I francesi dapprima hanno preso i marchi italiani storici e li hanno rilanciati: Gucci, Bottega Veneta, Fendi, Loro Piana… Di recente hanno fatto acquisizioni anche nella filiera, si veda Chanel. Sono saltati interi pezzi di Toscana. Ma una parte importante della filiera è ancora italiana, perciò siamo un sistema unico. Certo, ci restano grandi marchi come Prada. Ma non possiamo pensare che la tendenza cambi a breve”. Quindi “serve un grande piano italo-francese simile a quello dell’aerospazio. L’Italia è forse l’unico Paese Ue ad avere tutta la filiera della moda e del tessile. Va protetta con una strategia comune”.
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