Il colloquio a San Pietro “per la prima volta ha offerto a Zelensky la possibilità di spiegarsi con Trump senza filtri, senza interferenze. Ed è un passaggio molto importante”. Così William Taylor, mambasciatore americano a Kiev dal 2006 al 2009, per conto delle amministrazioni di George W. Bush e di Barack Obama. Poi ancora nel 2019-2020, come incaricato d’affari in rappresentanza del governo di Donald Trump. In un colloquio con il Corriere della Sera spiega come dopo Roma la situazione sia cambiata: “Quel faccia a faccia tra Trump e Zelensky è stato straordinario per almeno due ragioni. Innanzitutto, per la prima volta, il presidente americano ha avuto l’occasione di ascoltare direttamente la versione di Zelensky, senza intermediari, senza interruzioni, senza filtri, come era accaduto lo scorso febbraio alla Casa Bianca. Il secondo aspetto è che sappiamo quanto il leader ucraino sappia essere persuasivo. Immagino che avrà spiegato a Trump che cosa significhi vivere in un Paese in guerra da oltre mille giorni con un aggressore che continua a bombardare le città, i civili”. E ancora: “Trump si sta rendendo conto come il problema sia Putin, non Zelensky, con cui aveva già concordato una tregua di 30 giorni. Putin l’ha rifiutata nei fatti”. E infine: “Zelensky ha colto l’occasione di parlare con Trump a Roma. Ma ne ha tratto vantaggio anche perché spalleggiato dai leader europei. Ci sono molti segnali incoraggianti per l’Europa. Per esempio la settimana scorsa l’inviato americano per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha preso nota delle proposte europee nel vertice di Londra”.