Musk si allontana da Trump per rilanciare Tesla: Meno Doge e più business

Fatturato e vendite in calo, reputazione ai minimi storici: per questo da maggio il multimiliardario prenderà le distanze dall'amministrazione Trump per concentrarsi sui suoi affari.

Fatturato e vendite in calo, reputazione ai minimi storici. Ma “nonostante i numerosi ostacoli a breve termine, il futuro di Tesla è più luminoso che mai”. Ne è sicuro Elon Musk, che alla conference call di martedì con gli analisti ha confermato quanto era emerso settimane fa, aggiungendo stavolta anche una specie di deadline: da maggio il vulcanico multimiliardario prenderà le distanze dall’amministrazione Trump per concentrarsi maggiormente sui suoi affari, e principalmente sul rilancio di Tesla.

I risultati trimestrali comunicati nelle scorse ore potrebbero essere stati la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso: il fatturato è sceso del 9% rispetto ai primi tre mesi del 2024, a 19,33 miliardi di dollari, e l’utile netto si è fermato a 409 milioni (-71%). Valori decisamente inferiori rispetto alle stime degli analisti. Il consensus su FactSet era rispettivamente di 21,13 miliardi e 1,44 miliardi. Secondo Garrett Nelson di CFRA Research, il fatturato del solo segmento auto di Tesla (esclusi dunque batterie e pannelli solari) è diminuito del 20%. Riflesso di un prezzo medio più basso e di un crollo delle vendite: -13% nel primo trimestre, a 336.681 unità. Come indicatore del momento difficile, da mesi si fa inoltre riferimento al mancato rinnovo della sua gamma, a partire dalla Model Y, il modello più popolare e che attende un restyling dal 2020. Tesla ha però confermato i piani sui nuovi modelli, tra cui quello più economico promesso già nel 2023: la produzione dovrebbe iniziare entro giugno. Altro discorso riguarda il Robotaxi, veicolo elettrico completamente autonomo presentato nell’ottobre 2024 e la cui produzione su larga scala dovrebbe iniziare – come previsto – all’inizio del 2026, mentre i primi esemplari dovrebbero essere operativi ad Austin, in Texas, già entro fine primavera. Entro l’autunno è previsto invece l’avvio della produzione pilota del primo robot umanoide di Tesla, Optimus: l’obiettivo è di arrivare ad 1 milione all’anno entro cinque anni.

Una roadmap annunciata e dunque ineludibile per Musk: ulteriori ritardi porterebbero a nuovi crolli della fiducia per il marchio dopo un trimestre terribile. Da qui la necessità del Ceo di concentrarsi sul suo core business. “Probabilmente a partire dal mese prossimo il tempo che dedicherò a Doge diminuirà in modo significativo”, ha affermato durante la conference call con gli analisti, riferendosi al Dipartimento per l’Efficienza governativa che secondo le dichiarazioni iniziali dovrebbe portare a 2 trilioni di dollari di risparmio sulla spesa pubblica. Musk ha dunque riferito che il suo impegno al Doge sarà limitato “probabilmente” a “massimo due giorni alla settimana” poiché “il lavoro più importante al Dipartimento è stato in gran parte portato a termine”.

Tesla peraltro si trova ad affrontare una concorrenza crescente negli Stati Uniti e in Cina, i suoi due mercati più grandi. In particolare dal colosso cinese Byd, che nel 2024 ha venduto 1,76 milioni di auto elettriche (+12% su base annua), tallonando la stessa azienda di Austin (a 1,79 milioni, -1%). Oltre a ciò, il gruppo lamenta una “incertezza nei mercati automobilistico ed energetico che continua ad aumentare, mentre la rapida evoluzione della politica commerciale ha un impatto negativo sulla catena di fornitura globale e sulla struttura dei costi di Tesla“. Questa dinamica, “unitamente alla mutevole sensibilità politica, potrebbe avere un impatto significativo sulla domanda dei nostri prodotti nel breve termine”, ha avvertito la società.

Controverso, a dir poco, è il profilo pubblico di Musk: da genio visionario a imprenditore illuminato, il suo attivismo politico lo ha portato a sostenere Trump ma anche i partiti di estrema destra e i movimenti populisti europei (dall’AfD tedesca al governo ungherese di Viktor Orban fino ai candidati alle presidenziali in Romania). Tale visibilità, combinata alle sue politiche al Doge, con licenziamenti di massa in dipartimenti pubblici considerati “non essenziali”, hanno causato proteste anche eclatanti. E a rimetterci è stata propria Tesla, presa di mira in Usa e soprattutto in Europa con atti vandalici su auto e concessionarie. Secondo il direttore finanziario Vaibhav Taneja, “l’impatto negativo degli atti vandalici e dell’ostilità ingiustificata nei confronti del nostro marchio e dei nostri dipendenti ha avuto ripercussioni su alcuni mercati”.