Il rallentamento dell’economia tedesca rappresenta un rischio diretto per l’Italia, con effetti potenzialmente rilevanti sull’export e sulla crescita nazionale. Oltre il 12% delle esportazioni manifatturiere italiane, pari a circa 78 miliardi di euro l’anno, è destinato al mercato tedesco e una contrazione del 2% della produzione industriale in Germania nei prossimi sei mesi potrebbe ridurre il pil italiano dello 0,3% e tagliare lo 0,7% delle esportazioni complessive, per un valore di circa 5,5 miliardi di euro. È quanto emerge da un paper del Centro studi di Unimpresa, secondo cui la maggiore tenuta dell’industria francese, sostenuta dai settori aerospaziale e automotive, potrà attenuare solo in parte l’impatto negativo, limitando la perdita di prodotto di circa 0,1 punti percentuali. Per il 2025 Unimpresa stima, nello scenario base, una crescita industriale italiana dello 0,3% mensile e un pil annuo del +0,8%, che potrebbe scendere al +0,5% nello scenario negativo. La domanda interna resta la variabile decisiva: con consumi in aumento dello 0,6% nel quarto trimestre e investimenti Pnrr in linea, la crescita potrebbe mantenersi tra +0,8% e +1%.
“La fotografia che emerge è quella di un’Europa industriale divisa: una Germania in affanno, una Francia più solida e un’Italia esposta, ma ancora resiliente. In questo contesto, la sola manovra sui conti pubblici del governo italiano potrebbe non essere sufficiente: servono politiche industriali coordinate a livello europeo per evitare che la stagnazione del Nord si trasformi in un contagio generalizzato. L’Italia, più di altri, deve puntare su un mix coerente di misure per rafforzare la domanda interna, sostenendo redditi e produttività, rilanciare gli investimenti privati attraverso una revisione strutturale degli incentivi con criteri più semplici e realmente accessibili alle piccole e medie imprese, e potenziare il credito alle imprese, facilitando l’erogazione attraverso il canale bancario, oggi rallentato da vincoli prudenziali e da un contesto di incertezza fiscale. Con una crescita potenziale stimata intorno all’1% e un margine di competitività ancora elevato nei comparti ad alto valore aggiunto, l’Italia può giocare un ruolo di ponte tra le due grandi economie continentali, evitando di subire passivamente gli effetti del ciclo tedesco e confermandosi come uno dei pochi Paesi europei capaci di coniugare resilienza produttiva e stabilità finanziaria”, commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
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