Photo credit: ©ESA
Il satellite EarthCARE dell’Agenzia spaziale europea è decollato la scorsa notte dalla California per esplorare in dettaglio gli effetti delle nuvole sul clima, ancora poco conosciuti nonostante il loro ruolo chiave. Il lancio è avvenuto dalla base aerea di Vandenberg, negli Stati Uniti occidentali, alle 15.20 ora locale, le 00.20 italiane, a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX. “Abbiamo iniziato il volo”, ha scritto l’Agenzia spaziale europea (Esa) sul suo sito web.
Il satellite da 2,2 tonnellate, progettato da Airbus, opererà a 400 chilometri sopra la Terra. Secondo l’Esa, dovrebbe “rivoluzionare” la nostra comprensione degli effetti delle nuvole sul clima. “Il decollo di questa sera ci ricorda che lo spazio non serve solo per esplorare galassie e pianeti lontani, ma anche per capire la nostra bella e fragile Terra”, ha dichiarato il direttore dell’Esa Josef Aschbacher in un video pubblicato sui social network.
Cumuli, cirri, cumulonembi… le nuvole sono oggetti complessi che influenzano il clima in modo diverso a seconda della loro altitudine nella troposfera, lo strato più basso dell’atmosfera. Sono “uno dei principali fattori che contribuiscono al cambiamento climatico e uno dei meno conosciuti”, ha dichiarato all’Afp Dominique Gilliéron, capo del Dipartimento progetti di osservazione della Terra dell’Esa. Alcune, come le nubi cumuliformi, costituite da vapore acqueo e situate piuttosto in basso, funzionano come un ombrello: molto bianche e molto luminose, riflettono i raggi del Sole verso lo spazio – un effetto noto come albedo – e raffreddano l’atmosfera. Altre, come i cirri d’alta quota, formati da ghiaccio – nubi sottilissime il cui velo è visibile da un aereo – lasciano passare la radiazione solare, riscaldando la Terra. Quest’ultima riemette radiazioni termiche che “i cirri catturano, trattenendo il calore, come una coperta di sopravvivenza”, ha spiegato Dominique Gilliéron in conferenza stampa. Da qui l’importanza di valutare la natura delle nubi a diverse altitudini sezionando la loro struttura verticale, cosa che nessun satellite ha fatto finora, ha sottolineato Simonetta Cheli, direttore dei programmi di osservazione della Terra all’Esa.
La missione “pionieristica” dell’Esa, in collaborazione con l’agenzia giapponese Jaxa, studierà anche gli aerosol, minuscole particelle in sospensione (polvere, pollini, inquinanti umani come le ceneri di combustione, ecc.) su cui si condensa l’acqua e che sono precursori delle nuvole. I due strumenti “attivi” di EarthCARE invieranno la loro luce verso le nuvole e calcoleranno il tempo di ritorno. Il Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging) emetterà luce ultravioletta per studiare le nubi sottili e gli aerosol. Il radar sarà in grado di “vedere attraverso” gli strati opachi delle nuvole per determinarne la composizione in termini di acqua solida (sotto forma di goccioline). EarthCARE è inoltre dotato di un imager multispettrale, che fornirà informazioni sulla forma delle nubi, e di un radiometro per sondarne la temperatura. Tutti i parametri fisici delle nuvole saranno quindi misurati simultaneamente sotto il satellite – una novità assoluta.
Secondo l’Esa, queste informazioni sono “attese con impazienza” dalla comunità scientifica, che sta cercando di perfezionare i propri modelli climatici per valutare il bilancio radiativo della Terra, ossia l’equilibrio tra le radiazioni che il nostro pianeta riceve dal Sole e quelle che emette. L’idea è quella di prevedere “se l’attuale effetto delle nuvole, che al momento si sta raffreddando, (…) si rafforzerà o si indebolirà”, ha spiegato Dominique Gilliéron. Per il momento, “l’effetto ombrello supera l’effetto coperta”, ha confrontato. Ma il futuro è incerto, perché il riscaldamento globale sta cambiando la distribuzione delle nuvole. La missione europea, della durata prevista di tre anni, subentra ai satelliti CloudSat e Calipso della Nasa, le cui spedizioni sono ormai terminate.
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