“Non voglio dire che i dazi al 15 per cento non siano un problema. Anche perché a questa tariffa bisogna aggiungere l’effetto della svalutazione del dollaro, anch’essa vicina al 15 per certo. Questo vuole dire potenzialmente vendere negli Stati Uniti con prezzi più alti, per le tasche degli americani, del 30 per cento. Però la situazione era diventata davvero insostenibile, con il mercato americano quasi completamente bloccato. Speriamo a questo punto che l’aliquota concordata sia applicabile in modo semplice e che sia definitiva, in modo da potere riassestare l’attività su una situazione chiara. Rimettere tutto in discussione tra tre mesi sarebbe un disastro”. Così Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria. In una intervista a Il Corriere della Sera poi dice: “Spero fortemente che l’Europa non risponda con contro-dazi. Per un motivo molto semplice: i dazi danneggiano chi li applica. I dazi imposti da Trump saranno pagati dagli americani sotto forma di prezzi più alti delle merci”. E su Ursula von der Leyen: “Viste le condizioni date non mi pare che abbia fatto un cattivo lavoro”, perché “facciamoci un esame di coscienza: pensiamo davvero che trattando da soli come Paese avremmo ottenuto qualcosa di meglio? Il paradosso è che ora invece di prendercela con chi ci ha messo in difficoltà ce la prendiamo con chi tutela i nostri interessi”. Infine sugli eventuali ristori: “I ristori hanno senso quando si è di fronte a un’emergenza transitoria come è stato il Covid. Ma qui potrebbe trattarsi di un nuovo equilibrio. Le risorse a disposizione andrebbero utilizzate per politiche industriali che ci rendano più competitivi. In altre parole, per finanziare incentivi per ricerca e sviluppo e digitalizzazione, per rafforzare le nostre infrastrutture telematiche in modo da affrancarci dal caro prezzo che paghiamo per i servizi forniti da colossi americani. E poi per abbassare il costo dell’energia”.