Upb abbassa allo 0,5% le stime del Pil 2025 e 2026. Ma nel calcolo mancano ancora i dazi

Lieve riduzione delle attese nella nota congiunturale di agosto dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Preoccupa la dinamica euro-dollaro: "Dazio implicito"

Che non sarebbero stati anni tranquilli era ormai chiaro. Lo confermano anche i numeri dell’Ufficio parlamentare di Bilancio che rivede le stime sul Prodotto interno lordo dell’anno in corso e del prossimo, ma in ribasso. Non si tratta di chissà quali stravolgimenti, questo è da chiarire subito. Ma in una fase storica come quella attuale ogni soffio di vento può creare preoccupazione.

Entrando nel dettaglio, la nota congiunturale di agosto dell’Upb prevede che rispetto allo 0,5 percento di crescita attualmente stimato per il 2025 e il 2026, le aspettative si dovrebbero ridurre dello 0,1% al 31 dicembre prossimo e dello 0,2 l’anno successivo. La decisione di abbassare l’asticella è dovuto “al dato più negativo rispetto alle attese sul Pil del secondo trimestre e al notevole apprezzamento dell’euro sul dollaro”, spiega l’ente. Ma a pesare sono le complessive previsioni al ribasso “a causa del protezionismo e di possibili slittamenti sulla realizzazione delle opere del Pnrr”.

All’apparenza, dunque, potrebbero sembrare variazioni quasi irrisorie, non da trascurare ovviamente, ma nemmeno tali da far scattare chissà quali campanelli d’allarme. Se non fosse che l’Upb aggiunge un dettaglio importante. Cioè, che “lo scenario preso a riferimento non tiene conto dei possibili effetti dell’accordo Ue-Usa sui dazi al 15%, i cui contenuti specifici sono ancora da definire con chiarezza”.

Dunque, potrebbe non finire qui. Del resto è stato proprio il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ad aver detto pubblicamente, nell’aula della Camera, durante lo scorso question time, che l’impatto è stimato nello 0,5 percento del Pil nel 2026, per poi gradualmente riprendersi e riallinearsi nel 2029 alle previsioni del Dpb, che comunque era già improntato alla “prudenza”.

Tornando allo scenario delineato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, la crescita resta sostenuta “dalla buona dinamica occupazionale in un contesto di inflazione moderata” e le previsioni “incorporano l’inattesa battuta d’arresto del Pil nel secondo trimestre”. Così come sono “buone le attese per l’Italia sul fronte dell’occupazione, dove si attende nel biennio 2025-26 un aumento medio dello 0,5 percento in termini di unità di lavoro standard (Ula), incorporando un ridimensionamento delle ore lavorate”. Anche l’inflazione, seppure “con un moderato aumento nel biennio di previsione, si dovrebbe attestare in media all’1,8%”.

Lo sguardo, però, va inevitabilmente allargato anche fuori dai confini del nostro Paese. Perché “sullo scenario internazionale, alla volatilità sui mercati delle materie prime energetiche causate dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente e all’inasprimento del protezionismo Usa nello scacchiere commerciale mondiale (con dettagli e impatti sull’Europa ancora da definire), si aggiunge – sottolinea Upb – la dinamica del cambio euro-dollaro, che agisce da ulteriore ‘dazio implicito’ per le esportazioni europee; peggiorano le prospettive degli scambi tra i Paesi, tanto da portare il Fondo Monetario Internazionale a indicare un rallentamento del commercio mondiale sia nel 2025 che nel 2026”. Inoltre, “l’area euro vede rientrare gradualmente l’inflazione che tocca il 2% a giugno, in linea con l’obiettivo della Banca centrale europea”. Ma soprattutto, “a fronte di uno scenario globale fortemente incerto, le banche centrali mantengono una linea di prudenza sul percorso di allentamento monetario”.

Quello che preoccupa davvero gli analisti è “l’indebolimento del dollaro nella prima metà del 2025”, che “si è associato a movimenti di capitali verso l’Europa” riducendo gli spread di rendimento tra titoli sovrani dell’area dell’euro, tra cui quello Btp-Bund, “sceso sotto i 90 punti base il mese scorso”. Tutti fattori che vanno monitorati con attenzione e costantemente. Perché il mondo è in evoluzione e per ogni nuvola che si avvicina bisogna tenere sempre pronti gli ‘ombrelli’.