
L’hamburger vegetariano è morto? Il Parlamento europeo ha votato per vietare l’uso di termini come bistecca, salsiccia e hamburger per prodotti che non contengono carne. Bandito dunque il ‘veggie burger‘.
I deputati hanno sostenuto con 355 voti favorevoli e 247 contrari una proposta di destra che vieta termini come “bistecca vegetariana” per evitare “confusione” con i prodotti a base di carne. Ma il dibattito è tutt’altro che concluso. Ora il dossier passerà ai cosiddetti “triloghi”, il tavolo negoziale tra Parlamento, Consiglio e Commissione che dovrà definire la versione finale del testo e stabilire tempi e modalità di applicazione. E poi la norma dovrà essere negoziata con i singoli stati membri.
Secondo l’eurodeputata di destra Céline Imart, che ha avviato il testo adottato oggi dell’Europarlamento, “si tratta di trasparenza e chiarezza per i consumatori e di riconoscimento del lavoro dei nostri agricoltori”. “Non si tratta di vietare le alternative vegetali, ma mi impegno a promuovere i termini, nel loro vero significato“, aggiunge la parlamentare francese, che è anche una produttrice di cereali.
Le organizzazioni dei consumatori, d’altra parte, hanno espresso la loro “delusione” dopo questo voto. “Quasi il 70% dei consumatori europei capisce questi termini, purché i prodotti siano chiaramente etichettati come vegani o vegetariani”, afferma Irina Popescu, rappresentante dell’Organizzazione Europea dei Consumatori (BEUC). Secondo questa organizzazione, il consumo di prodotti vegetariani che imitano la carne è quintuplicato dal 2011, spinto dalla preoccupazione per un’alimentazione sana, la tutela del benessere degli animali e la riduzione del proprio impatto ambientale, nonostante l’allevamento sia una delle principali fonti di emissione di CO2.
Questa legge, volta a vietare termini come “bistecca di soia”, ha scatenato accesi dibattiti nell’Aula di Strasburgo. La destra stessa è divisa. L’eurodeputato tedesco Peter Liese, ad esempio, trova “una vergogna” che il Parlamento europeo dedichi tempo a “tali assurdità”. “Non dobbiamo prendere per stupidi i consumatori”. Se “una confezione riporta la dicitura ‘hamburger vegetariano’ o ‘salsiccia vegetariana’, ognuno può decidere se acquistarla o meno”, ritiene. Gli ambientalisti si sono ribellati al disegno di legge. La deputata olandese Anna Strolenberg ha criticato la “lobby della carne” per “aver cercato di indebolire i suoi concorrenti innovativi nel settore alimentare”. L’eurodeputata dei Verdi, Cristina Guarda ha sostenuto che “vietare termini come burger vegetale o salsiccia vegana non protegge nessuno: al contrario, toglie mercato e opportunità agli agricoltori europei, oltre che libertà di scelta ai consumatori”.
L’industria francese dell’allevamento e della carne (Interbev), d’altra parte, ha accolto con favore il voto. Le alternative vegetali “offuscano i confini e indeboliscono il riconoscimento di un prodotto crudo e naturale al 100%” “appropriandosi dei nomi della carne a fini di marketing”, critica Interbev. “Un passo avanti importante per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare per il quale ringraziamo tutti gli europarlamentari che hanno sostenuto le proposte che abbiamo avanzato assieme alle altre organizzazioni agricole di Francia, Spagna e Portogallo, a partire dalla relatrice Celine Imart” sottolinea il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.
Nel 2020, gli eurodeputati hanno respinto una legge sullo stesso argomento. Ma le elezioni europee del 2024 hanno spostato gli equilibri dei partiti, concedendo più seggi agli eurodeputati di destra e di estrema destra, che si dichiarano vicini al settore agricolo. In Germania, la questione preoccupa i supermercati, tra cui Lidl e Aldi, che ritengono che escludere “termini familiari” che consentono “ai consumatori di fare una scelta informata” renderebbe “molto più difficile per le aziende vendere i propri prodotti”. Ciò “avrebbe un impatto particolare sulla Germania”, il più grande mercato europeo per le alternative vegetali, affermano.
La questione sta suscitando scalpore anche in Francia, dove nel 2024 è stato emanato un decreto che proponeva di vietare questo tipo di denominazione per placare la rabbia degli agricoltori. Il decreto è stato annullato dal Consiglio di Stato a fine gennaio 2025, a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea