“Quello che i sovranisti di casa nostra speravano non avvenisse si è puntualmente verificato: il principe dei nazionalisti ha fatto saltare gli schemi del mercato globale, è partito imponendo dazi del 25% a Messico e Canada, poi è passato alla Cina, infine ha attaccato il vecchio continente. E il bello è che, applicando la strampalata formuletta con cui li ha calcolati, se l’Italia non fosse stata in Europa ci saremmo beccati una tariffa persino più alta: il 24% anziché il 20. La Ue ci ha fatto da scudo”. Così Francesco Boccia, capogruppo al Senato del Pd. In una intervista a La Repubblica spiega che aver confidato in Trump ha ritardato la risposta italiana: “Sanchez in attesa di una risposta europea è intervenuto intanto con un’operazione di difesa: ha stanziato 14 miliardi per proteggere i lavoratori e le imprese dei settori attaccati dai dazi e per contrastare la riduzione del portafoglio ordini nella meccanica, la metallurgia, l’agricoltura, la farmaceutica, il tessile, la moda…
Noi invece, il nulla più assoluto. Ma anche il nostro sistema produttivo vorrebbe sapere come il governo Meloni pensa di tutelarlo. L’unica cosa che finora ha saputo dire è: non reagiamo. Ma non reagire non ferma la crisi delle aziende colpite”. E ancora: “Meloni ha una maggioranza più anti-europea che europeista. È davanti a un bivio: dovrebbe dire a Trump che è in totale disaccordo con lui, varare misure per aiutare le imprese e guidare il gruppo di Paesi che in Europa si contrappone agli Stati Uniti. Invece lei sta facendo don Abbondio”. Poi sul viaggio a Washington della premier, Boccia dice: “Rischia di subire un’altra umiliazione perché o Trump torna indietro sui dazi all’Europa o non è che se le fa uno sconto sul made in Italy abbiamo risolto i problemi”.