“Ho appena attaccato con un nostro produttore che era con un importatore di pomodoro americano. Mi diceva che hanno appena ricominciato a chiudere i contratti. Stanno facendo buoni affari perché finalmente la situazione si è stabilizzata”. Così Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricolturta e della sovranità alimentare sui dazi al 15% con gli Usa. “Per un Paese esportatore come il nostro i dazi sono sempre un problema, ma da una prima analisi l’impatto per alcuni settori potrebbe non essere così drammatico”, aggiunge nel colloquio con il Corriere della Sera. E spiega: “Intanto alcuni prodotti nostri non sono replicabili negli Stati Uniti. Pensiamo all’olio di oliva, che importano per il 95%, o al pecorino, che lì non sanno fare”. Quindi ” a prescindere dal prezzo, dovranno continuare a importare certi beni dai Paesi in grado di produrli. Probabile che gran parte dei dazi non saranno pagati dai produttori italiani, ma verranno spalmati sull’intera filiera, che per la maggior parte dei prodotti, per valore, è negli Stati Uniti”. E ancora: “Alcuni prodotti potrebbero mantenere inalterati i dazi precedenti all’aumento fatto da Trump nell’aprile scorso. Il parmigiano, ad esempio dal 15%, che paga dal 1964, era schizzato al 25%. Se i dazi fossero al 15% ‘flat’ per i produttori di parmigiano sarebbe un risultato eccezionale, come mi dicevano oggi. Ma anche sul resto dei formaggi e sugli aceti il 15% sembra potenzialmente assorbibile senza influenzare in modo negativo il nostro export. Ovviamente non vi è alcuna certezza, stiamo lavorando con Ismea a proiezioni. Bisogna aspettare le tabelle e le eventuali esenzioni che possono risultare determinanti”.