“Sono sicuro che nessuna decisione sia stata ancora presa. In realtà credo che le probabilità che tali missili vengano forniti a breve siano piuttosto basse, per diverse ragioni. Innanzitutto, i Tomahawk sono principalmente missili navali, ma l’Ucraina potrebbe usare solo la versione terrestre. Le piattaforme di lancio da terra sono comparse solo di recente e ne sono state costruite pochissime. È quindi un sistema assolutamente nuovo e sarebbe tecnicamente difficile trasferirlo. La seconda difficoltà è che si tratta di un sistema che utilizza dati d’intelligence forniti direttamente dagli Stati Uniti: solo tecnici americani potrebbero fornire informazioni di ricognizione e mappe del territorio russo appositamente adattate. È dunque una zona di rischio politico, perché, anche se oggi sembra meno incredibile che due o tre anni fa, resta comunque un’escalation”. Lo dice Pavel Aksenov, corrispondente di Bbc Russian Service, specializzato in difesa e aeronautica militare. In una intervista a La Stampa aggiunge: “L’interesse di Donald Trump per una cosa o per un’altra cambia quasi ogni settimana. L’idea stessa della fornitura dei Tomahawk è già uno strumento di pressione nel processo negoziale: da un lato gli Usa hanno l’argomento ‘potremmo anche fornirli’, dall’altro la Russia risponde che questo ‘potrebbe danneggiare i rapporti’. È un gioco politico per spingere l’altra parte verso un certo comportamento”.