Dazi Usa abbattono export italiano. Confindustria: -16,5 mld, più colpiti auto e cibo

L'ultima 'Congiuntura flash' di Confindustria: "Manovra non alza Pil, sarà quasi a saldo zero"

Nel medio periodo i nuovi dazi potrebbero ridurre le vendite italiane negli Stati Uniti di circa 16,5 miliardi, pari al 2,7% dell’export totale. L’impatto è maggiore per settori “centrali” del manifatturiero: autoveicoli (il più colpito in percentuale dell’export settoriale), alimentari e bevande, macchinari, pelli e calzature e il segmento ‘altre attività manifatturiere’. Ma le perdite “si amplificano” se si considerano gli effetti indiretti, lungo le catene di produzione europee, del calo dell’export negli Usa degli altri Paesi Ue sulla domanda di input italiani. Il quadro drammatico tracciato dall’ultima ‘Congiuntura flash’ di Confindustria suona quasi come una sirena d’allarme. Il report si apre sottolineando che l’impatto dei dazi Usa è “evidente”. Le prospettive per l’export di beni restano deboli, proprio a causa dei dazi e sono contrastanti le indicazioni di settembre sugli ordini esteri: in risalita i giudizi Istat, in calo quelli Pmi L’impatto complessivo tocca il -3,8% dell’export manifatturiero, -1,8% della produzione. Nel lungo periodo, invece, “è forte l’incentivo a rilocalizzare alcune produzioni nel mercato statunitense”, con il rischio per l’industria europea di perdere parti vitali del tessuto produttivo.

L’industria italiana non ha molto di che gioire dopo il pesante tonfo della produzione agostana (-2,4%) che assieme al +0,4% di luglio porta la variazione acquisita sul trimestre a -1,4%. E se nemmeno la manovra 2026 offre grandi spunti, dato che “sarà quasi a saldo zero e, secondo il governo, non avrà impatto sul Pil”, qualche buona notizia, per il Centro studi di Confindustria, arriva da investimenti e consumi. Dopo un ottimo secondo trimestre (+1,6%), gli indicatori di fiducia confermano la fase positiva nel terzo. Nel secondo trimestre il reddito reale totale delle famiglie è cresciuto (+0,3%), ma l’aumento del tasso di risparmio (al 9,5%), legato all’incertezza, ha frenato la spesa. Sembra meglio il periodo finito a settembre: l’occupazione registra una pausa in agosto, come le vendite al dettaglio, ma per entrambe la variazione acquisita trimestrale è positiva (+0,1% e +0,3%); a settembre la fiducia delle famiglie recupera in parte (96,8 da 96,2) e le vendite di autoveicoli tornano infine a crescere in termini annui (+0,4%). L’opposizione si concentra sul bicchiere mezzo vuoto.

Per Antonio Misiani, responsabile Economia Pd, “i dati diffusi da Confindustria parlano chiaro: l’export italiano verso gli Stati Uniti sta crollando. È l’effetto diretto dei nuovi dazi imposti dagli Usa, che stanno mettendo in ginocchio settori chiave del nostro manifatturiero, dall’automotive all’agroalimentare, dai macchinari alla pelle e calzature. Eppure, di fronte a un colpo di questa portata, il governo resta immobile. Sei mesi fa Giorgia Meloni aveva promesso in parlamento un piano di sostegno da 25 miliardi di euro per le imprese colpite dai dazi americani. Oggi di quel piano si sono perse completamente le tracce”