Ucraina, storico Galeotti: Russia di Putin prigioniera passato e plasmata da guerre

“Quando insegnavo a Mosca, mi stupiva sempre la passione degli studenti per la storia. I ragazzi conoscevano in dettaglio quanti carri armati fossero stati impiegati nella battaglia del Kursk durante la Seconda Guerra Mondiale, e le differenze di strategia tra i comandanti Zhukov e Konev. Ma non sapevano quasi nulla dei crimini di Stalin, dei gulag, e delle altre guerre, civili e straniere, combattute dal loro Paese”. Lo dice Mark Galeotti, storico inglese tra i più profondi e conosciuti esperti di Russia. In una intervista a Il Corriere della Sera poi aggiunge: “La posizione della Russia è stata anche la sua tragedia. Nessun confine naturale, poche delle risorse che arricchivano i rivali, un perpetuo svantaggio tecnologico contro chiunque. Questo costante senso di vulnerabilità, e il sentirsi stretti tra i pericoli dell’invasione esterna e la ribellione dall’interno, hanno definito la mentalità dei suoi governanti. E di conseguenza, la minaccia della guerra e la necessità di essere in grado di combatterla sono stati il cardine dell’evoluzione statale”. E ancora: “In Russia, le istituzioni, la cultura della nazione, il concetto stesso dell’essere russo, sono stati definiti dalle guerre”.

Galeotti spiega: “Dobbiamo riconoscere che la Russia ha fatto molti progressi negli ultimi 25 anni. Ma nonostante i suoi tentativi, Putin non è mai riuscito a stabilire cosa sia la Russia oggi, e quale sia la sua visione. Improvvisa. Reagisce al momento. Stiamo parlando di un settuagenario plasmato dalle esperienze dell’Urss in declino, che, come molti suoi predecessori, vede il mondo in termini di minaccia e cerca di affrontare la fine del potere sovietico in un’era post-sovietica”. Ma la prossima generazione al potere “sarà molto diversa. Non è certo che avranno successo, e sicuramente non saranno dei liberali. Ma saranno i primi non sovietici, e ben presto capiranno che il loro compito non è di rimanere intrappolati nel passato”.