Ue, storico Attali: Per Trump il problema non è l’Europa ma la Cina

“Donald Trump è una caricatura estremista di quanto successo in passato, perché l’America si è già trovata in una situazione di antagonismo con l’Europa occidentale”. Lo dice in un colloquio con La Stampa Jacques Attali sostenendo che “non c’è niente di nuovo negli attacchi del presidente statunitense al Vecchio Continente. L’ho già visto 40 anni fa, ai tempi di François Mitterand, quando avevamo la stessa pressione da parte degli americani che volevano renderci vassalli con la minaccia di abbandonarci”, spiega l’intellettuale francese, in riferimento al periodo in cui era consigliere speciale dell’allora presidente. Attali è stato economista, storico e saggista, oltre ad essere considerato come il mentore di Emmanuel Macron: “Oggi per gli americani il problema non è l’Europa ma la Cina. Per questo, preferiscono trovare un’intesa con la Russia”. Poi prosegue: “La novità sta nel fatto che adesso è tutto più chiaro ed esplicito. Questo dovrebbe spingere gli europei a prendere atto della situazione e a reagire. Spetta a loro prendere in mano il proprio destino e creare le condizioni per rendere l’Europa una vera potenza finanziaria e industriale come chiede il rapporto Draghi, che è notevole, ma ad un anno dalla sua pubblicazione ancora non è stato applicato. È molto triste vedere che gli europei non fanno abbastanza. Certo, qualcosa è stato fatto per diminuire la dipendenza dagli Stati Uniti. Non c’è però la volontà di voler ascoltare Trump. È un po’ come un uomo innamorato che si sente dire dalla compagna che la loro storia è finita e, nonostante questo, continua a parlarle come fossero ancora insieme”. E ancora: “Bisogna agire come se l’Alleanza atlantica oggi non esistesse più. Sarei felice se tornasse, ma vediamo gli Stati Uniti essere reticenti nei confronti della difesa dell’Ucraina e del sostegno esplicito al Giappone dinnanzi alla minaccia cinese. Ma si può sperare che un giorno l’America rivenga. Per questo non bisogna abbandonare la Nato che ci consente di avere una interdipendenza e un’interoperabilità tra eserciti”.