Corno d’Africa, una catastrofe: 20 milioni di persone a rischio fame

A un mese dall’inizio – almeno sul calendario – della stagione delle piogge, nel Corno d’Africa la situazione è sull’orlo della catastrofe. Non piove da mesi e se questa condizione dovesse proseguire, il numero di persone a rischio fame a causa della siccità potrebbe aumentare vertiginosamente dalla stima attuale di 14 milioni a 20 milioni entro il 2022. È l’allarme lanciato dal World Food Programme dell’Onu.

A RISCHIO SOMALIA, KENYA ED ETIOPIA

In Somalia, spiega l’Onu, il 40% della popolazione sta vivendo in una condizione di estrema insicurezza alimentare, che al momento non vede spiragli di miglioramento. In Kenya, mezzo milione di persone, soprattutto nella zona nord del paese, la cui economia si basa principalmente sul bestiame, sono ormai dirette verso una “grave crisi alimentare” e in Etiopia, già devastata da una guerra che dura da 17 mesi, la malnutrizione ha giù superato i livelli di emergenza.

AGIRE SUBITO, MA MANCANO RISORSE

L’agenzia dell’Onu ha stimato che servirebbe un finanziamento di almeno 438 milioni di euro nei prossimi sei mesi per sostenere quest’area dell’Africa, una delle zone più povere del mondo. “Sappiamo dall’esperienza passata che è vitale agire in anticipo se si vuole evitare una catastrofe umanitaria, tuttavia fino ad oggi la nostra capacità di risposta è stata limitata dalla mancanza di fondi”, ha detto Michael Dunford, Direttore regionale del WFP per l’Africa orientale. “È dall’anno scorso – ha aggiunto – che il WFP e altre agenzie umanitarie continuano a rivolgersi alla comunità internazionale, ma le misure richieste non si sono mai concretizzate nei fondi necessari”.

L’IMPATTO DELLA GUERRA IN UCRAINA

La situazione è resa ancora più grave dalle ricadute del conflitto in Ucraina, con il costo del cibo e del carburante alle stelle. Il Corno d’Africa sarà probabilmente l’area più colpita dall’impatto della guerra: il costo del paniere alimentare è già aumentato, in particolare in Etiopia (+66%) e Somalia (+36%), due Paesi che dipendono fortemente dal grano proveniente dal bacino del Mar Nero. Allo stesso tempo, il conflitto ha contribuito all’aumento dei prezzi di cibo e di carburante e all’interruzione delle catene di approvvigionamento.

LA PIU’ GRAVE SICCITA’ DAL 1981

In Etiopia si sta verificando la più grave siccità dal 1981: milioni capi di bestiame sono morti e i raccolti non hanno dato i loro frutti. Nel sud del Paese sono oltre 7 milioni le persone che si svegliano affamate ogni giorno. Il WFP è sul campo con attività di assistenza alimentare e nutrizionale di emergenza, programmi di alimentazione scolastica, adattamento ai cambiamenti climatici e attività di costruzione della resilienza. L’agenzia dell’Onu ha stimato un fabbisogno di di 239 milioni di dollari nei prossimi sei mesi per rispondere all’emergenza.

INSICUREZZA ALIMENTARE PER 3 MILIONI DI KENIOTI

In Kenya, in meno di due anni, il numero di persone bisognose di assistenza è più che quadruplicato. Secondo lo Short Rains Assessment, la rapida escalation della siccità ha lasciato 3,1 milioni di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare, tra cui mezzo milione che stanno affrontando livelli di fame di emergenza. Il WFP ha urgentemente bisogno di 42 milioni di dollari per i prossimi sei mesi per soddisfare i bisogni delle comunità più colpite nelle parti settentrionali e orientali del Paese.

IL DRAMMA DELLA SOMALIA

In Somalia, circa 6 milioni di persone (il 40% della popolazione) vive in condizioni di insicurezza alimentare acuta e senza la pioggia il numero è destinato a crescere. L’Onu ha già avviato programmi speciali di assistenza alimentare e nutrizionale di emergenza per sostenere almeno 3 milioni di persone entro fine giugno. Ma senza nuovi fondi non sarà possibile sostenere il resto della popolazione.

Nadia Bisson

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