Parte il progetto della prima centrale a fusione di idrogeno

Entrerà in funzione intorno alla metà del secolo, producendo fino a 500 MW di potenza per soddisfare i consumi annuali di circa 1,5 milioni di famiglie. E questo grazie anche al lavoro delle 21 organizzazioni di ricerca italiane (tra cui Cnr-Istp e Consozrio Rfx) coordinate da Enea. Sono solo alcuni dei numeri del progetto Demo (Demonstration Fusion Power Reactor), il primo impianto dimostrativo a fusione di idrogeno annunciato oggi a Bruxelles dal Consorzio EuroFusion in occasione del lancio di Horizon EuroFusion, nuovo programma europeo di ricerca sulla fusione cofinanziato dalla Commissione Ue tramite Euratom. “Si tratta di un passo importante che traghetterà la ricerca sulla fusione da un ambito puramente sperimentale alla produzione vera e propria di energia elettrica” ha sottolineato Alessandro Dodaro, direttore del dipartimento Enea di Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare. Il reattore dimostrativo Demo sarà il successore dell’impianto sperimentale Iter, attualmente in costruzione a Cadarache, nel sud della Francia, e a cui contribuiscono Cina, Corea del Sud, India, Giappone, Russia, Usa e ovviamente Ue.

Il progetto potrebbe presto diventare una pietra miliare della ricerca sull’energia. E questo grazie all’ingegno italiano. “Demo – aggiunge Dodaro – dovrà adottare le più avanzate tecnologie per controllare il plasma e generare elettricità in modo sicuro e continuo operando con un ciclo del combustibile chiuso”. A questo scopo servirà il super laboratorio Divertor Tokamak Test (Dtt) al Centro Ricerche di Frascati. “Qui testeremo nuove e diverse configurazioni e materiali per il divertore, il dispositivo che avrà il compito di smaltire il calore residuo all’interno dei reattori a fusione con flussi di potenza superiori a 10 milioni di Watt per metro quadrato, confrontabili a quelli della superficie del Sole”, aggiunge l’esperto di Enea. Tra le organizzazioni coinvolte nel progetto c’è anche il Consorzio Rfx, i cui soci sono il Cnr, l’Enea, l’Infn, l’Università di Padova e Acciaierie Venete. “La decisione di sviluppare un reattore a fusione dimostrativo in Europa è il naturale sviluppo del costante impegno europeo nella promozione della ricerca di risorse energetiche a basso impatto ambientale di cui la fusione dell’idrogeno rappresenta uno degli ingredienti del paniere di fonti rinnovabili ed eco-sostenibili” ha spiegato Piergiorgio Sonato, presidente del Consorzio Rfx che a Padova ospita il laboratorio di sviluppo degli iniettori di particelle neutre per Iter, ovvero il NBTF-Neutral Beam Test Facility. Un altro centro di eccellenza per la ricerca, dato che, spiega Sonato, “rappresenta l’elemento indispensabile per accendere e controllare la reazione di fusione dell’idrogeno nel reattore Iter di Cadarache”.

L’annuncio dell’avvio di Demo è arrivato peraltro dopo il risultato record ottenuto dal programma EuroFusion all’impianto Jet (Joint European Torus) di Culham (Regno Unito), che ha prodotto 59 megajoule di energia totale da fusione utilizzando lo stesso mix di combustibili di deuterio-trizio (plasma) che sarà impiegato in Iter, in Demo e nelle future centrali elettriche a fusione. EuroFusion, chiarisce Enea in una nota, può contare su un finanziamento di oltre 1 miliardo di euro per gli anni 2021-2025, di cui oltre 550 milioni da Euroatom: l’Italia, secondo partner più importante del consorzio dopo la Germania, riceverà il 16% del contributo europeo, ovvero circa 90 milioni.

Giulia Proietto Billorello

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