“Una tecnica negoziale per mettere pressione all’Iran e spingerla ad abbandonare l’arricchimento dell’uranio sul suolo domestico”. Così Robert Kaplan, saggista e fra i massimi esperti di geopolitica. In una intervista a La Stampa spiega sul ruolo militare attivo degli Usa: “Difficile, ma una cosa è certa: è sbagliato paragonare quanto sta accadendo con l’Iraq del 2003 o l’Afghanistan del 2001 o, per andare più indietro, al Vietnam”. Gli americani si sono “trovati impantanati in guerre complesse nelle quali avevano mandato soldati e truppe come mai dalla Seconda Guerra mondiale. Questi conflitti, e aggiungo la Corea, sono caratterizzati da un imponente schieramento di militari Usa. Questa volta non sarà, o non sarebbe, così”. Poi sull’Iran: “Il regime può essere cambiato solo dall’interno, e deve essere trasformato solo grazie ai cambiamenti nella società iraniana. L’Iran è un Paese di 84 milioni di persone, ha diversi centri di potere. Nessun outsider per fabbricare da fuori un regime change”. Kaplan aggiunge ancora: “Israele è un piccolo Paese circondato da nemici. Gli Stati Uniti sono un grande Paese circondato da Oceani. I loro interessi geopolitici non sono necessariamente gli stessi. Ma quel che ha fatto Israele è nel miglior interesse del suo Stato e Donald Trump baserà la sua decisione sui migliori interessi degli Stati Uniti”. E Il diritto internazionale “è un inganno. Qui è in gioco la sopravvivenza degli Stati. Penso che una delle ragioni per cui nei decenni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale gli europei hanno nutrito risentimento verso Israele è per la determinazione di quest’ultimo di volersi difendere militarmente. Ed è una cosa, questa necessità di difendersi con le armi, che i politici europei non hanno. Per questo trovo molto importante la dichiarazione del cancelliere tedesco Merz che ha detto che Israele sta facendo il gioco sporco per l’Europa”.