“I cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno. Serve una cultura della prevenzione, dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza”. Così Francesco Vincenzi, presidente di Anbi, l’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. In un colloquio con il Corriere della Sera parla poi della situazione in cui versa l’Italia: “Permane una criticità del Mezzogiorno, dove in alcune zone sono due anni che non piove. Ci sono dighe e invasi che sono fermi al 10% della loro capacità. Nel Centro Italia la portata dei fiumi e dei laghi va riducendosi ed è appena sufficiente per garantire l’approvvigionamento delle economie locali. Anche nel Nord si evidenziano dei deficit e le piogge straordinarie, conseguenza della crisi climatica, non fanno che aumentare il rischio idrogeologico”. La ‘cura’, dice Vincenzi, è “innanzitutto cambiare comportamenti e scelte di pianificazione. Investire in nuove infrastrutture idrauliche è sempre più urgente. L’Italia è ferma all’11% di capacità di trattenimento degli invasi, perché dopo il disastro del Vajont non sono più stati fatti investimenti di questo tipo. Cosa che invece altri Paesi europei hanno continuato a fare. Francia, Portogallo, Spagna hanno una capacità di trattenimento dell’acqua piovana che va dal 35% al 50% e dobbiamo arrivarci anche noi. Tutti i cantieri aperti grazie ai 2,5 miliardi del Pnrr saranno conclusi entro giugno 2026 ma serve piano infrastrutturale per la realizzazione di nuovi invasi”.