Nuovi edifici a emissioni zero dal 2030 e standard minimi di rendimento energetico per la ristrutturazione di quelli esistenti. Sono i pilastri della proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (EPDB – ‘Energy Performance of Building Directive’) avanzata dalla Commissione europea a metà dicembre con l’obiettivo di arrivare al 2050 con un parco immobiliare europeo a zero emissioni nette, sia sugli edifici vecchi e che su quelli ancora da costruire.
L’edilizia è responsabile del 40% dei consumi energetici d’Europa e del 36% dei gas a effetto serra provenienti dal settore energetico. Per i nuovi edifici da costruire viene introdotta la regola standard di emissioni zero dal 2030, mentre per la ristrutturazione degli edifici esistenti – di cui solo l’1% è sottoposto a processi di efficientamento annuale – Bruxelles ha scelto un approccio graduale a partire dal 2027. La direttiva rivista vincola gli Stati a individuare almeno il 15% del proprio patrimonio edilizio con le peggiori prestazioni energetiche e a ristrutturarlo passando dalla classe energetica più bassa “G” a fasce superiori. Nello specifico, i requisiti minimi di efficienza saranno dunque introdotti partendo prima dagli edifici non residenziali (come gli uffici o gli hotel) e a seguire quelli residenziali. Quanto ai primi, gli edifici che hanno il livello di prestazione energetica più scarso – indicato con la lettera “G” – dovranno rientrare almeno nella classe superiore “F” entro il primo gennaio 2027 e di classe “E” entro il primo gennaio 2030.
Per gli edifici residenziali, ovvero le case vere e proprie, i tempi sono più lunghi e dovrebbero raggiungere la classe “F” entro il primo gennaio 2030 e la classe “E” entro il primo gennaio 2033. Agli Stati membri come parte dei loro piani nazionali di ristrutturazione degli edifici, Bruxelles ha chiesto di inserire una roadmap con specifiche scadenze su come intendono arrivare a raggiungere classi di rendimento energetico più alte. Le tabelle di marcia dovranno indicare il percorso per eliminare gradualmente i combustibili fossili usati per il riscaldamento e il raffreddamento entro il 2040 al più tardi, insieme a un percorso per trasformare il parco edilizio nazionale in edifici a zero emissioni entro il 2050. Questi piani saranno integrati in quelli nazionali di energia e clima (PNEC).
La Commissione propone inoltre di armonizzare ed estendere gli attestati di prestazione energetica – che già sono presenti – per includere, ad esempio, le emissioni di gas serra come un nuovo indicatore obbligatorio. Entro il 2025 tutti gli attestati di prestazione a livello europeo dovrebbero essere basati su una scala armonizzata di classi di rendimento energetico uguali per tutti gli Stati: da “A” a “G” con “A” che significa ‘edifici a zero emissioni’ e “G” che corrisponde alla prestazione energetica peggiore. Dovranno avere degli attestati di prestazione anche tutti gli immobili messi in vendita o in affitto con l’indicazione della classe energetica di riferimento. Di nuovo, invece, la Commissione ha pensato all’introduzione di un “passaporto di ristrutturazione o di rinnovo”, per registrare quali potrebbero essere le diverse fasi nel processo di ristrutturazione di un edificio.
La proposta di revisione è parte centrale dei piani della Commissione europea per raddoppiare il tasso di rinnovamento energetico annuale delle abitazioni e degli edifici non residenziali entro il 2030 e favorirne una profonda ristrutturazione energetica, inseriti nella strategia “Ondata di rinnovamento” (Renovation Wave) presentata a ottobre 2020.
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