“La guerra in Ucraina è una tragedia. È mio dovere salvaguardare Euroclear e assicurarmi che i mercati finanziari non vengano destabilizzati. Ma vogliamo sostenere l’Ucraina quanto possibile e non siamo decisori: il nostro dovere è spiegare a questi ultimi le conseguenze di alcune scelte. Ci sembra che il modo in cui è strutturato oggi il prestito di riparazione sia estremamente complesso e innovativo da un punto di vista legale. Quindi, che comporti molti rischi per Euroclear e i mercati europei dei capitali. Le conseguenze per l’Europa, ci pare, sarebbero negative”. Lo dice Valerie Urbain, è amministratrice delegata di Euroclear. Come riporta il Corriere della Sera, Euroclear è la società che assicura transazioni e custodia dei titoli di una parte enorme dei mercati finanziari europei: ogni tre mesi permette lo svolgimento di operazioni per centomila miliardi di euro (pari al prodotto lordo del mondo) e ha 42 mila miliardi di euro in custodia. È un’infrastruttura sistemica europea. Ora, con una partita aperta in più: gestisce 185 miliardi delle riserve russe congelate, che occupano un team di duecento esperti legali e di mercato. “Abbiamo sempre detto che si applica il diritto internazionale e che si deve rispettare l’immunità sovrana. Il rispetto dello Stato di diritto va mantenuto. Tutto ciò che appare come confisca dei beni va contro l’immunità sovrana. E qui, con l’attuale proposta, gli investitori internazionali potrebbero percepire il prestito di riparazione come una confisca. Ciò può minare la fiducia nell’Europa e far salire i costi di finanziamento di tutti gli Stati dell’Unione”, spiega ancora al quotidiano milanese.
Urbain ha inviato una lettera a Ursula von der Leyen: “Be’, stiamo discutendo. Le ho mandato una lettera per condividere ufficialmente le mie preoccupazioni”. E cioè che “se si forza Euroclear a investire in una struttura che non dà interessi, per la quale il rimborso è legato a qualcosa su cui non abbiamo assolutamente controllo, come il pagamento delle riparazioni da parte della Russia all’Ucraina, questo assomiglia molto a una confisca”.